Pieve di Ponte allo Spino – Sovicille
Luogo: Ponte allo Spino
Comune: Sovicille
Denominazione: Pieve di San Giovanni Battista
Data/periodo: Le notizie della pieve sono scarse ma sappiamo dai documenti medievali che era dedicata a S. Maria e che venne confermata nel 1189 da Clemente III al Vescovo di Siena Bono. Era unita alla mensa vescovile ed fu esentata dalla decima del 1302-1303 essendo il presule senese collettore della tassa per tutta la Tuscia. L’importanza della chiesa è confermata oltre che dal complesso architettonico dell’edificio dai resti del chiostro e da un palazzo che fu per lungo tempo residenza estiva dei vescovi senesi.
Tra il 1950 e il 1955 la chiesa fu interessata da un restauro che comportò una serie di lavori di ripristino e consolidamento. Furono riaperte tutte le finestre, abbassato il pavimento fino a ritrovare il piano originale di posa dei pilastri, e sulla destra della chiesa ritrovati i resti di un piccolo, che successivamente fu liberato dalle sovrastrutture.
Lo scavo archeologico effettuato dalla Soprintendenza nel 2003 ha messo in luce, presso la pieve, un complesso abitativo del I secolo d. C. di cui rimangono una serie di strutture murarie conservate al di sopra delle fondazioni per un breve livello e lacerti di mosaici a tessere bianche e nere. Particolarmente ricca è la decorazione di un mosaico su fondo bianco con motivo a meandro a doppio T, racchiuso in una cornice a fasce con decorazione a denti di lupo e treccia. I rinvenimenti di materiali romani, tardo-antichi e alto medievali emersi dalla ricognizione di superficie, nei campi attorno alla pieve sono segno di un insediamento di notevoli dimensioni. Suggestiva appare l’identificazione con la mansio o statio, ad Sextum, ricordata nella Tabula Peutingeriana e localizzata a 6 miglia da Sena Julia
Descrizione: La pieve di Sovicille è tra le chiese senesi, la più considerevole del suo genere e una delle più importanti della Toscana. Dal punto di vista architettonico e decorativo si lega ai filoni più significativi del romanico italiano e francese che si fusero in territorio senese, principalmente per merito via francigena. All’interno è realizzata con pietre tufacee e con calcare cavernoso all’esterno. E’ a pianta basilicale a tre navate divise da quattro valichi i cui archi sono sostenuti da pilastri cruciformi, di derivazione lombarda (quadrati con quattro semicolonne addossate), e tre absidi (le due laterali sono frutto di un rifacimento e infatti sono assenti in un disegno ottocentesco di Ettore Romagnoli). Le due prime campate hanno ampiezza più larga per compensare la presenza del campanile inserito nel perimetro della chiesa a coincidere in linea con la facciata a due spioventi. Questo, di tipo lombardo, presenta ricorsi di arcatelle pensili che scandiscono i piani dove si aprono monofore e bifore che si impostano su colonnette con capitelli a gruccia (le grandi arcate dell’attico sono frutto di un rifacimento posteriore). La decorazione ad arcatelle e lesene angolari è presente anche all’interno della chiesa e ciò induce a ritenerlo di epoca precedente.
La copertura è lignea con capriate a vista che si interrompono nel presbiterio in corrispondenza dell’ultima campata dove sono presenti volte a crociera nelle navate laterali e una volta a botte notevolmente soprelevata in quella centrale, così da formare una sorta di tiburio (soluzione da mettere in rapporto con la Francia). Di forma quadrata e coperto da spioventi è decorato all’esterno da un motivo di arcatelle impostate su peducci e colonnette che circoscrivono rombi e tondi gradonati di derivazione pisana. All’interno i semipilastri della navata centrale si prolungano al di sopra degli archi di valico, fino a raggiungere una cornice che percorre per tutta la lunghezza le pareti di sopraelevazione, ciò dimostra come fosse stata prevista una copertura con volta a botte rinforzata da archi trasversali intermedi.
Gli influssi francesi sono ulteriormente confermati dall’esame dei rilievi piatti ma decisamente intagliati di alcune sculture e da singoli tratti delle figure della facciata, così come dai capitelli posti all’interno. Questi presentano intrecci di vimini, disegni geometrici, figure umane e un’articolata scena di caccia su uno dei pulvini, sono stati ricondotti a maestranze fortemente influenzate da quelle dell’Alvernia. Così come sono un motivo francese gli anelli decorativi che fasciano le semicolonne della navata centrale all’altezza dei capitelli degli archi di valico e la particolare base di queste.
Sulla destra affiancati alla chiesa sono visibili i resti di un chiostro con nove piccole arcate su colonnine con capitelli sormontati da pulvini a gruccia con proporzioni che richiamano soluzioni analoghe a quelle del chiostro dell’Abbazia di Torri anche se manca la decorazione policroma che caratterizza quest’ultimo.
Il palazzo Vescovile poi declassato a dimora rurale conserva notevoli resti di strutture medievali come le bellissime bifore del primo piano e la porta ad arco acuto di forme tipiche senesi che si aprono nella facciata che dà sul chiostro, a rustico filaretto. Questa contrasta con la maggiore compattezza del muro esterno dove resta ben visibile un’arciera che fa ipotizzare la natura fortificata della pieve.
Bibliografia:
AA.VV., I castelli del Senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine, 2006, p. 454
AA.VV., La Toscana paese per paese, vol. III, Firenze, Bonechi, 1981, pp. 412-413
Bosi E., Matteini O., Pacifico M., Di castello in castello. Il Senese, Milano, I Libri del Bargello, Trainer International Editore, 1990, p. 289
Godino Y. , Sorge E., pannello didattico La piana di Rosia dall’età romana all’età tardo-antica, esposto alla mostra Cavari F., Ciacci A. (a cura di), Memorie dal Padule. La piana di Rosia tra storia e contemporaneità, Accademia dei Fisiocritici, Siena, 2013
I. Moretti, scheda n. 2 in Guerrini R. (a cura di), Sovicille, Milano, Electa 1988, pp. 24-26
Repetti E., Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze 1833-1845 (versione on-line a cura del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi di Siena, 2004), sub voce Ponte allo Spino in Val di Merse
Fonti:
ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00494969 (compilata a cura di Romanini A., 1976)
Autore scheda: Silvio Masignani