Storia di Petroio

Luogo: Petroio

Comune: Trequanda

Data/periodo: Le origini di Petroio sono sicuramente etrusche, tuttavia il primo documento in riferimento al borgo risale al XII secolo

Descrizione: Petroio si presenta alto e arroccato su un colle. Si sviluppa lungo un’antica strada che, seguendo un andamento a spirale, dall’ingresso del paese conduce al nucleo in cui si trova la piazza principale, con la torre del cassero edificata nel XIII secolo.

Secondo alcune interpretazioni, il nome del paese deriva dalla parola etrusca Petruni, ma è più probabile che derivi dal latino Praetorium. Nei documenti più antichi, conservati presso l’Archivio Capitolare di Arezzo e l’Archivio di Stato di Siena, il borgo è in effetti è indicato con il nome di Castro Pretorio. In una bolla concistoriale risalente al novembre del 1180, inoltre, il castello viene denominato Pretorio: il documento stabiliva l’unione della Chiesa di San Pietro in Pretorio con quella di Sant’Andrea dell’Abbadia di Santa Maria in Sicille.

Successivamente Petroio diviene feudo dei conti Scialenga, il cui esercizio di possesso viene autorizzato dagli imperatori Arrigo IV, Ottone IV, Federico II e Carlo IV. Il castello viene quindi sottomesso al dominio della Repubblica senese e, nel febbraio del 1198, i conti si impegnano con un giuramento di cittadinanza e fedeltà a Siena, garantendo l’offerta annuale di un cero alla città  come riconoscimento della sua sovranità sul castello.

Nel 1266 i Senesi impongono ai feudatari di Petroio un loro castellano, con le funzioni di Vicario, che rappresenta il potere di Siena e controlla l’ordine sul territorio con facoltà di espulsione dei soggetti pericolosi. Nel 1271, la Repubblica invia inoltre un magistrato giusdicente, che prende dimora nella torre del cassero ed esercita la sua funzione nel Palazzo Pretorio.

Verso la fine del XIV secolo, Petroio passa in possesso ai Salimbeni, per poi tornare sotto la dominazione della Repubblica senese fino alla resa ai Medici; da quel momento, Petroio è compreso nel Granducato di Toscana.

Oggi sono visibili i resti delle mura trecentesche, la torre del cassero (dove è collocata la statua in terracotta del predicatore “Brandano”), il Palazzo Pretorio (che ospita il Museo della Terrecotta), la Torre Civica, facente parte dell’antico castello, e la chiesa romanica, intitolata a San Giorgio, che è la più antica del paese e appare incastonata in un dosso roccioso in prossimità dell’antica Porta Franca. All’interno della chiesa, dove si possono ammirare alcune opere del XVII e XVIII secolo e due leggii in terracotta del petroiano Rodolfo Morviducci, si conservano le reliquie di Sant’Emiliano vescovo di Nantes, vissuto nel XVI secolo.

Petroio ospita inoltre la chiesa di un ente caritatevole, la Confraternita del Corpus Domini. Priva di facciata e inserita in un semplice edificio di ristrutturazione settecentesca, la chiesa ha una singolare disposizione interna, con due cappelline disposte in corrispondenza della porta d’ingresso.

La maestosa chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, in passato sede del priorato dei monaci vallombrosiani, all’esterno presenta stili diversi. All’interno conserva una splendida raccolta d’arte sacra e opere di pregio, tra cui una tavola mutila di Taddeo di Bartolo. È documentato che la parrocchia di Petroio, nel 1833, contava 437 abitanti.

Petroio, il “paese della terracotta”, già nel 1500 ospitava numerose botteghe a conduzione familiare. Se con il tempo i laboratori di lavorazione della terracotta si sono trasferiti oltre le mura, nel percorso che conduce verso la piazza centrale è ancora visibile la ciminiera di una storica fabbrica. In paese, si possono osservare numerosi artefatti in terracotta, tutti prodotti dagli artigiani locali: grondaie, vasi, anfore, statue, decorazioni e ornamenti.

Interessante l’aspetto urbanistico e architettonico del paese, che ospita costruzioni in pietra arenaria e anche edifici innalzati negli anni Sessanta e Settanta. Fuori dalle mura, all’ingresso del paese, sorge la cappella romanica di Sant’Andrea e tutt’intorno si può ammirare un vasto panorama ricco di vegetazione e in particolare di oliveti.

Lungo la strada che conduce verso il vicino borgo di Castelmuzio, a metà percorso, si trova la cappellina della Madonna del Parto: all’interno, oltre a un’immagine della Madonna in terracotta maiolicata, ci sono alcuni frammenti di affreschi del Quattrocento (che il professor Ippolito Machetti, nativo di Petroio, aveva attribuito a Sano di Pietro).

Sempre fuori dalle mura del paese troviamo la cappella della Madonna della Rosa, che sorge all’interno di un vasto panorama che include Radicofani, Montepulciano, Pienza, la Val d’Orcia, la zona dell’Amiata, Montalcino e Siena.

Bibliografia:

Bosi E., Matteini O. e Pacifico M., Di castello in castello: il Senese, Milano, I Libri del Bargello, Trainer International Editore, 1990

Cammarosano P. e Passeri V., Città borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Siena, amministrazione provinciale di Siena, Assessorato Istruzione e Cultura, 1984

Paolucci G. (a cura di), Archeologia in Valdichiana, Roma, Multigrafica Editrice, 1988

Repetti E. Dizionario geografico fisico storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, compilato da Emanuele Repetti, volume quinto, Firenze presso l’autore ed Editore coi tipi di Giovanni Fattori, 1843, Ristampa anastatica dell’edizione Originale, Firenze 1883-1845, a cura della Soc. Multigrafica Editrice, Roma, Vol. I, pp. 565-566

Torriti E. (a cura di), Chiese, cappelle, edifici religiosi di Abbadia Sicille, Petroio, Castelmuzio, S. Anna in Camprena e Trequanda, Sinalunga , Tipografia Rossi, 1999

Torriti E., Castelmuzio, storia di un piccolo borgo fortificato, Cortona, Calosci, 1991

Note: Nel territorio di Petroio sono avvenuti importanti ritrovamenti archeologici: nel 1986, ad esempio, presso il podere Trove è stata scoperta una tomba alla cappuccina ed evidenti tracce di una necropoli. Il complesso è stato datato in età imperiale romana. Petroio è la patria del celebre predicatore ed eremita Bartolomeo Carosi (o Garosi), detto “Brandano”.

La cappella della Madonna della Rosa è così chiamata poiché nell’altare è presente un’immagine a tempera della Madonna con Bambino che tiene sulla mano sinistra una rosa. In questa chiesetta e in quella non più esistente della Madonna del Rosario maturò la vocazione Apollonia Generali, nata nel 1648 a Castelmuzio, venerata suora oblata di San Domenico con il nome di Suor Maria Generali.

Autore scheda: Angela Barbetti

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