Il tabernacolo della Madonna del Corvo

Luogo: Piazzetta Madonna del Corvo – Siena

Contrada:  Contrada della Pantera

Data/periodo: 1530 circa

Descrizione: Di questo tabernacolo, che insieme agli affreschi delle Due Porte è fra i più belli di quelli ancora conservati in Siena, non abbiamo molte notizie e non conosciamo neppure l’anno in cui venne dipinto. L’affresco è sulla facciata di un palazzo che, nel XVI secolo, apparteneva alla famiglia Marescotti. Il Vasari infatti, nella seconda edizione delle Vite, ricorda che il Sodoma dipinse “sopra la Postierla in un muro a fresco sopra la porta del Capitano Lorenzo Mariscotti, dove un Cristo morto, che è in grembo alla Madre, ha una grazia e una divinità maravigliosa”. Il nome del tabernacolo deriva appunto da uno stemma della famiglia Marescotti – che inalberava un’aquila nera ad ali spiegate, simile a un corvo – già collocato sulla facciata e ancora esistente nel 1730. Secondo il Faluschi (1815) l’affresco avrebbe invece tratto il nome da un corvo che vi era raffigurato; bizzarria che il Sodoma si era preso anche nel ciclo di affreschi di Monte Oliveto.

Secondo una tradizione popolare, invece, in questo punto sarebbe caduto un corvo malato di peste che avrebbe provocato l’epidemia del 1348.

Secondo un’altra versione un corvo appestato sarebbe sì caduto in questo punto, ma con la sua morte avrebbe scongiurato il diffondersi dell’epidemia in Siena. Se veramente l’origine dell’affresco fosse collegabile ad una epidemia di peste avvenuta precedentemente alla realizzazione dell’affresco, ciò comporterebbe l’esistenza di un altro tabernacolo più antico di quello del Sodoma. Questo, però, non risulta dalla toponomastica perché il tratto di Stalloreggi compreso fra piazza Postierla e la Madonna del Corvo nel XV secolo era chiamato “Chasa Chonti” (Carli 1957, p. 84), e solo nella prima metà del secolo seguente quel tratto di strada assumerà il nome di “strada della Madonna”. Cambiamento toponomastico documentato sin dal 1536 dalla Relazione dei festeggiamenti indetti in occasione della visita a Siena di Carlo V (edita da Pietro Vigo nel 1884) quando, relativamente a un’aquila di legname “quale l’Hornato haveva [eretto] fra la colonna di quella piazza e ‘l canto della Madonna, cioè sulla via che conduce alle Due Porte”, viene indirettamente citato l’affresco.

Probabilmente il Sodoma lo dipinse negli stessi anni in cui aveva eseguito il perduto tabernacolo dei Calzolai in via del Moro, cioè verso l’inizio del terzo decennio del XVI secolo. Enzo Carli ritiene precedente alla Madonna del Corvo, e a questa relativo, un disegno raffigurante la Pietà conservato presso gli Uffizi (Carli, 1950), ed ha ravvisato inoltre un “lontano preludio” al nostro tabernacolo nell’affresco, con lo stesso soggetto, eseguito dal Sodoma nel 1503 nel refettorio del monastero di S. Anna in Camprena, presso Pienza. La monumentale Pietà, racchiusa in una edicola barocca ornata da due angioletti in preghiera, è stata restaurata nel 1971 per iniziativa della Cassa di Risparmio di Firenze.

Bibliografia:

Leoncinini A., I tabernacoli di Siena arte e devozione, Siena, Nuova Immagine, 1994, pp. 36-39

Autore scheda: Contrada della Pantera, Stefano Bertoldi

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