Alessandro Casolani

Luogo: Casole d’Elsa

Comune: Casole d’Elsa

Settore di riferimento: Pittura

Data/periodo: 1552/53-1609

Descrizione: Alla prima maniera di Alessandro Casolani, detto “maestro Alessandro da Menzano”, nato alla metà del Cinquecento nell’antico castello di Mensano nel contado di Casole d’Elsa (centro da cui derivò il cognome), si attribuiscono due bellissimi quadri da stanza raffiguranti la Madonna col Bambino e San Giovannino e la Madonna col Bambino, San Giovannino e due donatori, esposti nel Museo Civico Archeologico e della Collegiata di Casole d’Elsa.

Nei due dipinti, che esprimono un palese omaggio a Domenico Beccafumi, si colgono evidenti aperture verso gli esiti della maniera raffaellesca, rappresentata a Roma dalle eleganti figurazioni di Perin del Vaga, Francesco Salviati e Marco Pino. La realizzazione di queste due opere, databili tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta del Cinquecento, dovette quindi seguire di poco il viaggio di studi nella capitale che il giovane artista intraprese, favorito dalla protezione di Ippolito Agostini, balì dell’ordine equestre di Santo Stefano. Colto raccoglitore di opere d’arte, antichità e rarità, Ippolito Agostini aveva promosso nella sede del suo palazzo senese (ora Casini Casuccini) un’accademia privata, riunendovi letterati e artisti tra i quali appunto il Casolani, Cristoforo Roncalli da Pomarance e Prospero Bresciano. Qui Alessandro ebbe modo di studiare le opere di Domenico Beccafumi, di apprendere i fondamenti del disegno dall’abile Prospero Bresciano e di rafforzare il rapporto con il Roncalli, che secondo le fonti precisò la sua vocazione. Arcangelo Salimbeni, invece, sembra che accolse in bottega il giovane per l’iniziale apprendistato. Com’è stato indicato dagli ultimi studi appare verosimile che, nel corso del soggiorno romano insieme al compagno Roncalli, il Casolani abbia visitato i cantieri delle logge di Gregorio XIII e la cappella dei Santi Quattro Coronati, meditando sulle invenzioni di Raffaellino da Reggio, di Giovanni de’ Vecchi e di altri artisti del tempo.

Al suo rientro a Siena non mancarono le commissioni importanti come l’Adorazione dei pastori nella chiesa dei Servi, eseguita dopo il 1581, e la Natività della Vergine per la chiesa di San Domenico, opera con la quale Casolani si confermò un primatista della pittura in città.

Echi della fama e dei meriti di Casolani giunsero ben presto anche nella terra d’origine, tanto che la Confraternita della Madonna di San Niccolò, fondata nel 1572, gli commissionò una grande pala (oggi nel transetto destro della Collegiata) per l’altare dell’oratorio dell’omonima compagnia che fu ultimata nel dicembre del 1587. La tessitura compositiva della Pietà con i Santi Andrea e Niccolò ben si confronta con quella della Natività della Vergine di San Domenico: il fondo tenebroso, le figurazioni accarezzate da una luce limpida, i corposi gialli oro, i bianchi che sfumano dalle grigie ombreggiature fino alle candide creste rilevate, i morbidi rosso lacca e le numerose tonalità di verde terra, più scure o dorate, testimoniano la vocazione di colorista di Alessandro Casolani, profondamente legato alla tradizione artistica senese.

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta sono numerosi gli spostamenti del pittore tra Siena, Casole e il territorio circostante. Nel 1590 è documentato a Radicondoli, dove firma e data l’Adorazione dei pastori per la Collegiata dei Santi Simone e Giuda, mentre agli inizi degli anni Novanta realizza per la parrocchiale di Monteguidi la Madonna del Rosario fra San Domenico e Santa Caterina. La predella dell’opera, con quindici episodi raffiguranti i Misteri del Rosario, è oggi esposta nel Museo Civico Archeologico e della Collegiata di Casole. Allo stesso periodo risale il Cristo Benedicente (conservato sempre nel museo di Casole), che invece mostra una vena più accostata e sentimentale, tipica della sua attività matura. Nel 1593, l’artista è ancora impegnato per la Collegiata di Radicondoli con la grande e composta Dormitio Virginis, anch’essa iridata da straordinarie tonalità cromatiche.

Pittore di grande prestigio, ma caratterialmente dimesso e modesto, non conosceva l’ambizione: rifiutò l’invito di papa Clemente VIII, che lo chiamò a lavorare in San Pietro, preferendo restare a Siena e dedicarsi alla numerosa famiglia, ai molti impegni e all’assistenza di malati e bisognosi. Si recò invece, su richiesta del cardinale Federico Borromeo, ad affrescare la Certosa di Pavia. La sua fama oltrepassò comunque i confini senesi, come attesta il ricordo del bresciano Giulio Cesare Gigli nel poemetto La Pittura trionfante (1615), dove lo cita insieme a Francesco Vanni e a Ventura Salimbeni tra i pittori senesi “di saper pieni”. Ritorna il suo nome anche ne La Galleria di Giovan Battista Marino (1620), volta a celebrare un’immaginaria galleria di capolavori italiani. L’artista venne inoltre citato nella più illustre storiografia senese del Seicento, curata da Giulio Mancini e Isidoro Ugurgieri Azzolini, che tramandarono notizie di prima mano e riportarono le memorie di Ilario, figlio di Alessandro.

Bibliografia:

Bagnoli A. e La Porta P., Il piacere del colorire. Percorso artistico di Alessandro Casolani 1552/53-1607, catalogo della mostra, Firenze, Centro Di, 2002

Cianferoni G.C. e Bagnoli A., Museo archeologico e della collegiata di Casole d’Elsa, Firenze, Spes, 199

Detti T. (a cura di), La terra dei musei. Paesaggio, arte storia del territorio senese, Firenze, Giunti, 2006

Autore scheda: Patrizia La Porta

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