Il Bruscello di Castelnuovo Berardenga
Luogo: Castelnuovo Berardenga
Comune: Castelnuovo Berardenga
Data/periodo: I primi Bruscelli risalgono al XVI secolo. I maggiori studi si concentrano nel XIX e XX secolo
Descrizione: Il Bruscello è una forma di teatro popolare presente nell’Italia centrale, in particolar modo in Umbria, Emilia Romagna e Toscana.
L’etimologia del termine è incerta, così come le sue origini. Alcuni autori sostengono che il Bruscello fosse il residuo di antichi culti agrari. La parola deriverebbe dal fatto che i bruscellanti erano soliti recitare tenendo in mano un ramo, detto “arboscello”. Questa è, almeno, l’interpretazione che ne dà Nerucci. Autori come Toschi, invece, riconducono il termine al fatto che gli attori recitavano attorno a un ramo (“arboscello” appunto) piantato al centro della scena, come accadeva, a esempio, nel Bruscello recitato a Celle sul Rigo negli anni Cinquanta, di cui esiste ampia documentazione fotografica.
Stando a quanto afferma Fanfani, pare che a Siena si chiamasse Bruscello una mascherata di contadini che andavano a caccia di notte con una lampada che veniva detta il “frugolo”. Per Salvini, il termine Bruscello deriverebbe dal nome fiorentino di questa lampada – “frugnolo” – che veniva usata appunto per la caccia notturna agli uccelli.
In generale, il Bruscello è una rappresentazione farsesca messa in scena dai contadini, anche se diversi studiosi hanno ben dimostrato che i Bruscelli erano spesso scritti dai preti, dai proprietari terrieri e dagli intellettuali di paese.
Come ci riferiscono Bonoldi, Colombo e Fresta, l’aria tipica del Bruscello era – ed è ancora oggi nella maggior parte dei casi – quella tipica dell’ottava rima: una forma di recitazione concatenata, uguale per tutti i personaggi e per tutti i Bruscelli, secondo la schema AB AB AB CC.
La forma metrica però non si limita all’ottava incatenata in endecasillabi ma, come ci ricorda Festa, è presente l’esatico, il tetrastico e il distico. Nelle forme più recenti è stata introdotta anche la prosa, mentre l’accompagnamento è solitamente eseguito da violinisti, fisarmonicisti e chitarristi.
In passato vi erano diverse forme di Bruscello: quello epico, quello “mogliazzo” (che aveva per tema il matrimonio) e quello di caccia.
Le prime notizie, del XVI secolo, parlano principalmente del frugnolo e delle cacce notturne: il Falotico, dell’Accademia dei Rozzi, aveva infatti rinvenuto due antichi Bruscelli, del 1571 e del 1574, che parlavano di questi argomenti.
Per altri autori, come Patrignani, il Bruscello non era altro che una farsa contadina messa in scena per il carnevale. E proprio in quanto rappresentazione carnevalesca, il Bruscello aveva in sé anche una forte componente sessuale, esplicitata nell’albero posto al centro della scena (componente questa che andrà poi scomparendo nelle forme più recenti).
Negli anni Sessanta del Novecento, i Bruscelli scompaiano velocemente insieme alla mezzadria, poiché i mezzadri abbandonavano i poderi per entrare in un mondo dove non c’era posto per le rappresentazioni popolari. Ma nell’arco di alcuni decenni i Bruscelli sono ricomparsi; spesso, come ricorda Mugnaini, nelle Feste dell’Unità.
Anche il Bruscello di Castelnuovo Berardenga è stato riportato in scena di recente, nel 1997, grazie alla collaborazione di Fabio Tiezzi e Luca Bonechi. In realtà a Castelnuovo si era tentato, anche nella metà degli anni Settanta, di riportare in vita il Bruscello, ma l’esperienza si era esaurita in poco tempo. Dal 1997, invece, il Bruscello Storico castelnovino viene regolarmente portato in scena a cadenza annuale. L’intera popolazione è coinvolta in questa interessante operazione di riscoperta e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.
Adeguandosi ai tempi, il Bruscello di Castelnuovo ha portato innovazioni particolarmente significative rispetto alla rappresentazione classica del mondo mezzadrile: l’inserimento della prosa e, cosa ancora più radicale, l’apertura del Bruscello alle donne e ai bambini, che spezza una tradizione di rappresentazioni teatrali riservate ai soli attori maschi.
Il Bruscello di Castelnuovo, come del resto anche gli altri presenti sul territorio toscano, si caratterizza per la forma epica: parla della vita dei Santi, di personaggi illustri della storia, di fiabe. Il Bruscello mogliazzo e quello di caccia, invece, sembrano essere definitivamente scomparsi, per quanto tra i più anziani se ne conservi ancora memoria.
Bibliografia:
Bonoldi G., Colombo T., Vita in Toscana: feste, riti, usanze, tradizioni popolari, Bergamo, Walk Over, 1981
Fanfani P., Vocabolario dell’uso toscano, Vol. I, Firenze, Barbera Editore, 1863
Fresta M., Il Bruscello e la vecchia nel Sud della provincia di Siena, in “Lares”, XLV (4), 1979, pp. 531-557
Fresta M., La Val d’Orcia di Iris. Storia, vita e cultura dei mezzadri, Montepulciano, Le Balze, 2003
Mugnaini F., Prefazione, in Ruffoli P., (a cura di), Il Bruscello di Castelnuovo Berardenga (1998-2007). È così, ed è così che vivrà a lungo, Siena, Nuova Immagine, 2008, pp. 21-23
Nerucci G., Saggio di uno studio sopra i parlari vernacoli della Toscana, Milano Forni, 1865
Patrignani I., Il Bruscello, una gloria dei Rozzi, Siena, Catoni, 1993
Ruffoli P., (a cura di), Il Bruscello di Castelnuovo Berardenga (1998-2007). È così, ed è così che vivrà a lungo, Siena, Nuova Immagine, 2008
Toschi P., Le origini del teatro italiano, Torino, Einaudi, 1956
Documenti:
Pinocchio – Bruscello – Storico -2010.pdf
Ruffoli-Il Bruscello-di-Castelnuovo
Fonti:
Intervista a Fabio Tiezzi raccolta da Pietro Meloni a Castelnuovo Berardenga (SI) il 15 settembre 2010
Intervista a un bruscellante di San Gusmé raccolta da Pietro Clemente nel 1975
Intervista a Matteo Marsan raccolta da Pietro Meloni a Castelnuovo Berardenga (SI) il 16 maggio 2012
Autore Scheda: Pietro Meloni
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