Area archeologica di Cetamura – Gaiole in Chianti

Luogo: Cetamura del Chianti

Comune: Gaiole in Chianti

Data/periodo:  I rinvenimenti più antichi si datano al VII-VI secolo a.C., ma le strutture messe in luce con gli scavi sono relative a una fase di occupazione del sito che si data al periodo ellenistico, a partire dal 325-300 a.C., che prosegue poi in età romana e in epoca medievale, fino a tutto il XII secolo, con documenti d’archivio della Badia di Coltibuono che attestano la presenza nel sito di un castrum indicato come Civitamura

Descrizione: Il sito archeologico di Cetamura del Chianti fu scoperto dagli archeologi  Tracchi e Lastrucci il 14 settembre 1964; Tracchi procedette solo alla ripulitura di molte delle strutture murarie da lui individuate e alla raccolta di reperti rinvenuti mediante indagini di superficie. La scoperta venne quindi resa nota dallo stesso Tracchi con una prima pubblicazione nel 1966 e poi, in modo più esteso, nel 1978.

Nei primi anni Settanta la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana concesse il permesso di scavo al Dipartimento di Studi Classici della Florida State University, che cominciò i lavori a partire dal 1973 e che ancora oggi continua l’indagine nella zona. Nel 1978 lo scavo è divenuto un campo-scuola, organizzato da Nancy T. de Grummond, che dal 1983 ne ha anche assunto la direzione.

Le più antiche attestazioni di una frequentazione a Cetamura risalgono al periodo Paleolitico superiore, circa 20.000-10.000 anni fa, ma si tratta di reperti mobili, non riferibili a strutture o ad altre tracce di epoca preistorica chiaramente identificabili. Dopo una lunga fase probabilmente priva di frequentazioni significative, alcune testimonianze materiali attestano la presenza sul sito di un insediamento del periodo etrusco arcaico (VII-VI secolo a.C.), di cui ancora però non sono state individuate con sicurezza strutture significative, se non forse il pozzo, di datazione tuttavia incerta per il momento.

Successivamente, le indagini archeologiche suggeriscono un periodo di abbandono dell’area nel corso del V secolo a.C., mentre è dal periodo ellenistico, ed in particolare dal 325-300 a. C., che il sito viene occupato stabilmente, fino al I secolo a. C. L’occupazione romana del sito si data a partire dall’età augustea, a cavallo tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C. e prosegue sicuramente fino al II secolo d.C.; alcuni rinvenimenti attestano inoltre una presenza a Cetamura nel IV secolo d.C.

I resti di alcune fortificazioni testimoniano infine la frequentazione del sito in epoca medievale e documenti d’archivio della Badia a Coltibuono citano, ancora nel XII secolo, l’esistenza nell’area di un castrum, ovvero di un piccolo villaggio fortificato.

Le emergenze archeologiche più significative, tuttavia, sono quelle che raccontano la storia del sito in età ellenistica: le strutture rimaste di un quartiere artigianale, in cui sono state individuate anche alcune fornaci; un edificio santuariale con corte interna a cielo aperto, in cui sono stati identificati un altare e una cavità rituale scavata sul piano di roccia; infine due grandi cisterne che dovevano servire sia il santuario che le botteghe del quartiere artigianale. Negli spazi pertinenti al santuario sono stati scavati vari depositi votivi, da cui sono emersi materiali ceramici, metallici e organici di vario tipo e di grande interesse.

Nella stessa zona in cui si trova il pozzo, ipoteticamente etrusco e databile forse ad età arcaica, sono state identificate strutture relative sia al periodo romano, cui risalgono i resti di un edificio termale di età imperiale, sia all’età medievale, cui si riconducono i resti delle fortificazioni erette a difesa del castrum. Questo potrebbe coincidere con quella “Civitamura” indicata come appartenente al Diplomatico di Coltibuono in un documento della Badia del 1065 e citata anche in un documento successivo datato al 1177.

Alcuni dei molti materiali archeologici rinvenuti negli scavi di Cetamura del Chianti sono stati esposti in due mostre: una del 2000 a Gaiole in Chianti e l’altra del 2009 a San Giovanni Valdarno; alcuni sono ancora esposti presso il Museo Archeologico del Chianti senese a Castellina in Chianti. Di questi ultimi fanno parte vasetti miniaturistici, oggetti connessi alle attività della filatura e della tessitura, come fusaiole e rocchetti, e frammenti di piatti e coppe in ceramica chiara granulosa del tipo prodotto in età ellenistica nella città etrusca di Fiesole.

Particolarmente interessante risulta uno scarabeo in corniola integro, sul cui lato piatto è stata rappresentata una possente figura maschile nuda, volta verso destra: l’uomo è chino sopra un animale e poggia il piede sul suo dorso; con una mano sembra far dondolare sopra la testa della bestia un oggetto, evidentemente usato come esca, mentre con l’altra tiene dietro la schiena un’arma, forse una corda, con cui legarla.

Tra i reperti provenienti da Cetamura si trovano anche frammenti di coppe, piatti e vasi, di varie dimensioni, con iscrizioni incise dopo la cottura: sono riconoscibili singole lettere e sono anche leggibili due nomi: Cluntni e Lausini, relativi probabilmente ai proprietari degli oggetti in questione.

Bibliografia:

De Grummond N. T. (a cura di), Cetamura antica : tradizioni del Chianti, con contributi di Claudio Bizzarri et alii, catalogo della mostra “Cetamura antica, tradizioni del Chianti” (estate-autunno 2000), Florida State University, 2000

De Grummond N. T. (a cura di), The Sanctuary of the Etruscan Artisans at Cetamura del Chianti. The Legacy of Alvaro Tracchi, Firenze, Edifir edizioni, 2009

Cianferoni G.C., Insediamenti romani nel Chianti. Le testimonianze archeologiche, in AA.VV., Dal Chianti romano al Chianti altomedievale, in “Quaderno del Centro di Studi Chiantigiani”, Nuova Serie, 8 aprile 1994, pp. 5-15

De Grummond N. T., The Etruscan Settlement at Cetamura del Chianti, in AA.VV., Gli Etruschi nel Chianti, in “Il Chianti. Storia Arte Cultura Territorio”, XV, Radda in Chianti, 1991, pp. 49-68

Mangani E., I centri archeologici della provincia di Siena, Siena, 1986

Majnoni F., La badia a Coltibuono. Storia di una proprietà, Firenze, 1981

Reich J., Scavi etruschi a Cetamura, Centro Sociale di Educazione Permanente, Siena, 1975

Tracchi A., Ritrovamenti sulle colline del Chianti-Valdarno, in “SE”, 34, 1966, pp. 187-292

Tracchi A., Dal Chianti al Valdarno, in “Ricognizioni archeologiche in Etruria”, CNR, Roma, 1978

Valenti M., Carta Archeologica della provincia di Siena. Il Chianti senese, Siena, Nuova Immagine, 1995

Fonti:

Intervista alla prof.ssa Nancy Thomson de Grummond della Florida State University raccolta da Sandra Santoni della Società Cooperativa Archeologica ARA a Cetamura del Chianti il 26 giugno 2013

Note: Nei primi anni Settanta, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana concesse il permesso di scavo al Dipartimento di Studi Classici della Florida State University e fu dunque a partire dal 1973 che John Reich, allora professore del FSU Study Center di Firenze, poté cominciare effettivamente i lavori. Nei dieci anni successivi le campagne di scavo della Florida State University dirette da Reich e, in alternanza con lui, da W. W. de Grummond e da John Oleson, permisero di mettere in luce diverse strutture. Sia Reich che de Grummond e Oleson realizzarono poi una serie di trincee e di saggi di scavo più piccoli per indagare la zona. Dal 1978 lo scavo è divenuto un campo-scuola, organizzato da Nancy T. de Grummond, che dal 1983 ne ha anche assunto la direzione e che porta avanti il progetto ancora oggi. Le parti del sito indagate finora sono la zona II, all’interno e intorno alle strutture A, B e C, la parte orientale della zona II, dov’è stata individuata un’officina ceramica comprendente le strutture J e K, l’ambiente D, di forma triangolare subito ad ovest della struttura A; inoltre una parte della struttura H all’estremo nord dello scavo, l’area G e il pozzo nella zona I.

Autore scheda: Società Cooperativa Archeologica ARA

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