Area archeologica di Poggio La Croce – Radda in Chianti

Luogo: Poggio La Croce

Comune: Radda in Chianti

Denominazione: Monte alla Croce (per gli abitanti di Radda in Chianti)

Data/periodo: Il progetto di ricerca sul sito archeologico di Poggio La Croce è stato elaborato dalla ArcheoProgetti Società Cooperativa ed avviato nel 1989 grazie ad un accordo tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, il comune di Radda in Chianti, ente concessionario fin dal primo anno di scavo, e la stessa ArcheoProgetti. Il sito conserva testimonianze che raccontano la vita quotidiana e le attività produttive e artigianali di diversi gruppi umani: dalle tracce relative alla presenza di comunità nell’età del Rame (4000 anni fa), all’uso del territorio legato ai percorsi di transumanza nel periodo del Bronzo Finale (3000 anni fa), all’assetto del territorio in epoca etrusca con la rete dei villaggi fortificati di altura (2300 anni fa). Sulla collina si conservano inoltre testimonianze importanti del più recente assetto agricolo del Chianti – il paesaggio della moderna mezzadria – con la presenza di terrazzamenti, carbonaie ecc.

Descrizione: Il sito archeologico di Poggio La Croce è situato su una delle colline più elevate (oltre 600 metri) della dorsale collinare che unisce i poggi di Castellina ai Monti del Chianti, spartiacque tra i fiumi Pesa, a nord, e Arbia, a sud.

È un luogo molto sentito dalla comunità locale, che racconta di aver sempre saputo che sulla sommità di questa collina, che sovrasta a ovest il paese di Radda in Chianti, c’era un tempo un antico abitato: si diceva infatti che l’antica Rada fosse lassù, distrutta da un terremoto.

Nello Cicali, che coltivava la sommità della collina, diceva che a Poggio La Croce Ci si sente gli ohi,ohi, evidenziando quanto fosse chiaro che qualcuno avesse abitato lì, dove grandi quantità di pietre squadrate, muri, oggetti di terracotta chiaramente riconoscibili come coperchi, ciotoline e pentoline affioravano al passaggio dell’aratro.

La ricerca archeologica, in continuità da oltre 20 anni, ha confermato memoria e saperi della comunità locale. L’aspetto attuale della collina di Poggio La Croce, caratterizzata da una sommità praticamente piatta, come si vede osservandola nel paesaggio (un buon punto di vista lo offre proprio il paese di Radda), è il risultato delle attività di edificazione del villaggio etrusco, che fu fondato alla fine del IV secolo a. C. per volontà della città etrusca di Fiesole, che, attraverso il sistema dei villaggi fortificati di altura, definì i confini del proprio esteso territorio, di cui l’attuale Chianti costituiva la parte più a sud.

Poggio La Croce si inseriva, quindi, in una precisa rete insediativa, di cui, in questa zona, sono stati individuati altri tre villaggi, non tutti scavati (Poggio La Guardia, al confine con Cavriglia, Cetamura del Chianti a Gaiole e Salivolpi/Casa al Vento a Castellina in Chianti).

Il percorso di visita consente di apprezzare l’impianto urbanistico del villaggio. Sono visibili il muro di terrazzamento esterno e la cinta muraria di fortificazione che racchiudeva le case: a est, è stato individuato anche un ingresso al villaggio con una porta che interrompe la cinta e si sviluppa parallela ad essa. È presente un sistema di canalizzazione per il deflusso delle acque piovane strutturato in canalette.

Gli edifici sono realizzati, come la fortificazione, in pietra locale, l’alberese, la stessa di cui è fatta la collina. Ad oggi sono state individuate due case e alcuni ambienti afferenti ad attività produttive. In particolare, un ambiente, addossato a una delle case, ha restituito, durante la campagna di scavo 1999/2000, tracce riconducibili a una pressa destinata, sulla base dei dati attuali, alla spremitura dell’uva, indizio significativo che nel Chianti, già 2300 anni fa, si produceva vino.

Questo dato si incrocia, infatti, con un altro precedente ritrovamento (campagna di scavo 1995) di notevole interesse: un rito di fondazione. Durante le operazioni di impianto del villaggio, venne realizzata, come cerimonia di buon augurio, nei pressi delle fondazioni di una casa, una piccola buchetta all’interno della quale gli abitanti posero semi di vari tipi di cereali, legumi, e nocciole; e tre vinaccioli d’uva di Vitis Vinifera, che gli archeologi hanno ritrovato carbonizzati: queste specie coltivate, offerte alla divinità, sono quelle su cui evidentemente si fondava la vita del villaggio.

Gli oggetti ritrovati all’interno delle case (attualmente in gran parte conservati presso il Museo Archeologico del Chianti senese) testimoniano poi molte altre attività quotidiane: la conservazione e la cottura del cibo, il consumo degli alimenti, la filatura e tessitura della lana, la caccia, il gioco ecc.

La collina ha restituito anche testimonianze precedenti il periodo etrusco. Durante la campagna di scavo del 1992, fu individuato un grande edificio costruito con pietre murate a secco: i materiali rinvenuti all’interno di questa struttura, simile a un recinto delimitato solo su due lati, hanno permesso agli archeologi di capire che si trattava di una costruzione risalente all’Età del Bronzo Finale (circa 3000 anni fa) realizzata da gruppi umani che praticavano la pastorizia. Ricerche successive hanno, infatti, portato a ritenere che il Chianti fosse inserito in itinerari di transumanza di cui ospitava i pascoli estivi. I reperti testimoniano la lavorazione del latte e la produzione del formaggio, mentre strumenti e oggetti semilavorati attestano una peculiare attività artigianale: la lavorazione del corno di cervo.

Ancora da comprendere è invece la storia relativa all’Età del Rame (4000 anni fa) di cui sono state individuate, proprio negli strati sottostanti la fase del Bronzo Finale, testimonianze rappresentate da piccoli frammenti di oggetti ceramici riconducibili, per le caratteristiche della decorazione, alla cultura denominata del Vaso Campaniforme.

Fin dall’inizio dell’attività di ricerca, l’area archeologica di Poggio La Croce è stata valorizzata come spazio di comunità, attraverso progetti di fruizione in continuità pluriennale (dal 1994) che attualmente, oltre alla ArcheoProgetti, vedono il coinvolgimento anche di un’associazione culturale di volontariato, l’Associazione Emilio Sereni (con sede a Castellina in Chianti).

Questi progetti, finanziati dal 1994 al 2009 anche dalle amministrazioni di Castellina e Radda in Chianti, e tuttora in corso grazie a finanziamenti privati, promuovono l’area come laboratorio di conoscenza partecipata dell’ambiente e della storia del territorio chiantigiano, con offerte culturali che coinvolgono i residenti nelle azioni per la tutela e valorizzazione in una prospettiva di sensibilizzazione ai temi dello sviluppo sostenibile.

La realizzazione dell’area di archeologia sperimentale, adiacente all’area archeologia, si inserisce in questi percorsi progettuali: l’area è infatti il risultato di “Ominidi”, un laboratorio di animazione antropologica attivo dal 1994 che ha visto il coinvolgimento, ad oggi, di due generazioni di ragazzi chiantigiani, oltre alla partecipazione di anziani, associazioni del territorio, artigiani e produttori locali.

Nel corso di questi anni l’area è stata inoltre coinvolta in progetti interculturali con l’accoglienza di gruppi di bambini stranieri (Malawi, Cernobyl, ecc.) e promuove offerte di turismo scolastico residenziale come il progetto “ArcheoDante”, un laboratorio di sperimentazione delle metodologie della ricerca archeologica realizzato con il Liceo Dante di Firenze.

Bibliografia:

Cresci M., Forme dell’insediamento umano del Chianti: il contributo della ricerca archeologica, in “La Tutela del Territorio del Chianti Classico”, n. 2, 1996a, pp. 4-6

Cresci M., Storia del territorio chiantigiano: programmi per la fruizione, in “La Tutela del Territorio del Chianti Classico”, n. 4, 1996b

Cresci M., Viviani L., Lo scavo dell’insediamento fortificato d’altura in località Poggio La Croce a Radda in Chianti, Radda in Chianti, Studium Editrice, 1991

Cresci M., Viviani L., Lo scavo dell’insediamento fortificato d’altura in località Poggio La Croce a Radda in Chianti, in “Cronache e Memorie del Chianti”, 2, 1993a, pp. 10-23

Cresci M., Viviani L., Scavare un villaggio, in “Il Classico”, Novembre/Dicembre 1993b, p. 32

Cresci M., Viviani L. (a cura di), Rapporto preliminare delle campagne di scavo 1989-1992, in Carta Archeologica della Provincia di Siena, I: Il Chianti Senese, Siena, 1995a, Nuova Immagine, pp. 260-282

Cresci M., Viviani L., Defining an Economic Area of the Hellenistic Period in Inland Northern Etruria: the Excavation of a Fortified Hilltop Village at Poggio La Croce in Radda in Chianti Siena, in “Etruscan Studies”, 1995b, pp. 141-157

Cresci M., Viviani L., L’area archeologica di Poggio La Croce a Radda in Chianti nel contesto di un Ecoparco chiantigiano, in “Cronache e Memorie del Chianti”, 1, 1995c, pp. 98- 118

Cresci M., Viviani L., Zannoni M., L’insediamento pluristratificato di Poggio la Croce (Radda in Chianti – SI): la fase protostorica, in “Atti del III incontro di Studi di Preistoria e Protostoria in Etruria”, Manciano-Farnese, 12-14 maggio 1995

Cresci M., Zannoni M., Il sito pluristratificato di Poggio La Croce, Radda in Chianti (Siena): il campaniforme, in Atti del Convegno “Bell Beakers today”, Trento 1998

Ecomuseo del Chianti, Itinerari Archeologici (Vademecum), Febbraio 2009

Link:

Sito web dell’area archeologica

Fonti:

Interviste negli anni passati agli abitanti della zona e a tutti i partecipanti ai progetti di comunità realizzati

Autore scheda: Ilaria Alfani

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