Sito archeologico di Poggio Civitate a Murlo

Luogo: Poggio Civitate 

Comune: Murlo

Denominazione: Piano del Tesoro, La Civita, Civita Magna

Data/periodo: dal VII al VI secolo a.C.Periodo etrusco, età orientalizzante: 735 – 580 a.C.; Periodo etrusco, età arcaica: 580 – 480 a.C. 

Descrizione: Civita Magna un gran tesoro, Pieveaccarli un gran perdono; furono le parole proverbiali, nate dalla tradizione e dalla fantasia popolare, che fecero intuire all’archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli come sulla collina di Poggio Civitate, che in paese chiamavano La Civita Magna o Piano del Tesoro, si potesse celare un tesoro di importanza archeologica. Particolarmente colpito dalla toponomastica del luogo scrive: A circa due chilometri da Vescovado si eleva la sommità di Poggio Civitate o Le Civitate. Il nome stesso indicherebbe tradizione antica di abitato (cfr. Tarquinia, Norma, Artena, ecc.) e si trova anche nel catasto del feudo vescovile compilato nel 1544. Così, dopo le intuizioni di Bandinelli e il rinvenimento di sporadici reperti, nel 1966 Kyle M. Phillips inaugurò i fortunati scavi che, con un’alternanza di università americane, procedono tutt’oggi sotto la direzione del Prof. Anthony Tuck della University of Massachusetts Amherst e che hanno portato alla luce un complesso architettonico etrusco con fasi costruttive databili tra il VII e il VI secolo a.C.
Fin da subito fu inoltre chiaro il perché gli etruschi decisero di occupare l’altura di Poggio Civitate; la vicinanza delle cave di rame di Poggio Abbù e Vallerano, già frequentate nel Neolitico, e la prossimità del fiume Ombrone dovettero essere elementi determinanti. Plinio nella sua Naturalis Historiae (III, 8) descrive l’Ombrone come navigiorum capax, dunque navigabile tramite piccole imbarcazioni o zattere e proprio dal periodo orientalizzante tale rotta fluviale dovette acquisire una sempre maggiore importanza come principale via di collegamento fra la costa e l’interno grossetano e senese e, dunque, come veicolo per il commercio di preziosi prodotti di importazione.

L’impianto più antico del sito, fra 675-600 a. C. circa, documenta tre edifici con un sofisticato sistema di tettoie in terracotta ed elaborate decorazioni architettoniche, elementi che fanno pensare ad un controllo del complesso da parte della famiglia dominante del luogo. L’edificio che più spicca per la sua unicità è senz’altro l’officina, una struttura a pianta rettangolare con tetto in terracotta e aperto sui lati, al di sotto e nei pressi del quale venivano fabbricati numerosi manufatti e lavorate svariate materie prime, dalle stesse terracotte architettoniche, a ceramica, osso, corno, avorio e metalli. Gli edifici di questa prima fase furono distrutti alla fine del secolo da un unico grande incendio sulle cui macerie, fra 600-535 a. C., venne riedificata un’imponente struttura di sessanta metri per lato, con corte centrale porticata e argine difensivo annesso. Il tetto era sontuosamente decorato con statue a grandezza naturale di figure umane sedute o erette, affiancate da altre di animali reali e fantastici come sfingi, cavalli, gorgoni e grifoni. La corte interna era abbellita da un fregio composto da lastre in terracotta raffiguranti scene di banchetti, corse di cavalli, processioni, assemblee.

Si sa poco delle attività quotidiane che si svolgevano all’interno di questo edificio, ma queste immagini posso dare degli spunti interpretativi. A differenza delle strutture del VII secolo a. C., sembra che questo edificio sia stato distrutto intenzionalmente, smontato e sigillato entro un contrafforte di pietre e terra con il fine di abbandonare il sito e renderlo inutilizzabile preservandone tuttavia la memoria. Così come unico è il palazzo di Poggio Civitate, altrettanto singolare è la sua fine tuttora carica di mistero. Una delle spiegazioni vedrebbe i principi di Murlo aderire a quell’ampio fenomeno di inurbamento delle comunità rurali migrando, nel caso di Poggio Civitate, verso la città di Chiusi. 

Bibliografia

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Cenni F., Le ricerche di Ranuccio Bianchi Bandinelli a Murlo e la scoperta di Poggio Civitate, in  Barbanera M. (a cura di), L’occhio dell’archeologo, Milano, Silvana, 2009

Ciacci A., I palazzi di Poggio Civitate, in Carta Archeologica della Provincia di Siena, vol. V: Murlo, Siena, Nuova Immagine, 2001, pp. 282-292

Edlund-Berry I., Ranuccio Bianchi Bandinelli e gli scavi a Murlo, in Barbanera M. (a cura di), L’occhio dell’archeologo, Milano, Silvana, 2009

Goggioli S. (a cura di), L’Antiquarium di Poggio Civitate, Siena, Protagon, 2002

Mangani E., L’orientalizzante recente nella valle dell’Ombrone, in Annali dell’Istituto Universitario Orientale, XII, 1990, pp. 9-21

Nielsen E., Some Preliminary Thoughts on New and Old Terracotta, in OpRom, XVI, 1987, pp. 91-119

Nielsen E., Excavation at Poggio Civitate, in Studi e Materiali, VI, Roma, L’Erma di Bretschneider per Giunta Regionale Toscana, 1991, pp. 245-259

Phillips Jr. K. M., In the Hills of Tuscany. Recent Excavations at the Etruscan Site of Poggio Civitate (Murlo, Siena), Philadelphia, University of Pennsylvania Mues, 1993

Tuck. A., Wallace R., First Words. The Archaeology of Language at Poggio Civitate, s.l., s.e., 2013, pp. 3-10

Links:

The Poggio Civitate Archaeological Project

Enciclopedia Treccani online 

Note: L’Antiquarium di Poggio Civitate Museo Archeologico di Murlo è l’edificio, ricavato all’interno dell’antico Palazzo Vescovile, che ospita una ricca collezione di reperti provenienti dagli scavi archeologici di Poggio Civitate, insieme ad altri oggetti provenenti dal territorio comunale, arricchita da suggestive ricostruzioni riproducenti i caratteristici elementi architettonici. 

Autore scheda: Giulia Losi