I Tabernacoli della Contrada della Civetta

Luogo: Siena

Contrada: Contrada Priora della Civetta

Data/periodo: Dal XVII secolo

Descrizione: Nel territorio della Contrada della Civetta sono attualmente conservati nove tabernacoli.

Il più interessante era forse quello, costituito da una tela raffigurante la Madonna con il Bambino, collocato nel vicolo dei Borsellai, attualmente non più presente in loco. Si trattava di un dipinto, databile ai primi decenni del XVII secolo, opera di un anonimo pittore senese che ha replicato, con leggere varianti, una celebre tavola compresa nel cataletto funebre eseguito da Francesco Vanni nel 1591 per la Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda e rappresentante la Madonna che adora Gesù Bambino addormentato, soggetto che ha dato origine al nome del tabernacolo, conosciuto infatti come “Madonna del Sonno”.

Nel vicolo parallelo ai Borsellai, quello dei Pollaioli, sotto l’arco che sbocca in Piazza del Campo, è conservata una Madonna con il Bambino in stucco inserita in una bella cornice settecentesca intagliata in legno e colorata d’oro e azzurro. Di questa immagine devozionale, ricavata dal calco di un originale rinascimentale non identificato, esistono numerose altre repliche di cui ben sei collocate in altrettanti tabernacoli senesi.

Dall’elenco dei tabernacoli steso dal Macchi, risulta che a quell’epoca in via Calzoleria vi erano tre tabernacoli con la Madonna, di questi l’unico che è giunto ai nostri giorni è quello posto all’inizio del vicolo del Viscione, e che da alcuni anni rimane nascosto da una moderna tavola di Giovanni Monti. La tela originale, nonostante le piccole dimensioni, potrebbe essere assai interessante; il condizionale è necessario in quanto il dipinto è praticamente indecifrabile. Dai pochi elementi visibili possiamo riconoscere la Madonna con il Bambino e Santa Caterina da Siena, ma non è possibile verificare l’attribuzione a Francesco Rustici detto il Rustichino, uno dei principali pittori senesi attivi nei primi decenni del XVII secolo, proposta nell’Ottocento da Ettore Romagnoli. Le altre due immagini della Madonna censite dal Macchi in Calzoleria sono andate perdute: una, all’angolo del vicolo Rinuccini, è stata sostituita con una moderna statuetta di gesso dell’Immacolata Concezione, l’altra, al n. 28, è stata rimpiazzata da una tela settecentesca, anch’essa in pessime condizioni di conservazione, che rappresenta Gesù coronato di spine.

All’inizio di via Cecco Angiolieri, sulla parete della chiesa di San Cristoforo, è un’edicola, che è stata recentemente e saggiamente dotata di una nuova chiusura, contenente una Madonna col Bambino in stucco. E’ questa un’opera difficilmente databile in quanto è il calco della Madonna del pannello centrale della Fonte Gaia, scolpita da Jacopo della Quercia fra il 1408 e il 1419 e di cui esistono vari calchi, conservati in musei e collezioni private italiane e straniere. Alcuni studiosi  hanno addirittura considerato Lo stucco di via Angiolieri un vero e proprio falso, ma a causa delle pesanti ridipinture che lo ricoprono non è facile stabilire con esattezza a quale epoca possa risalire.

Un vero falso, anche se d’autore, è invece la tela con la Sacra Famiglia visibile nella stessa via al n. 18: l’autore, Icilio Federico Joni (1866-1946), noto nel mondo dell’arte per essere stato uno dei principali falsari italiani, era uno di quegli artisti capaci di impiegare perfettamente le tecniche degli antichi maestri con una perizia tale da ingannare, anche oggi, non pochi esperti. Nel nostro caso lo Joni non ha lavorato con intenzioni truffaldine e si è limitato a dipingere un quadro “in stile” tardo quattrocentesco destinato a sostituire un altro dipinto, di analogo soggetto, considerato opera di un pittore prossimo al Riccio.

Il figlio dello Joni, Fiorenzo (1918-1991), è l’autore del tabernacolo meglio conosciuto dai civettini: quello, con la Madonna con il Bambino e una Civetta, collocato nel Castellare sopra all’ingresso della stalla della Contrada. La tavola, in cattive condizioni di conservazione, è firmata e datata 1958.

L’ultimo tabernacolo del rione è collocato in via San Vigilio n. 3: è una targa in maiolica policroma raffigurante la Sacra Famiglia, uscita nel XVIII secolo dalle manifatture di San Quirico d’Orcia e che, nonostante venisse prodotto in serie, non è certo privo di pregio. Di queste mattonelle veniva realizzata anche una variante in cui la figura di San Giuseppe è sostituita da un Cherubino.

Autore scheda: Alessandro Leoncini

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