I beni dell’Oratorio della Civetta

Luogo: Via Cecco Angiolieri – Siena

Contrada: Contrada Priora della Civetta

Data/periodo: XVII secolo

Descrizione: L’Oratorio della Contrada Priora della Civetta offre alla vista dei visitatori una pregevole tela di grandi dimensioni (cm. 332×175) raffigurante la “Visione di Sant’Antonio da Padova” opera di Galgano Perpignani. L’autore, nato a Siena nel 1694, si trattenne nella sua città di origine fino al 1716 formandosi alla scuola del pittore Giuseppe Nicola Nasini, trasferendosi poi a Bologna dove fu attivo presso le botteghe dei maestri locali, da cui attinse tecniche e conoscenze pittoriche mutuate attraverso il linguaggio di Luca Giordano e di Guido Reni. Nella tela dell’Oratorio si possono leggere i richiami alla delicatezza formale del Reni nei putti della gloria e nell’angioletto inginocchiato in basso a sinistra accanto al Santo, mentre il caldo cromatismo basato sull’ocra solare dello sfondo, ci riporta alla tradizione cinquecentesca della tradizione veneziana, città che il Perpignani frequentò dopo il 1719.

La tela fu originariamente eseguita dall’autore per un altare dedicato alla propria famiglia nella chiesa di San Pietro in Banchi (o San Pietro Buio) di cui era stato parroco lo zio Antonio Perpignani che, sino dal 1692, aveva concesso alla Contrada della Civetta di celebrare funzioni religiose e tenere adunanze all’interno della chiesa.

Proprio per l’essere il quadro allocato in un altare familiare di una chiesa retta per molti anni da sacerdoti della famiglia Perpignani ha, per lungo tempo, generato confusione riguardo all’autore che era stato, in un primo momento, individuato in Antonio Perpignani dal Pecci che, nel 1752, scrive “l’altra (tela) a sinistra ….. creduta del Trevisani, ma è del Prete Perpignani il Vecchio”, ribadendolo, poi, nel 1759, inducendo successivamente in errore anche il Romagnoli che, nel 1835, identificava l’autore del quadro come un sacerdote. Tuttavia, pur nella inesattezza di attribuzione, la guida del Pecci del 1752 ci fornisce l’unica certezza cronologica riguardo alla esistenza dell’opera.

Galgano Perpignani morì a Bologna il 9 luglio 1771 dopo aver destinato alla Civetta la “Visione di Sant’Antonio da Padova” ed aver costituito in favore della Contrada stessa un legato con cui assegnava una dote annuale alle civettine maritate nonché una somma, parimenti annuale, al Capitano destinata al Palio.

La tela ebbe poi una vicenda assai travagliata a partire dalla soppressione della parrocchia di San Pietro in Banchi, avvenuta nel 1786. Venne, in un primo momento trasportata nella chiesa di San Giovannino in Pantaneto e, successivamente, a Sant’Agnese a Vignano, fino a che, nel 1824, la Contrada della Civetta, avendo in S. Antonio il proprio Patrono, non ottenne di poterla traslare nella chiesa di San Cristoforo, all’interno della quale, a causa delle dimensioni, veniva esposta solo in occasione della Festa Titolare, tanto che, in seguito, fu riportata nella chiesa di San Giovannino, in attesa che la Contrada potesse collocarla nel proprio Oratorio che venne realizzato negli anni trenta del XX secolo e, finalmente, consacrato nel settembre 1945, allorquando fu possibile collocarvi definitivamente la tela di Galgano Perpignani.

Dallo stesso autore fu dipinta e donata alla Contrada la piccola tela ovale, databile intorno al 1725, raffigurante S. Antonio da Padova con il Bambino, posta sull’altare dell’Oratorio.

Dopo la consacrazione l’Oratorio è stato ulteriormente arricchito da un’opera di Vincenzo Rustici (olio su tela cm. 203×140) databile intorno al 1620, raffigurante la Madonna con San Carlo Borromeo e San Luigi Gonzaga, dono del Conte Guido Chigi Saracini, appartenente, in precedenza, alla Galleria di Galgano Saracini alla quale era pervenuta nel 1785 dalla “soppressa chiesa della compagnia laicale di San Carlo Borromeo fuori porta San Marco”.

Sull’altare compaiono, infine, quattro statue in cartapesta argentata con una base lignea quadrangolare con l’effige della Civetta rappresentanti quattro santi senesi quali il Beato Giovanni Colombini, San Bernardo Tolomei, San Bernardino e Santa Caterina, databili alla seconda metà del XVIII secolo ed attribuibili al doratore senese Pietro Fraticelli, attivo in città in tale periodo, in analogia a simili effigi-reliquario conservate nella sede della Contrada della Tartuca, eseguite tra il 1774 ed il 1779 dallo stesso Pietro Fraticelli.

Bibliografia:

Alessi C., in La Contrada Priora della Civetta e le sue sedi, Sagep, Genova, 1984

Bagnoli A., in La Contrada Priora della Civetta e le sue sedi, Sagep, Genova, 1984

Fiorini A., in La Contrada Priora della Civetta e le sue sedi, Sagep, Genova, 1984

G.A. Pecci, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena, 1752

G.A, Pecci, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena, 1759

Santi B., in La Contrada Priora della Civetta e le sue sedi, Sagep, Genova, 1984

Autore scheda: Contrada Priora della Civetta, Luca Garosi

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