L’abito tradizionale contadino
Luogo: Val di Merse
Comune: Sovicille
Data/periodo: In uso fino agli Cinquanta (1800/1960)
Descrizione: L’abito è un elemento distintivo, che segnala appartenenza sociale e di classe. Lo è oggi, in una società dove le classi sono spesso dissolte dentro eterogenei stili di vita; lo è stato, con maggiore forza e visibilità, in passato, quando l’abito indicava in maniera indissolubile la provenienza, sociale e territoriale, di un individuo. Il folklorista e semiologo Russo Bogatyrëv ha studiato la funzione dell’abito in diverse parti di Europa, concentrandosi sugli abiti dei contadini. I vestiti rispondo a determinate funzioni, prima fra tutte quella di coprire chi li indossa e ripararlo dal freddo. Ma segnalano anche una precisa estetica, una appartenenza regionale, nazionale e di classe. Il contadino toscano, come molti contadini e mezzadri d’Italia, poteva fare affidamento su un guardaroba assai ristretto.
Gli abiti, nella maggior parte dei casi, si riducevano a due: quello invernale e quello estivo. In rari casi qualcuno possedeva anche l’abito della festa, per le funzioni religiose, solitamente eredità dell’abito di nozze portato in dote dalla sposa. Le scarpe, grosse come si dice nel proverbio, venivano risuolate con il legno e diventano “zoccoli”, segno distintivo del “gazzilloro”, ossia del contadino che si reca in città e che con le sue scarpe fa rumore camminando sulle lastre. Il cappello era un altro vestiario che non mancava mai al contadino, sia d’estate che d’inverno egli copriva il proprio capo, per ripararsi dal freddo e dal sole. I pantaloni, di lana, rattoppati mille e mille volte per quanto logori e da dismettere solo quando ormai inutilizzabili. La camicia di canapa, senza la cravatta, il gilet e la giacca, costituivano l’abito invernale. Alleggerito nella versione estiva da un pantalone più leggero e dalla sola camicia – più spesso si andava in giro a petto nudo e senza scarpe con in testa un cappello di paglia. La donna, in un abito cucito da sé, portava l’immancabile grembiule, vestiario dalle molte funzioni: per proteggere la veste, per asciugarsi, da utilizzare come cesta all’occorrenza.
Come ricorda Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi, il contadino toscano non compra altri abiti se non quelli per i giorni festivi, e se li fa durare anche 7-8 anni, per il resto i suoi abiti sono prodotti con la lana e la canapa del podere dove lavora. Anche il colore della pelle marcava la distinzione tra la classe contadina e la borghesia cittadina. Il contadino, che lavorava all’aria aperta tutto il giorno, di inverno e di estate, aveva la pelle bruciata dal sole, dura, rugosa, sia nel viso che nelle braccia. A differenza dei borghesi, uomini e donne, il cui colore della pelle era pallido, e per preservarlo, le donne, andavano al mare proteggendosi con un ombrellino. Le contadine, invece, quando dovevano “avventurarsi” in città, potevano usare un po’ di farina per schiarirsi il volto e coprirsi le braccia.
Bibliografia:
Simonde J.Ch.L., Studi intorno alle scienze sociali, Tipografia e Libreria Elvetica 1840
Autore Scheda: Pietro Meloni