Castello Cacciaconti a Trequanda

Luogo: Trequanda

Comune: Trequanda

Data/periodo: Presunto anno costruzione anteriore al 1000 d.C.

Descrizione: Il Castello Cacciaconti spicca sul borgo di Trequanda: dopo aver percorso la bella strada proveniente da Sinalunga, appare infatti la suggestiva veduta col massiccio torrione cilindrico e parte del muro merlato, elementi che sottolineano l’importanza strategica di questa struttura che garantiva il controllo dei territori circostanti e della strada che, passando per Asciano, collegava Siena a Chiusi. La particolarità di questo castello è che, durante i secoli, ha assunto la funzione di fortezza, ma anche di strutturato complesso con mura e torri a difesa dell’abitato.

Il castello è collegato alla dinastia dei Cacciaconti della Berardenga e della Scialenga, famiglia di origine franco-salica presente a Trequanda forse già prima dell’anno 1000. Il primo documento riguardante il castello risale al 1198, in occasione di un giuramento degli uomini di Asciano al Comune di Siena. Il 28 dicembre 1211 il castello di Trequanda (con Montisi, Scrofiano e Montecalvoli) venne concesso in feudo dall’Imperatore Ottone IV di Brunswick a Guido Cacciaconti (la concessione fu poi confermata il 25 novembre del 1220 da Federico II).

Nel 1251, la città di Siena intervenne in una vertenza fra Trequanda e Montefollonico e, nel 1254, mediò il contrasto che opponeva i rappresentanti del castello ai Cacciaconti. L’anno successivo, inviò a Trequanda il primo giurisdicente dipendente dal Podestà senese, ottenendo un continuo controllo sul castello e accrescendo, nel contempo, l’opposizione dei trequandini, che non tardarono a ribellarsi. Nel 1273, Trequanda fu rifugio dei Ghibellini. Per questo, dopo la sconfitta degli Aretini nella battaglia di Campaldino del 1289, la guelfa Siena, per prevenire ulteriori insurrezioni, avanzò la proposta (mai realizzata) di radere al suolo il castello.

Nel 1301, ormai decaduti Idelbrandino (padre di Beata Bonizzella Cacciaconti), Paolo e Fazio, eredi di Guido Cacciaconti, il castello fu venduto a Musciatto Franzesi signore di Staggia per la somma di 18.000 lire senesi. Poco dopo, nel 1308, dei Musciatto rimase solo Niccolò, che dopo il fallimento vendette il castello a Siena. Nel 1313 Trequanda era dunque sotto il dominio di Siena; in quel periodo il castello era circondato da mura merlate, con cinque baluardi e la torre, mentre l’accesso avveniva attraverso tre porte: Porta Buggea, non più esistente, che si trovava sotto il castello, Porta del Sole e Porta del Borgo (o Porta del Leccio), entrambe ancora intatte.

Nel 1318 il castello passò in proprietà a Bartalotto di Tolomei. Le notizie scarseggiano poi fino al 1553, quando Trequanda fu uno dei primi castelli presi d’assalto dalle milizie ispano-medicee. Con la caduta della Repubblica senese, anche Trequanda e il suo castello passarono sotto il dominio del Granducato di Toscana. Non ci sono notizie riguardanti i periodi successivi.

Il conte Vittorio Luserna di Rorà sarà proprietario del castello e l’annessa azienda agricola fino al 1930 quando, in seguito a una procedura fallimentare, i beni saranno acquistati dal Fondo Pensioni della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (CA.RI.P.LO) a cui attualmente appartiene.

Dal punto di vista architettonico, l’ingresso si apre oggi su piazza Garibaldi, accanto alla chiesa della Compagnia dell’Immacolata Concezione che è inglobata nella struttura del castello stesso. Il corpo centrale, in pietra, presenta una forma trapezoidale; il piano superiore è in mattoni con tracce di finestre ad arco ribassato, mentre nell’angolo a nord-est si erge l’imponente torrione cilindrico in pietra calcarea. Il torrione è difficilmente databile, anche se la presenza sulla sommità dell’anello con la serie di archetti che poggiano sul pensile in pietra lasciano ipotizzare che risalga alla metà del Trecento (in origine avevano probabilmente una funzione di “sporto”, consentendo di allargare la superficie di pedinamento e quindi di poter aumentare lo spazio adibito alla difesa).

All’interno del castello sono state ritrovate cisterne per l’acqua, utili in caso di assedio, magazzini per le derrate alimentari e per i cereali, cantine, depositi per l’olio e il forno. Per incrementare la difesa erano presenti anche le “carbonaie”, trincee contenenti legna che veniva incendiata al momento dell’attacco (oggi in questa zone c’è un’area adibita a bosco con piante d’alto fusto e bassa vegetazione cespugliosa).

A sinistra della torre, troviamo le mura merlate e un accesso sul giardino con una porta ad arco acuto senese, probabilmente originale, mentre del resto delle mura restano pochi tratti.

Bibliografia:

Bosi E., Matteini O. e Pacifico M., Di castello in castello: il Senese, Milano, I Libri del Bargello, Trainer International Editore, 1990, pp. 312-316

Cammarosano P. e Passeri V., Città borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Siena, Amministrazione Provinciale di Siena, Assessorato Istruzione e Cultura, Quaderno 13, 1984, pp. 213-214 (64.1)

Cammarosano P. e Passeri V., I castelli del Senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2006, pp. 461-462

Gianini Belotti E., Trequanda & Dintorni, San Quirico d’Orcia, Editrice Donchisciotte, 1997, pp. 75-78

Trequanda e il suo territorio (and its territory), autore non segnalato, Montepulciano, Editori del Grifo, s.d.

Autore scheda: Angela Barbetti

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