Villa di Cetinale – Sovicille

Luogo: Cetinale

Comune: Sovicille

Data/periodo: 1500. Fabio Chigi, poi Papa Alessandro VII,  promosse la trasformazione di Cetinale, antico possesso di famiglia dove aveva trascorso linfanzia, già dal 1651 dando precise indicazioni al fratello Mario che fu curatore dellimpresa ultimata nel 1656

Quando la villa divenne proprietà del nipote cardinal Flavio questi decise un generale rinnovamento della tenuta che nelle intenzioni del committente avrebbe dovuto costituire il prototipo della villa moderna, incaricando larchitetto Carlo Fontana cui si deve lo scalone monumentale sul lato posteriore, la chiesa dedicata a S. Eustachio (protettore dei cacciatori),  dal cardinale, grande amante dellarte venatoria; gli annessi agricoli e per la servitù e il parco monumentale. I lavori si svolsero dalla metà degli anni sessanta del  Seicento al 1678.
I lavori di abbellimento del parco continuarono fino alla fine degli anni ottanta del secolo.
La realizzazione del parco della Tebaide (o forse il suo ammodernamento in quanto dai documenti risulta che lidea fosse già stata concepita già dal Cardinal Flavio) e lammodernamento del Romitorio (già presente fin dai tempi di Alessandro VII) nel vasto bosco sono dovuti alla committenza di Bonaventura Chigi Zondadari nipote del cardinal Flavio, ormai nei primi anni del Settecento. Questi ingaggiò Bartolomeo Mazzuoli nipote di Giuseppe per realizzare la maggior parte delle sculture dei romiti disseminati sui viali del parco, o degli scherzi con gli animali sbozzati sulla roccia.
Alla committenza di Bartolomeo si deve anche un Bellissimo rilievo, databile attorno al 1707 e conservato nel salone della villa che rappresenta un fatto avvenuto in un periodo precedente: la visita del Granduca Cosimo III al cardinal Flavio avvenuta nel 1681, dove il committente avanza baldanzoso tra il seguito del porporato.

Descrizione: Grazie ad una serie di disegni e progetti di vari autori, conservati nel fondo Chigi alla Biblioteca Apostolica Vaticana possiamo ricostruire le fasi ideative e costruttive di tutto il complesso.
La Villa a due piani più il mezzanino, si compone di un corpo quadrangolare con due stretti corpi sporgenti sul lato dingresso che fiancheggiano un portico a tre fornici sormontato da un finto loggiato le cui arcate sono coronate da elegantissimi stemmi marmorei di gusto barocco che sormontano anche le finestre dei due corpi aggettanti.
I loggiati, e le due ali laterali sono ascrivibili allintervento di abbellimento della vecchia casa padronale a pianta quadrata, eseguito dallarchitetto senese Benedetto Giovannelli tra gli anni 1651 e 1656, questi elementi architettonici rivelano una cultura arcaizzante che rimanda  precedenti della tradizione senese (villa Chigi delle Volte e Villa La Farnesina);  i partiti decorativi a bugne di travertino che incorniciano gli spigoli della costruzione e quelli a finte bozze delle finestre così come il cornicione a dentelli e la presenza di cornici marcapiano e marcadavanzale rievocano stilemi propri di edifici eseguiti dai seguaci senesi di Baldassarre Peruzzi, Bartolomeo Neroni detto il Riccio e Anton Maria Lari detto il Tozzo.

La facciata posteriore di severo stampo classicista presenta un monumentale scalone a forbice commissionato a Carlo Fontana dal card. Flavio Chigi dopo la metà degli anni sessanta del secolo e compiuto nel 1678 come ricorda uniscrizione apposta sulle pareti del palazzo.
Loriginario progetto del Fontana di cui ci resta unincisione prevedeva una serie di parterres con aiuole rigidamente geometriche e padiglioni di un classicismo monumentale che avrebbero assunto un aspetto assai singolare in mezzo ai boschi di lecci della Montagnola e che non furono mai realizzati.
Un  quadro del 1690 circa, del pittor Gilles Du Mont conservato nella Villa Chigi di Ariccia,  che raffigura la villa di Cetinale con la sua festa (quella che si svolgeva il 20 settembre in onore di S. Eustachio per concessione del Granduca Cosimo III con la fiera e la corsa di un palio)  ci mostra una veduta della villa con le pareti tinte di colore azzurro cielo, tipico dellepoca, e del parco che ben evidenzia la concezione dello spazio inteso nella sua accezione scenica ispirata ai grandi impianti barocchi. Dal dipinto si intuisce come il complesso apparentemente in buona conservazione abbia subito varie alterazioni nel corso del tempo. Si vedono i busti di Giuseppe Mazzuoli ultimati nel 1677, collocati sui muretti e le due copie dei Prigioni Farnese collocate entro le nicchie dei padiglioni di ingresso ai viali, immaginate come quinte teatrali aperto verso laltura della Montagnola. Abbellivano il complesso anche la statua di Ercole sempre del Mazzuoli pagata 100 scudi nel 1687 tuttora in loco e le due statue romane di Diana e Fauna ora sotto gli archi dellatrio.

Già dal 1651 era stata prevista la costruzione di una cappella: in un primo momento si era optato  per un edificio a pianta ottagonale in asse con lingresso principale della Villa ma lidea venne accantonata (questo schema fu invece realizzato nella vicina Villa Patrizi di Personata). Si deve a Carlo Fontana la sua realizzazione. E un semplice corpo rettangolare con abside semicircolare e facciata a capanna costituita da un corpo lievemente aggettante scandito ai late da lesene che sorreggono un timpano triangolare. Linterno con volta a botte dipinta con motivo a cassettoni ospita un altare barocco.

Nel 1677 fu commissionato a Paolo Albertoni il quadro per laltare che raffigura S. Eustachio e il miracolo della cerca, in seguito altri due quadri riguardanti sempre la vita del santo, ora conservati nella villa. Alti quattro quadri, tuttora in loco, furono commissionati al pittore Angelo Bonifazi nel 1678, raffiguranti: lAssunzione della Vergine, S. Antonio da Padova, S. Tommaso da Villanova e S. Francesco di Sales.

Il parco della Tebaide si estende su una vasta area boschiva a nord-est della villa, interamente recintato da un muro e attraversato da numerosi vialetti lungo i quali sono collocate le statue di Santi Eremiti. La denominazione richiama il programma di vita ascetica promossa nel 322 da San Pacomio e la sua forma si modella su quellantico esempio. Nel  senese costituisce un caso isolato mentre è frequente nellarea romana. Presenta due accessi principali posti alle estremità del viale maggiore costituiti da antiporti in muratura dipinti oltre a due accessi secondari che si aprono sul muro di cinta. I potali furono eseguiti circa il 1705 dal Lenzi pittore, come ricorda un pagamento conservato tra le carte dellarchivio privato Chigi-Zondadari. Nella zona superiore dei due portali ci sono infatti decorazioni a fresco su entrambi i lati raffiguranti nel primo lEucarestia su un lato e un Santo Eremita in preghiera  nellaltro e nel secondo il simbolo di Cristo sorretto  da angeli con sottostante cartiglio con iscrizione ora quasi illeggibile. Larredo scultoreo consiste in santi Eremiti posti sopra i pilastri lungo i viali e rappresentati nelle varie pose di penitenti e in figure di animali,  allusive alle Contrade di Siena: una chiocciola, un drago, un serpente e una tartaruga, poste ai lati lungo il viale principale. Queste ultime furono eseguite in ricordo dei Palii che si correvano in occasione della festa di S. Eustachio. Il parco è disseminato da sette cappelle, quasi una sorta di via Crucis, ispirate ai sette dolori della Madonna.

Il romitorio

Posto alla sommità del colle che sovrasta la villa da occidente vi è unito da una lunga scalinata che si apre nel bosco, tagliata nel sasso della montagnola. Ledificio si articola su quattro piani più sottotetto, ha il prospetto principale a capanna rivolto verso la villa ed è caratterizzato da un corpo aggettante in cui si aprono due logge sovrapposte. In quella superiore più alta, un tempo divisa in basso da una tettoia architravata per le messe, è posta una grande croce a due bracci sovrapposti a conci di pietra, vi si aprono cinque nicchie quadrate che contengono busti di santi e due finestrelle. Allinterno una sobria cappella dedicata a S. Antonio ha sviluppo longitudinale parallelo alla facciata e per il rimanente ledificio è occupato da varie stanze che servivano da dimora per i romiti. 

Bibliografia:

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Fonti:

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Autore scheda: Silvio Masignani