Il borgo di Castelmuzio – Trequanda

Luogo: Castelmuzio

Comune: Trequanda

Data/periodo: Le origini di Castelmuzio sono sicuramente etrusche, come testimoniano importanti ritrovamenti risalenti al II sec. a.C.

Descrizione: Castelmuzio, un piccolo borgo posto sul dosso di un colle tufaceo, ha un aspetto tipicamente medievale. Elio Torriti, profondo conoscitore della storia del luogo, così racconta le origini di questo paese:

L’origine di Castelmuzio, senz’altro etrusca, è testimoniata da numerosi e importanti ritrovamenti archeologici. Le prime notizie storiche risalgono IX secolo. Nei documenti dell’Archivio della Badia Amiatina di San Salvatore, il paese è indicato come “Casale Mustia” e ciò fa ipotizzare che si trattasse di un piccolo agglomerato.

Nel 1213, nei documenti dell’Archivio di Stato di Siena, compare il nome “Castel Mozzo”, che deriva dall’aspetto del paese fortificato visto da lontano, sovrastato da una torre molto bassa (tanto da sembrare, appunto, “mozza”).

Il fortilizio era dominato all’epoca dalla famiglia Cacciaconti, del ramo degli Scialenga di Asciano. Nel 1270, i Cacciaconti cedono Castel Mozzo alla Repubblica di Siena e nel 1271 subentra un Vicario affiancato da un magistrato giusdicente, che rappresentava in loco il governo di Siena.

Nel 1354 la proprietà del castello passa all’Ospedale del Santa Maria della Scala, ente che all’epoca aveva vasti possedimenti in tutta la zona circostante, come attestato anche dagli stemmi che compaiono in alcuni poderi del territorio. Seguono anni di saccheggi e assalti da parte di Cocco Salimbeni, signore della Rocca di Tentennano, che sarà poi sconfitto nel 1418 dalla Repubblica senese. Del castello facevano parte anche la Chiesa della Compagnia dedicata alla Madonna del Rosario, la Chiesa del Monastero di Sant’Anna in Camprena e la Pieve di Santo Stefano in Cennano. Dal 1462, per volontà di Pio II, le chiese presenti a Castelmuzio passano dall’importante diocesi di Arezzo a quella di Pienza.

Nel 1470, Castel Mozzo viene acquistato dal conte Andrea Piccolomini. Nel 1551 la proprietà torna alla Repubblica di Siena. Agli inizi del XVI secolo, Castel Mozzo viene denominato “Castelmuzio” (il nuovo nome deriva probabilmente da “Muzia”, una popolazione di origine romana).

Tra il 1552 e il 1555 Siena combatte per la difesa dei suoi possedimenti contro i Medici di Firenze, cederà definitivamente nel 1559 e le sorti di Castelmuzio seguiranno le vicende del Granducato di Toscana.

All’interno del castello, seppur di modeste dimensioni, erano presenti importanti istituzioni: la sede del Vicario e del Magistrato, l’ospedale, l’ospizio con annessa farmacia e la chiesa. L’ospizio era al servizio dei pellegrini della via Francigena, c’era infatti un percorso alternativo che passava per l’importante monastero di San Pellegrino in Passeno, situato nel perimetro dell’attuale podere San Pellegrino, nei pressi del torrente Trove. Anche San Bernardino da Siena ha più volte sostato nell’ospizio tra il 1405 e il 1410. 

L’edificio più rappresentativo era la casa-torre sede dei Governatori della Repubblica. Nel XVI secolo era denominata “Casa della Comunità” ed era la sede dei Priori e del Camerlengo. Dopo il crollo alla fine del 1700, sulle stesse basi di questa torre verrà ricostruito un palazzo che corrisponde all’attuale Palazzo Fratini.

Tra il XVII e la metà del XVIII secolo avvengono quelle modificazioni strutturali che corrispondono all’assetto attuale del paese. Nel 1833 Castelmuzio passa dalla giurisdizione del Comune di Pienza a quella del Comune di Trequanda. Questo ha comportato alcune “separazioni”, come il Monastero di Sant’Anna in Camprena che è rimasto nel territorio di Pienza.

Sulla piazza è ancora oggi visibile la Chiesa di Santa Maria Assunta (in origine dedicata a San Giusto), di stile romanico-gotica, con un esterno semplice senza rilievi architettonici rilevanti. L’oratorio della Confraternita della Santissima Trinità e San Bernardino, con l’attiguo ospizio e la farmacia, oggi è sede di un museo d’arte sacra. 

Castelmuzio è un paesino molto bello, compatto, ben mantenuto, ben restaurato. Inoltre è bellissimo dal punto di vista panoramico! Dalla terrazza panoramica delle mura, che si affaccia sulla valle del torrente Trove, si vedono straordinarie varietà di oliveti, vigneti, cipresseti, boschi, campi coltivati e casali e si può ammirare una veduta vastissima che comprende Montepulciano, Radicofani, Pienza, l’Amiata e la Val d’Orcia, Montalcino, la Val d’Arbia e Siena. Alle spalle del paese si trova il Monte Lecceto; sulla sommità, a 600 metri, è posta una grande croce in ferro battuto e si può godere di un altro panorama sconfinato…

Elio Torriti racconta volentieri, ricorda con emozione il Teatrino e la Società Filarmonica “L’Unione”, fondata negli anni successivi alla Prima Guerra mondiale, divenuta una banda musicale validissima diretta da Ruggero Perugini.

Oggi, Castelmuzio è vissuto soprattutto come luogo di vacanza e le persone che vi abitano stabilmente sono poche. Anche in passato, questo borgo è stato meta ideale per il riposo. Come sottolinea ancora Elio Torriti: nella via centrale, che inizia dalla piazza e conduce alle mura, l’antica via del Mattonato (oggi via Buozzi,) chiamata così per la pavimentazione a mattoni disposti a spina di pesce, trovavano sede le case di campagna dei Piccolomini, dei Forteguerri, Urbani, Giovannelli, i monasteri delle monache di Tutti i Santi, del Santuccio e il Conservatorio di Monna Agnese.

Bibliografia:

Bosi E., Matteini O. e Pacifico M., Di castello in castello: il Senese, Milano, I Libri del Bargello, Trainer International Editore, 1990

Cammarosano P. e Passeri V., Città borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Siena, amministrazione provinciale di Siena, Assessorato Istruzione e Cultura, 1984

Cammarosano P. e Passeri V., I castelli del Senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, foto di Mauro Guerrini, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2006

Paolucci G. (a cura di), Archeologia in Valdichiana, Roma, Multigrafica Editrice, 1988

Repetti E. Dizionario geografico fisico storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, compilato da Emanuele Repetti, volume quinto, Firenze presso l’autore ed Editore coi tipi di Giovanni Fattori, 1843, Ristampa anastatica dell’edizione Originale, Firenze 1883-1845, a cura della Soc. Multigrafica Editrice, Roma, Vol. I, pp. 565-566

Torriti E. (a cura di), Chiese, cappelle, edifici religiosi di Abbadia Sicille, Petroio, Castelmuzio, S. Anna in Camprena e Trequanda, Sinalunga , Tipografia Rossi, 1999

Torriti E., Castelmuzio, storia di un piccolo borgo fortificato, Cortona, Calosci, 1991

Fonti:

Intervista a Elio Torriti raccolta da Angela Barbetti il 18 agosto 2014

Note: Elio Torriti nasce a Trequanda ma vive a Castelmuzio. Dottore in legge, storico dell’arte, consulente storico onorario della Soprintendenza ai Beni Artistici di Siena dal 1973 al 2009, è un erudito sensibile e appassionato.

La pietra in cui ha riposato San Bernardino da Siena è stata per metà collocata nell’altare dell’Oratorio della Confraternita; l’altra metà, invece, è stata inserita nel monumento ai caduti in piazza IV Novembre. 

Il Museo d’Arte Sacra della Confraternita della Santissima Trinità e San Bernardino conserva importanti opere: dipinti della scuola senese (scuola di Duccio di Boninsegna, Niccolò di Segna, Giovanni di Paolo, Pietro di Francesco Orioli, Sano di Pietro, Scuola del Beccafumi, Domenico Manetti, Giuliano Traballeschi, ecc.), una singolare urna cineraria etrusca del III secolo a.C., vari oggetti liturgici, arredi sacri, cimeli, tessuti di pregio.

Nel conventino di Monna Agnese nacque nel 1648 Apollonia Generali, la monaca priora del Convento del Paradiso di Siena (con il nome di Suor Rosa Maria Generali), nota per la sua vita virtuosa e santa.

A Castelmuzio ha soggiornato a lungo Gaetano Milanesi (Siena 1813 – Firenze 1895), paleografo, accademico della Crusca, direttore dell’Archivio di Stato di Firenze, soprintendente agli Archivi Toscani, curatore della prima edizione nazionale delle opere del Vasari. Una lapide è posta nella casa in cui abitò.

Castelmuzio, inoltre, è zona di produzione di un eccellente olio extravergine di oliva. Fino ad alcuni decenni fa c’era ancora uno degli antichi frantoi. In passato, ne esistevano almeno tre: uno fuori, sulla vecchia strada del torrente Trove, e due all’interno delle mura del paese.

Autore scheda: Angela Barbetti

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