Pieve di Santa Cecilia o di Crevole – Murlo

Luogo: Crevole

Comune: Murlo

Data/periodo: 1189. Non si conosce la data della fondazione della chiesa, sappiamo che esisteva già nel 1189, fu distrutta nel 1554 e poi ricostruita

Descrizione: La pieve di Crevole, ad aula unica, con copertura a capanna e struttura tipica dell’architettura romanica, presenta un campanile a vela con due campane e in facciata lo stemma gentilizio della famiglia Piccolomini. L’attuale struttura è frutto dei restauri che si sono susseguiti nel corso dei secoli. La storia della pieve di Santa Cecilia è strettamente legata a quella dell’antico Castello di Crevole.

Una bolla del 1189 di Clemente III ricorda che la chiesa era sotto la giurisdizione del Vescovo Bono, il quale aveva la sua signoria nel Castello di Crevole. Questo, considerato più sicuro rispetto a quello di Murlo, fu utilizzato più volte come rifugio dai senesi durante i periodi difficili. Nonostante l’importanza del luogo e il suo rilievo strategico, durante gli scontri che ebbero i Vescovi con il Comune di Siena, la chiesa e il convento furono più volte occupati e nel 1380 i ghibellini senesi devastarono le fortificazioni e incendiarono l’archivio con i diplomi imperiali, le donazioni baronali, le bolle e i privilegi concernenti, il feudo dell’intero Vescovado.

Nel XV secolo la Pieve di Santa Cecilia è ricordata per aver ricevuto benefici e lasciti testamentari, il più importante fu quello del cardinale Antonio Casini che morendo lasciò denari per il restauro della chiesa e per la costruzione del Castello Vescovile e di una cappella. Nel 1470 vennero fatti dunque nuovi restauri, ma nel secolo XVI le fortificazioni e la chiesa furono teatro delle guerre che portarono alla caduta di Siena. Crevole rimase in stato di abbandono fino al 1598, quando il Vescovado di Siena fu suddiviso in Vicariati e la Pieve di Santa Cecilia entrò a far parte di quello di Murlo. Nel 1687 si trasferirono a Crevole tre monaci del romitorio di Montespecchio, che era stato riconosciuto come pericolante e inabitabile, e la chiesa fu restaurata e rinnovata. I tre religiosi portarono a Crevole una tavola dipinta da Duccio di Buoninsegna con la Madonna e il Bambino (la Madonna di Crevole del Museo dell’Opera del Duomo di Siena per l’appunto) che tutti i lunedì di Pasqua veniva ricordata con processioni e celebrazioni. Nel 1733 fu imposta la clausura ai monaci del monastero di Crevole che fu frequentato fino alla soppressione da parte di Pietro Leopoldo nel 1780, quindi fu nominato un pievano. Per tutto l’Ottocento, fino alla prima metà del Novecento, le fortificazioni e la Pieve di Crevole sono rimaste in stato di abbandono e povertà, fino a quando il villaggio è stato oggetto di una lenta ripresa, dovuto all’interesse dei privati proprietari che hanno valorizzato il borgo, posto in posizione privilegiata, all’interno dei boschi della Val di Merse.

Bibliografia:

Filippone M., Il territorio di Murlo e le sue chiese, una storia lunga mille anni, Siena, Nuova Immagine, 1994, pp. 69-71

Passeri V., I Castelli di Murlo, Siena, Nuova Immagine, 1995, pp. 46-53

Repetti E., Dizionario geografico fisico storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del granducato, ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, Vol. 3, Firenze, Coi tipi di A. Tofani, 1839, p. 632

Fonti:

Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00384902 (compilata da F. Aiello, 1994)

Romagnoli E., Vedute dei contorni di Siena, Siena, Betti Editrice, 2000, pp. 190-192

Links:

Sito della Pro Loco di Murlo

Sito informativo sulla Val di Merse

Sito di “Geoview”

Sito “Castelli toscani”

Note: Il giorno del lunedì di Pasqua, tutti i confratelli della Compagnia della Natività di Maria facevano pellegrinaggio a Crevole vestiti con l’abito confraternale per celebrare l’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta da Duccio di Buoninsegna. Era tradizione donare candele e denari, in cambio i padri concedevano uno staro di vino a tutti i confratelli, comprese le donne, cui era concesso lo stesso ristoro in una stanza separata. La pieve di Santa Cecilia, dopo essere rimasta per lungo tempo chiusa e senza un rettore, nel 1988 è stata acquistata da privati che hanno trasformato gli interni per ospitare concerti e conferenze, grazia a queste modifiche ha riacquistato l’austero aspetto romanico della navata unica, con soffitto a cassettoni. Con la chiesa sono stati recuperati anche gli edifici dell’antico castello, famoso per la storia del fantasma del vescovo Donisdeo Malevolti che compare per indicare il luogo esatto in cui si troverebbe, sotto la rocca, l’archivio vescovile della città di Siena, incendiato nel 1380.

Autore scheda: Irene Sbrilli