Chiesa dei Santi Pietro e Andrea a Trequanda

Luogo: Trequanda

Comune: Trequanda

Data/periodo: La costruzione della chiesa risale al 1327, anche se l’edificio sorge sulle basi di una chiesa già esistente nel castello di Trequanda

Descrizione: Nella piazza principale di Trequanda, la chiesa spicca per l’architettura sorprendente, con il vivace paramento murario con “effetto a scacchiera” ottenuto alternando conci di arenaria e travertino.

La costruzione risale al 1327 (come attesta la lapide sulla colonna di sinistra della cappella del Sacramento), anche se l’edificio sorge sulle basi di una chiesa già esistente nel castello di Trequanda, la chiesa di Santa Maria entro le Mura, che nel 1275 aveva ereditato le funzioni plebanali dell’antica pieve di Sant’Andrea in Malcenis, collocata in aperta campagna.

La chiesa, intitolata agli apostoli Pietro e Andrea, è particolare e unica per la raccolta di opere d’arte e per il mistero che custodisce: nelle mura di questo edificio, in un loculo nascosto, furono infatti ritrovati i corpi di Beata Bonizzella Cacciaconti e del nipote Guido, che oggi sono conservati all’interno della chiesa in urne di legno.

La chiesa presenta caratteri romanico-gotici, anche se nelle epoche successive si sono aggiunti vari elementi decorativi e architettonici. Ha una pianta a croce latina su un’unica navata. L’abside è stata ricostruita nel XVIII secolo, mentre il soffitto a capriate lignee è stato sostituito con l’attuale copertura con volte a vela durante l’ultimo intervento del 1875. La torre campanaria, invece, risale al XVII secolo.

Osservando esternamente la facciata, si può notare che il portale è fiancheggiato da due colonnine a spirale con timpano triangolare in pietra, inscritto in un’arcata a tutto sesto che originariamente costituiva l’ingresso della chiesa. Nella parte superiore, in un grande rosone circolare con vetrata a mosaico, è rappresentata Beata Bonizzella. Nelle due sezioni laterali, sottolineate da salienti, sono presenti due finestre: quella a sinistra ha la forma di croce bordonata, mentre a destra forma un piccolo rombo; entrambe le sezioni terminano con una serie di sei archetti pensili ogivali.

Lateralmente, l’edificio presenta un proseguimento della muratura con blocchi di tufo e travertino disposti secondo linee orizzontali e parallele.

Il transetto sporgente presenta una piccola porta con l’estradosso leggermente acuto e la lunetta scolpita con motivi simbolici. Il massiccio campanile in travertino, di base quadrata, nelle apposite aperture a sesto acuto ospita quattro campane (la più antica risale al 1395). Nella parte terminale, a piramide, è fissata una sfera portacroce, mentre la zona absidale si presenta con una scarsella rettangolare completamente intonacata.

All’interno, la navata unica è divisa in quattro campate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri addossati al muro. Nel transetto, le volte a crociera costolonate in mattoni sono originali.

Superato l’ingresso, procedendo a sinistra, si trova una nicchia con stucchi a rilievo che conteneva il fonte battesimale. Si trova poi un pregevole confessionale in legno di noce del 1721. Sulla stessa parete è visibile una tela ad olio raffigurante Il ritrovamento del corpo di Beata Bonizzella, del XVIII secolo, attribuita a Giuseppe Fantastici.

Nella seconda campata, è presente una tela seicentesca raffigurante la Santissima Trinità, attribuita a Deifebo Burbarini. Un affresco del XV secolo di scuola senese, raffigurante Sant’Agata, è visibile sulla seconda colonna (l’unica rimasta affrescata). Segue la cappella del Sacramento, aggiunta nel XVIII secolo, in cui è visibile un’interessante statua lignea di Sant’Antonio. Nel transetto sinistro, si trova un Crocifisso in legno del XVIII secolo e la preziosa urnetta in legno dipinto contenente il corpo del Beato Guido, nipote di Bonizzella. Al centro del presbiterio è collocata la mensa con il paliotto dorato, mentre sull’altare maggiore si trova l’urna contenente le spoglie di Beata Bonizzella Cacciaconti.

Sulla sommità dell’altare è collocato l’importante trittico di Giovanni di Paolo, raffigurante la Vergine col Bambino in trono, con due angeli ai lati e San Bernardino in basso, genuflesso in adorazione; nella cuspide è ritratto il Padre Eterno, mentre nello scomparto di destra troviamo San Clemente Papa e in quello di sinistra San Sebastiano. Nei pilastrini laterali, infine, sono raffigurati in coppia i santi Domenico, Agostino, Leonardo e Silvestro.

Dietro l’altare è allestita una sorprendente raccolta di oggetti e arredi sacri: la teca con i paramenti con cui fu ritrovata Beata Bonizzella, ex voto, piviali, pianete, stole, ostensori, patene, calici e candelabri di varie epoche. Nel coro-cantoria, un organo a canne costruito dai fratelli Paoli nel 1841 è completo e originale in ogni parte.

Nel transetto destro si trova una teca contenente un’opera preziosa e rara: la Croce astile del 1380, in rame e smalti rossi e azzurri. Su un basamento è collocata la pregevole terracotta colorata raffigurante la Madonna col Bambino, conosciuta anche come Madonna del Carmine, opera di Andrea Contucci detto il Sansovino. Troviamo inoltre il reliquiario contenente l’omero del Beato Pietro Fratangioli di Trequanda.

Nella parete della campata destra, verso l’uscita, è presente un affresco del Sodoma raffigurante l’Ascensione, centinato a semicerchio nella zona superiore. Segue l’affresco attribuito al pittore umbro Bartolomeo da Miranda, che raffigura la cosiddetta Madonna del latte; a sinistra Santa Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena. Infine, la tela della Madonna del Rosario, del XVII secolo. In prossimità dell’uscita, è presente un altro confessionale settecentesco, identico a quello descritto all’entrata della chiesa.

Bibliografia:

Torriti E., Castelmuzio, storia di un piccolo borgo fortificato, Cortona, Edizione Calosci, 1991, p. 55

Torriti E. (a cura di), Chiese, cappelle, edifici religiosi di Abbadia Sicille, Petroio, Castelmuzio, S. Anna in Camprena e Trequanda, Sinalunga, Tipografia Rossi, 1999, pp. 60-71

Note: L’urnetta che contiene il corpo di Beato Guido presenta sui lati i ritratti di Beato Pietro da Trequanda e Beato Giovanni Martinozzi da Montepulciano, morto martire nel 1345. Sulla parte frontale, invece, è dipinta Beata Bonizzella che elargisce elemosine ai poveri con il piccolo Guido. L’urna di Bonizzella è in legno di noce lumeggiato oro. Uno dei distici incisi sull’urna recita Hac, ubi depositium Bonizzellae conditur, urna si pius, etheream posce, viator, opem ovvero Pellegrino, se sei pio, invoca l’aiuto divino di questa urna, che racchiude le sacre spoglie di Bonizzella.

La Croce astile è così chiamata perché era fissata a un’asta e portata in processione. Fu trafugata alla fine degli anni Sessanta e poi ritrovata nel Museo di Cleveland. Nel 2009, grazie a un accordo internazionale tra il Comitato di Recupero dei Beni Culturali e il Museo di Cleveland, la croce è ritornata a Trequanda.

Nell’affresco raffigurante La Madonna del latte, sul bordo del setto è presente l’iscrizione Queste figure ha facte fare certe donne de Trequanda: l’ipotesi è quindi che si tratti di un affresco votivo commissionato dalle donne di Trequanda per grazia ricevuta.

Autore scheda: Angela Barbetti

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