La Fonte di Pantaneto

Luogo: Via Pantaneto – Siena

Contrada: Contrada del Leocorno

Data/periodo: Costruita nel 1457, ristrutturata nel 1807, nel 1866 e di nuovo nella sua forma attuale nel 1997

Descrizione: Il problema dell’approvvigionamento idrico è stato da sempre al centro della storia di Siena e anche la Fonte di Pantaneto, nel corso della sua storia lunga cinquecento anni, ha avuto una vicenda travagliata e complessa, caratterizzata da momenti di splendore e di rovina. Fino al 1400 gli abitanti della zona di Pantaneto erano costretti ad attingere l’acqua alla Fonte di Porta Romana o a quella di San Giusto nel Rialto. Per ovviare a questa scomodità, più di una volta hanno fatto richiesta al Consiglio Generale della Repubblica di Siena perché costruisse una nuova struttura. Nel 1452 il Consiglio autorizzò la costruzione specificando che la metà delle spese sarebbero state a carico degli abitanti della zona; il Priore del Convento di San Martino, proprietario di numerosi fondi che si aprivano su Pantaneto, avrebbe offerto la bottega di un falegname a questo scopo; nel 1457, dopo varie vicissitudini, i promotori si offrirono di coprire interamente la spesa e la fontana fu finalmente costruita.

Nella celebre pianta incisa da Francesco Vanni nel XVI secolo la troviamo raffigurata come una semplice nicchia in muratura, sulla quale successivamente venne posta una scultura marmorea che rappresentava la testa di una donna anziana, da cui la denominazione di “Fonte della vecchia di Pantaneto”. Gli ultimi anni del Settecento e i primi del secolo successivo videro numerose famiglie dell’aristocrazia cittadina impegnate nella riqualificazione dei loro palazzi; tra queste, il nobile senese Vinceslao Malavolti, dopo aver ristrutturato Palazzo Sozzini, rivolse le sue attenzioni alla Fonte di Pantaneto, per la quale dette incarico all’architetto Agostino Belli; nel 1807 questi realizzò un ardito progetto in stile neoclassico, con un’architettura dalle dimensioni monumentali caratterizzata da un’arcata centrale impostata su un colonnato dorico; la vasca centrale, sopraelevata rispetto al piano stradale, venne successivamente decorata con un gruppo statuario composto da un carro di Nettuno circondato da quattro tritoni, realizzato da Antonio Zini.

Una fonte cosi concepita, decorata di fragili ornati, era sicuramente di difficile manutenzione e sottoposta all’usura di coloro che vi si recavano ad attingere l’acqua senza troppi riguardi; i numerosi interventi di manutenzione non furono sufficienti nel tempo a frenare il degrado a cui era giunta e a fine secolo versava in condizioni trasandate e non degne di una strada ricca e nobile come Via Pantaneto. Per questo motivo, nel 1866, nell’ambito di una campagna di restauro delle fonti cittadine intrapresa dall’Amministrazione Comunale, l’Ingegner Girolamo Tarducci fu incaricato di riprogettare la Fonte; un tecnico specializzato in ingegneria ferroviaria non ebbe molti scrupoli a demolire la Fonte del Belli, e la trasformò in una sorta di cannella appena un po’ elaborata e decorata, preoccupandosi soprattutto delle esigenze funzionali a scapito dell’estetica.

La Fonte è rimasta in questo stato fino al 1997, quando la Contrada del Leocorno, nella figura del priore Lorenzo Bassi, ha provveduto ad una ristrutturazione che le ha donato nuovamente eleganza e prestigio, grazie agli interventi dell’architetto Carlo Nepi che ha ripristinato la presenza dell’acqua con la realizzazione di due vasche, e dell’artista Francesco Carone che ha scolpito due cannelle bronzee a forma di testa di Unicorno, in modo da connotare questo oggetto come “Fonte del Leocorno” a tutti gli effetti.

Bibliografia:

La Fonte di Pantaneto, Quaderni de Le Fonti di Follonica, Siena, Tipografia Senese, 1997

Contrada del Leocorno, Tesori e memorie di Contrada, Siena, sd Siena distribuzione srl, 2007

Autore scheda: Contrada del Leocorno, Simone Carloni

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