Storia di Trequanda

Luogo: Trequanda

Comune: Trequanda

Data/periodo: Dall’ VIII al III sec. a.C. Trequanda fu abitata dagli Etruschi; i primi documenti scritti risalgono alla fine del XII secolo

Descrizione: L’origine del toponimo “Trequanda” è incerta. Alcuni hanno ipotizzato che derivi dal latino terra quondam, altri dal nome del mitico eroe etrusco Tarkun (Tarkonte). Qualcuno sostiene che una “tregua” sia stata firmata tra eserciti avversari e, infine, c’è chi fa riferimento alle tre porte nelle mura del borgo, da cui si ricaverebbe “tre-guarda”.

I ritrovamenti archeologici testimoniano che i primi abitanti della zona furono gli Etruschi. In particolare a Gamberaia, Belsedere e Castelmuzio sono state ritrovate sepolture a camera con iscrizioni e suppellettili del III sec a.C., tombe e urne del III-I sec. a.C. e anche ruderi di terme di epoca romana con frammenti di mosaico e affresco parietale.

I primi documenti scritti risalgono invece alla fine del XII secolo. A quel tempo, Trequanda era sotto la signoria degli Scialenghi Cacciaconti, famiglia di origine franco-salica che trae il suo nome da Asciano e a cui l’imperatore Ottone IV, nel 1211, permise di riscuotere gabella di pedaggio nella corte e nella terra di Trequanda.

Per la sua posizione dominante sull’importante strada che da Chiusi portava a Siena passando per Asciano, la città fu oggetto di ingerenze da parte della Repubblica di Siena, finché nell’ultimo quarto del XIII secolo entrò a far parte del contado senese. All’epoca della guerra tra fazione guelfe e ghibelline servì da rifugio ai fuoriusciti ghibellini, rischiando di essere rasa al suolo dalla guelfa Siena dopo la sconfitta degli Aretini nella battaglia di Campaldino (1289).

Nel 1301 i Franzesi di Staggia comprarono il castello per 18.000 lire.

Nel 1553 la città fu tra le prime a essere annesse al Granducato di Toscana. Nel 1777 la podesteria si trasformò in comunità, subendo una nuova circoscrizione amministrativa. Le ultime modifiche territoriali si ebbero nel 1833, con Castelmuzio che si unì a Trequanda. Poi, subito dopo l’unità d’Italia, venne costituito l’odierno comune che ha come frazioni Castelmuzio e Petroio.

Oggi Trequanda appare come un borgo medievale. Un tempo era completamente circondata dalle mura e aveva tre porte di accesso, di cui rimangono Porta al Sole e Porta al Leccio (Porta a Buggea è andata distrutta). Su piazza Garibaldi si apre l’ingresso del castello risalente al XII secolo, antica residenza dei Cacciaconti. Sulla stessa piazza sorge la Chiesa dei Santi Pietro e Andrea, in stile romanico-gotico, con pianta a croce latina e una particolare facciata a scacchiera in travertino bianco e arenaria ocra.

Bibliografia:

AA.VV., Trequanda e il suo territorio, Montepulciano, Editori del Grifo, s.d.

AA. VV., La Toscana paese per paese, vol. IV, Firenze, Bonechi, 2003

Gianini Belotti E., Guida di Trequanda e dintorni, San Quirico d’Orcia, Editrice Donchisciotte, 1997

Note: Uno dei personaggi più noti di Trequanda è la Beata Bonizzella Cacciaconti, vissuta tra il 1230 e il 1300. Rimasta vedova, si ritirò presso Belsedere e lo trasformò in luogo di carità per i bisognosi. I suoi resti sono conservati in un’urna presso la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Va ricordato anche il Beato Pietro da Trequanda, vissuto nel Quattrocento, che salvò miracolosamente la popolazione da una grave pestilenza. La zona fu inoltre coinvolta dalla predicazione itinerante di San Bernardino da Siena (ancora oggi, a Castelmuzio, esiste una confraternita intitolata a suo nome e una pietra ricorda il luogo dove il santo era solito riposare). Altro personaggio interessante fu Bartolomeo Garosi, detto “Brandano”. Nato a Petroio nel 1486, divenne celebre per le accese prediche contro i potenti. Detto anche “Pazzo di Cristo”, Brandano predisse il Sacco di Roma, rivolgendo a papa Clemente VII le famose parole: Bastardo sodomita, per i tuoi peccati Roma sarà distrutta. Confessati e convertiti, perché tra 14 giorni l’ira di Dio si abbatterà su di te e sulla città. Infine, Trequanda fu interessata dalla presenza dei Cavalieri Templari, il cui simbolo è presente sulla facciata della Pieve di Santo Stefano a Cennano, su quella della Chiesa di Abbadia Sicille e all’ingresso della strada principale di Petroio.

Autore scheda: Elisa Laurini

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