Essere chiantigiani

Luogo: Chianti

Comune: Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Descrizione: Le identità, lo sappiamo ormai da tempo, sono costruzioni storiche, generate il più delle volte dai figli che cercano di dare sostanza ai padri e trovare in essi una memoria lunga che legittimi appartenenza e radicamento. E, certamente, le identità sono definizioni complesse, opache, dinamiche e talvolta effimere.

Nel Chianti, l’appartenenza si misura con un passato di profondi contrasti tra Firenze e Siena. Così Fabio Mugnaini, docente di antropologia culturale all’Università di Siena, spiega l’importanza di questa storia nel presente:

L’essere esposta della regione del Chianti a queste due capitali storiche ha certamente fatto sì che vi si addensassero dei flussi che forse andrebbero recuperati e valorizzati proprio nella loro natura di costruzione. Il Chianti è sempre stata una terra transitata, è sempre stata una terra alla quale si arriva e dalla quale si va via, magari per tornarci… e quindi non c’è un’identità chiantigiana, così come non c’è un confine chiantigiano. C’è certo una regione che si è costituita, e una regione che si è data dei tratti comuni, che stanno tra il determinismo del contratto mezzadrile, i tratti e il potenziale determinante del paesaggio che sono condivisi e questo immenso patrimonio del sapere mezzadrile.

Ecco, questa omogeneità, rispetto alla centralità mezzadrile, contiene una pluralità di soggetti e di identità culturali. Per cui il contadino che è stato per lungo tempo vicino alle masse senesi si porta nel Chianti profondo, dove deve rifugiarsi quando le cose vanno male, una cultura francamente cittadina. Il contadino che si avvicina ai grandi poli fuggendo dal Casentino vi porta dietro un patrimonio che tiene conto della marginalità da cui arriva, ma quella stessa marginalità è a sua volta una centralità dal punto di vista casentinese.

Questa identità reticolare che si costruisce sotto il Chianti… io non ho trovato traccia di velleità di tipo identitario e mi verrebbe da dire che si era prima di tutto mezzadri; si era mezzadri di una certa tipologia di famiglia mezzadrile. L’essere del Chianti è un dato congiunturale, perché alcune famiglie possono vantare una presenza plurisecolare nello stesso luogo, nello stesso comune, ma la stragrande maggioranza delle famiglie non era fatta da chi era chiantigiano da sempre e per tutte le linee che compongono le discendenze. Per cui questo luogo di raccolta è anche stato patrimonio di accumulazioni culturali.

Poi, esigenze di tipo storico o di promozione di marchi o di identificazioni con rappresentazioni fortemente legittimanti come quella ricasoliana hanno favorito il riconoscimento di fatto, come se ci fosse un’essenza di una “chiantigianità” consistente in se stessa. Però, se ci si avvicina a questo territorio senza indossare gli occhiali della chiantigianità data per scontata, ci si accorge che ci si può trovare a casa propria senza neppure rendersi conto che siamo chiantigiani.

Bibliografia:

Clemente P., Mugnaini F., (a cura di) Oltre il folklore. Tradizioni popolari e antropologia nella società contemporanea, Roma, Carocci, 2001

De Simonis P., Noialtri e voialtri, in Falassi A. (a cura di), Il Chianti tra Firenze e Siena, Radda in Chianti, Centro Studi Storici Chiantigiani, pp. 47-65, 1986

Zonabend F., La memoria lunga. I giorni della storia, Roma, Armando, 2001

Video:

Intervista a Fabio Mugnaini raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Siena il 17 aprile 2013

Autore scheda: Pietro Meloni

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento