Marco Romano a Casole d’Elsa

Luogo: Casole d’Elsa

Comune: Casole d’Elsa

Settore di riferimento: Scultura

Data/periodo: 1280-1318

Descrizione: Il monumento marmoreo presente sulla parete sinistra della Collegiata di Casole d’Elsa, benché privo dell’originaria policromia e di una serie di elementi decorativi ed epigrafici andati perduti, è una delle più importanti opere conservate nel territorio di Casole. Il complesso scultoreo, che presenta un’imponente figura stante, interna a una grande edicola gotica, è stato attribuito da Giovanni Previtali (1983) a Marco Romano, uno straordinario scultore girovago aggiornato sulla migliore statuaria gotica francese della fine del Duecento. Grazie alla scoperta di un epitaffio trascritto da Giovanni Boccaccio in un manoscritto conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che certamente era parte dell’indispensabile corredo esplicativo del monumento, siamo in grado di identificare il personaggio ritratto e abbigliato alla moda del tempo con Bernardino degli Albertini, detto “Il Porrina”, e di comprendere gli emblemi che mostra: la spada e il libro, simboli della dignità cavalleresca e dell’elevato status di giurista accreditato presso la curia pontificia.

Originariamente, il monumento era collocato accanto all’ingresso della cappella funeraria Albertini, destinata a custodire le spoglie di Bernardino e del fratello Raniero, Vescovo di Cremona e fondatore della cappella. Sempre alla volontà di Ranieri e a quella dell’omonimo nipote, figlio di Bernardino, si deve la commissione a Marco Romano del monumento, avvenuta verosimilmente dopo la morte del Porrina (compresa tra il 1308 e l’aprile del 1309).

La scultura tridimensionale del giurista, di forte impronta naturalistica, è tutta tesa a restituire la fisicità del personaggio e i suoi tratti fisionomici, stilisticamente in linea con quanto lo scultore aveva realizzato alcuni anni prima a Cremona lavorando a tre grandi statue (Madonna col Bambino, Sant’Imerio e Sant’Omobono) per la facciata della cattedrale. Identico è il modo di trattare e modellare i volti, particolarmente espressivi, le mani robuste e articolate, i panneggi che riescono a imitare gli effetti dei tessuti reali, rivelando una predilezione per le forme del “classicismo gotico”, in chiaro debito con la scultura francese.

La presenza delle sculture di Marco Romano, databili ai primi anni del Trecento nella cattedrale cremonese, non possono che legarsi alla nomina di Ranieri degli Albertini a Vescovo della città lombarda, carica che ricoprirà dal 1296 sino alla morte, sopraggiunta nel 1312. Tuttavia sembra ipotizzabile che il sodalizio tra la famiglia Albertini e l’artista sia iniziato prima degli anni cremonesi, forse a Siena o anche a Roma, presso la corte pontificia dove Bernardino esercitava la professione forense già dal 1279 e Ranieri era cappellano di Niccolò IV tra il 1289 e il 1291.

La presenza di Marco Romano nel cantiere del Duomo di Siena è stata indicata da Previtali in rapporto alla realizzazione delle quattro teste dei portali interni (Testa femminile con diadema, Testa maschile con cuffia, Testa maschile con diadema, Testa maschile barbata), la cui datazione sembra coincidere con gli anni in cui Ranieri risulta canonico della cattedrale e Bernardino ottiene la cittadinanza senese (tra il 1292 e il 1293).

Un’altra opera che lega il soggiorno in area senese dello scultore alla committenza Albertini è lo straordinario Crocifisso ligneo (oggi nel Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra di Colle di Val d’Elsa), databile intorno ai primi anni del secondo decennio del Trecento, che Marco Romano scolpì per la chiesa di Radi di Montagna, feudo della famiglia casolese. Questa è l’ultima opera nota dell’artista in area senese prima del suo trasferimento a Venezia, dove si conserva la sua unica opera firmata e datata 1318, il Sepolcro di San Simeone, conservato presso la chiesa di San Simeone Grande, a cui la recente critica ha avvicinato altre opere ascrivibili al momento veneziano di Marco Romano: la Vergine annunciata e l’Angelo annunciante, provenienti dal presbiterio della basilica di San Marco (oggi nel Tesoro), il Crocifisso eburneo del Victoria and Albert Museum di Londra e la straordinaria testa di Profeta, conservata al Museo Civico Archeologico e della Collegiata di Casole d’Elsa.

Bibliografia:

Bagnoli A. (a cura di), Marco Romano e il contesto artistico senese fra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, catalogo della mostra, Milano, Silvana Editoriale, 2010

Autore scheda: Patrizia La Porta

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