Gli argenti dell’Oca

Luogo: Via Santa Caterina, 64-66 – Siena

Contrada: Nobile Contrada dell’Oca

Data/periodo: La raccolta attualmente conservata consiste prevalentemente in opere risalenti al periodo compreso tra il XVII e il XIX secolo, come ampiamente documentato dagli inventari dei beni, che danno un’idea abbastanza chiara dello sviluppo di questa collezione nel corso del tempo

Descrizione: Assai ricco è il tesoro di suppellettili in argento e altri metalli posseduto e largamente utilizzato dalla Nobile Contrada dell’Oca per il suo Oratorio. La collezione si è man mano trasformata ed evoluta, con la consuetudine corrente di ricostruire nuovi arredi di forme più attuali, anche dalla fusione di oggetti di culto più antichi. Lasciti, donazioni e acquisti  contribuirono alla sua formazione, in particolare nel XVII e XVIII secolo.

Tale patrimonio, proprio per il valore intrinseco del materiale usato, rappresentava anche una importante riserva monetaria, di cui anche l’Oca usufruì. Si ricorda che nel 1798, per le opere di ricostruzione dell’Oratorio, gravemente danneggiato a seguito del devastante terremoto che colpì Siena in quell’anno, la Contrada fece ricorso appunto al tesoro quale garanzia per ottenere i finanziamenti necessari ai lavori di restauro. Una discreta spoliazione, tuttavia, si dovette registrare nel 1799, quando parte dei beni in oggetto venne devoluta allo Stato, secondo quanto disposto dai governanti francesi dell’epoca. è probabile che il nucleo ottocentesco degli argenti abbia avuto origine proprio dal desiderio degli Ocaioli di poter controbilanciare, con nuove acquisizioni, le perdite precedentemente subite. Fu allora, infatti, che venne dato incarico all’artista Gaetano Macchi dell’esecuzione di molte delle opere  di  maggiore interesse tutt’ora conservate.  Tra queste, la più antica è una croce stazionale, composta da elementi cronologicamente diversi, alcuni dei quali risalenti ai secoli XIII e XIV. Fanno parte del corredo di argenti numerosi reliquiari, mute di candelieri, calici con patene, ostensori, carteglorie, vassoi.

Degni di particolare nota sono comunque un pacificale del 1650, una corona del 1655, un ostensorio del 1665, un turibolo del 1671, un reliquiario ad ostensorio del 1715, una importante legatura di libro liturgico con segnalibro del 1723. Imponente è inoltre il tabernacolo del Macchi del 1838, a forma di tempietto in lamina d’argento. Ma il pezzo a cui gli Ocaioli sono più affezionati e si sentono più legati è sicuramente rappresentato dal busto-reliquiaro di Santa Caterina, realizzato dal maestro Giuseppe Coppini nel 1807, offerto come donazione da alcuni contradaioli, destinato all’uso perpetuo a favore della Contrada, affinché venisse portato in processione nella prima domenica di Maggio ed assurto a vero e proprio simbolo della devozione popolare di Fontebranda. Tale consuetudine si è infatti perpetuata ininterrottamente fino ai tempi nostri, con la solenne processione che conclude le annuali celebrazioni delle Festa Titolare, appunto nel mese di Maggio. L’importanza  della raccolta di argenti della Nobile Contrada dell’Oca può essere inoltre avvalorata dal fatto che gran parte di questi goderono del privilegio di poter essere esposti durante la Mostra dell’Antica Arte Senese del 1904, evento che suscitò, come noto, risonanza internazionale.

Una selezione degli arredi argentei più significativi è attualmente visibile in esposizione all’interno degli spazi museali della Contrada.

Bibliografia:

Bellaccini L., Fargnoli N., Ley Kraus L. M., Il restauro, in Toti E. (a cura di), Oratorio di Santa Caterina in Fontebranda. Restauri, Quaderni di Fontebranda, Studi e ricerche/1, Siena, Nobile Contrada dell’Oca, 2006

Note: E’ possibile visitare, su richiesta, la Sede Storica della Contrada (Oratorio e Museo). Per informazioni scrivere a: info@contradadelloca.it  e visitare il sito www.contradadelloca.it

Autore scheda: Nobile Contrada dell’Oca, Fabio Landini

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