Resti archeologici di San Marcellino – Gaiole in Chianti

Luogo: Monti in Chianti e Pieve di San Marcellino

Comune: Gaiole in Chianti

Data/periodo: Le evidenze archeologiche individuate in varie zone nelle località note come San Marcellino si datano ad età romana (dal II secolo a. C. al II secolo d. C.), ad età tardo imperiale (fino al V-VII secolo d. C.) e poi ancora fino al Trecento per quanto riguarda la piccola pieve romanica di San Marcellino

Descrizione: Nelle località tra loro adiacenti, note come San Marcellino e Pieve di San Marcellino, sono state individuate più emergenze archeologiche di vario tipo. Presso la canonica di San Marcellino, durante dei lavori di ristrutturazione delle murature annesse all’edificio ecclesiastico, condotti nella primavera del 1900, vennero alla luce due cippi marmorei di epoca romana su cui si riconoscevano due iscrizioni, ancora leggibili solo parzialmente: TI-CL-GLYPTUS / L-A-D-D (Tiberius Claudius Glyptus – Locum Adquisivit Decreto Decurionum = Tiberio Claudio Glipto acquistò per decreto dei Decurioni) e … PATRONUS PRAES / TANTISSIMIS / FEL – SECUNDINUS ET / PERELIANUS PROC – SUMR / EX VOTO LOCAVERUNT / CURAN… La seconda iscrizione, in particolare, identifica il cippo come un ex-voto fatto realizzare dai liberti Secundino e Pereliano, procuratores summarum appartenenti alla gens flavia. Ambedue le iscrizioni sono state datate tra il I e il II secolo d. C.

I due cippi sono oggi conservati nella canonica e sono stati recentemente messi in relazione con le strutture di una villa romana individuata nei campi adiacenti al luogo del loro antico rinvenimento. Nei campi, attualmente coltivati ad olivi, tra il piccolo paese di Monti in Chianti e la pieve di San Marcellino, erano infatti già state individuate negli anni Novanta alcune concentrazioni di materiali archeologici riferibili a una villa romana e forse a un’altra struttura abitativa poco distante. Si trattava di laterizi, pietre e frammenti ceramici, marmi policromi e reperti metallici, tra cui un bronzetto di discobolo; inoltre affioravano in alcuni punti dei lacerti di muro in calcestruzzo.

Alcuni abitanti del posto hanno raccontato che anni fa, nel campo di fronte alla pieve, vennero individuate alcune tombe a fossa, di cui si sono ormai perse le tracce. L’insieme dei resti suggerisce l’antica presenza in quest’area di una villa, i cui ambienti, abbandonati e semidistrutti, furono probabilmente utilizzati in epoche successive come sede cimiteriale per le sepolture connesse con la pieve vicina.

Nel 2012, un’équipe di archeologi, con il patrocinio del comune di Gaiole in Chianti e il permesso della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha iniziato in questa zona un’indagine accurata per individuare le strutture della villa cui rimandavano i materiali rinvenuti casualmente e attraverso ricognizioni di superficie. La struttura potrebbe essere identificata come una delle villae rustiche legate alla gestione di grandi latifondi rurali, sorte nel Chianti senese in epoca romana e in particolare in età imperiale. I materiali individuati durante l’indagine preliminare comprendono frammenti di marmi colorati provenienti da diverse province dell’Impero romano (Grecia e Turchia) e ceramiche databili alla prima età imperiale (sigillata italica), al tardo impero (sigillata africana) e all’età medievale (invetriata).

I lavori di scavo hanno permesso di individuare alcune strutture murarie pertinenti probabilmente a una serie di ambienti interni, separati a sud da un corridoio di accesso. Il complesso dei reperti rinvenuti (frammenti di ceramica, ceramica da fuoco e ceramica comune depurata, ma anche frammenti di marmo, vetro e monete) si colloca all’interno di un orizzonte cronologico ampio, dal II sec. a. C. fino al VII sec. d. C.

Attualmente il sito è coperto e dunque non visibile.

Un’ulteriore concentrazione di materiali archeologici era stata individuata in precedenza in una zona non lontana da quella indagata mediante saggio di scavo nel 2012: a darne notizia è solo la Carta Archeologica del Chianti del 1995 che, in base ai rinvenimenti, ipotizza l’antica presenza in questa zona di una grande casa o fattoria a pianta quadrata, costruita con muri in pietra e copertura in laterizi. La datazione proposta per la struttura, tra il I e il II secolo d. C., coinciderebbe con quella dei cippi rinvenuti presso la pieve poco distante e con quella probabile di fondazione della villa individuata negli scavi del 2012. A permettere una datazione ipotetica di questa evidenza archeologica, non ancora indagata nel dettaglio, sono in particolare alcuni frammenti di tazze e coppe in “terra sigillata italica”.

Poco oltre, alla fine di un’area edificata privata, si trova la piccola chiesa romanica di San Marcellino in Colle, non più in uso. La chiesa figura tra le suffraganee negli elenchi delle decime della fine del Duecento e dell’inizio del Trecento. Si tratta di un edificio formato da una piccola aula rettangolare coperta a capriate e conclusa da una grande abside semicircolare. Il paramento murario della facciata e dell’abside è costituito da conci di alberese disposti secondo corsi orizzontali e reimpiega in alcuni punti rocchi di colonne pertinenti probabilmente a preesistenti strutture di età romana che potrebbero coincidere con quelle identificate nei campi vicini, presso il paese di Monti.

Bibliografia:

Brachetti Montorselli G., Moretti I., Stopani R., Le strade del Chianti, in “Il Gallo Nero”, Firenze, 1984

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Cianferoni G. C., Insediamenti romani del Chianti. Le testimonianze archeologiche, in Dal Chianti romano al Chianti altomedievale, Quaderni del Centro di Studi Chiantigiani “Clante”, Radda in Chianti, 1994

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Valenti M., Carta Archeologica della provincia di Siena. Il Chianti senese, Siena, Nuova Immagine, 1995

Fonti:

Intervista alla dott.ssa Eleonora Bernardoni, membro dell’équipe di archeologici che ha condotto le indagini nell’area della villa romana di San Marcellino a partire dal 2012, raccolta da Sandra Santoni della Società Cooperativa Archeologica ARA a Siena il 25 giugno 2013

Autore scheda: Società Cooperativa Archeologica ARA

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