Il Bruscello di Celle sul Rigo

Luogo: Celle sul Rigo

Comune: San Casciano dei Bagni

Data/periodo: Fino a circa il 1970

Descrizione: Quando nel 1953 l’etnomusicologo Alan James Lomax arriva casualmente a Celle sul Rigo, ospitato dal medico condotto del paese Giuseppe Pallini, ha l’occasione di registrare le prove di un bruscello che, proprio in quegli anni, era stato rimesso in scena grazie alla volontà del maestro Fastelli e di Giuseppe Pallini.

Come molte tradizioni senesi del mondo mezzadrile, anche il Bruscello di Celle sul Rigo, con il tempo, è scomparso. Ne rimane però una memoria viva, divisa tra la nostalgia di quanto si è perduto come patrimonio comune e il desiderio di trovare vie alternative per riproporlo in  forme adatte alla società contemporanea. Gli anziani di paese, in particolare, ne conservano una memoria molto lucida, perché il Bruscello era un elemento di forte coesione sociale e momento importante di svago e pausa dal lavoro nei campi.

Nel 2010, in occasione di una ricerca etnografica condotta per conto dell’Università di Siena, ho avuto la possibilità di intervistare due dei custodi della memoria del Bruscello: il dottor Giuseppe Pallini e il maestro di scuola Massimo Donatelli.

Il primo, che nel corso del tempo ha raccolto una vasta e interessante collezione di fotografie e documenti sull’evento, racconta che, quando giunse a Celle sul Rigo, il Bruscello si metteva in scena a gennaio. Su suo suggerimento, l’evento fu spostato ad agosto, periodo dell’anno più propizio per una rappresentazione all’aperto. Per lui, come per Massimo Donatelli, il Bruscello rimaneva legato alla cultura popolare, per quanto molti bruscelli fossero scritti da persone che avevano avuto la possibilità di studiare.

Le due interviste ci restituiscono un Bruscello molto tradizionale, interpretato solo da attori maschi, con parrucche e lunghe barbe, incentrato principalmente sul racconto epico: Amleto, Ghino di Tacco, Nerone, Ginevra di Scozia, Coriolano, ecc.

Si recitava, come era d’uso, in ottava rima, accompagnati da un’orchestra composta soltanto da un violino, una chitarra e un clarino. Il Bruscello si rappresentava in piazza. Come da tradizione, veniva messo al centro del palco un albero (un ginepro). Molti dei bruscelli sono stati riscritti da Giuseppe Pallini, a partire da alcuni manoscritti oppure facendo riferimento alla tradizione orale (in molti recitavano a memoria).

Nel 1964, il Bruscello cellese si interrompe, inevitabilmente. A seguito dello spopolamento delle campagne, le tradizioni orali faticano e resistere all’erosione della cultura di massa.

Una riproposta del Bruscello si ha negli anni Settanta, con la rappresentazione della storia di Ghino di Tacco.

Oggi il Bruscello sopravvive nella memoria. Durante gli eventi dell’estate cellese sono state riproposte, dentro un concerto della Filarmonica, alcune arie dei vecchi bruscelli.

Molti giovani cellesi, che si stanno prendendo cura delle proprie tradizioni, immaginano in futuro la possibilità di riportare in scena questa rappresentazione.

Bibliografia:

Farsetti K. (a cura di), Quattro bruscelli senesi preceduti da Uno studio sul bruscello in genere, Firenze, Tipografia di Salvatore Landi, 1899

Fonti:

Intervista a Giuseppe Pallini, raccolta da Pietro Meloni a Siena, il 20 settembre 2010

Intervista a Massimo Donatelli, raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Celle sul Rigo, San Casciano dei Bagni (SI), l’11 settembre 2010

Audio:

Nella sezione “Audio” si possono ascoltare il canto di Genoveffa di Delindo Carletti (raccolto da Raffaele Rocchi) e la testimonianza di Giuseppe Pallini raccolta da Raffaele Rocchi e Fabio Mugnaini (senza data).

Note: La ‘versione invernale’ del Bruscello cellese si teneva il 25 gennaio, giorno della conversione di San Paolo, in ogni condizione di tempo.

Autore scheda: Pietro Meloni

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