Necropoli di Cellole – San Gimignano

Luogo: Cellole

Comune: San Gimignano

Data/periodo: Dalla metà del VI sec. a.C al XII sec. d.C.

Descrizione: Il complesso topografico noto come Cellole è dominato dalla pieve di Santa Maria Assunta, eretta nel 1190. Tuttavia l’occupazione di questo spazio, evidentemente importante luogo di transito verso la bassa Valdelsa (e quindi il Valdarno) e Volterra, risale già all’età etrusca.

I primi ritrovamenti si datano alla fine del XVIII secolo (1787), quando un contadino trovò un piccolo bronzo votivo a forma di suino, subito confluito nelle collezioni granducali e conservato oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Ma l’interesse archeologico per quest’area risale al 1901, quando, sulle pendici sud-orientali di Poggio alla Città, venne scavata la necropoli di Sferracavalli, di cui Giuseppe Pellegrini ha lasciato una memoria fondamentale.

Successivamente l’attenzione si spostò sul colle prospiciente il Poggio alla Città, denominato La Ripa di Cellole: qui tra il 1933 ed il 1935 Filippo Magi e l’ingegnere Spranger condussero due campagne di scavo che portarono all’individuazione di tredici ipogei (di cui solo nove vennero scavati: a, b, c, d, e, f, g, h, i). Le indagini ripresero solo nel 1959, a seguito della segnalazione dello scavo clandestino di quattro ipogei (α, β, γ, δ): le ricerche, dirette da Giorgio Monaco, portarono alla scavo di altre dodici tombe a camera (1-2, 16-25), oltre a strutture di difficile interpretazione (3-15). Nel complesso la necropoli de La Ripa ha restituito materiali databili tra la fine del IV ed il II secolo a.C.

Tra il 1960 ed il 1961 lo stesso Giorgio Monaco diresse gli scavi anche nel podere de Il Piattaccio, sulle pendici sud-occidentali del Poggio alla Città (contiguo al podere di Sferracavalli oggetto di indagine nel 1901), riportando alla luce dodici tombe a camera (1-12), alle quali, tra il 1985 ed il 1986 si sono aggiunti altri otto ipogei e tre tombe ‘a catino’: ad oggi, quindi, la necropoli del Piattaccio-Sferacavalli si compone di trentotto tombe, di cui trentacinque a camera e tre ‘a catino’, come quelle documentate nella necropoli di Dometaia e del Casone.

Durante la ripulitura delle tombe de La Ripa nel 1984, in previsione dell’Anno internazionale etrusco (1985), periodo nel quale le strutture furono rese visibili, le ricognizioni sul territorio portarono all’individuazione, sulla cima della collina de La Ripa, di un piccolo insediamento, forse anche a carattere cultuale (un sacello?), attivo tra la tarda età arcaica e la prima età classica (fine VI  – prima metà V secolo a.C.). Altre testimonianze di periodo ellenistico sono segnalate nel tempo a Collemucioli ed a Le Martelline.

Estremamente significativa, infine, è la segnalazione del ritrovamento di una fistula aquaria in piombo con bollo rilevato (ex ofic- iulies aquilines), recuperata presso la Fonte di santo Bartolo negli anni Venti del Novecento, nel pendio sottostante la chiesa di Cellole: ricerche successive, infatti hanno identificato nell’area una villa di epoca romana, posta su un declivio sul fondo del quale passava l’antica via salaiola verso Volterra. La villa, verosimilmente, continuò ad essere occupata oltre la caduta dell’impero romano. Una ipotesi affascinante (anche se da verificare) pone proprio sui resti di questa struttura il primo edificio religioso di Cellole, trasferito nella sede attuale nel 1190 e completato nel 1238, come si ricava da due iscrizioni incise su pietra.

L’area di Cellole, fin dall’età etrusca, ha rappresentato un luogo di alta frequentazione: già occupata in età arcaica e classica con un insediamento forse anche a carattere cultuale, venne abitata intensamente in periodo ellenistico, in relazione al controllo della vie di comunicazione tra la Valdelsa, Volterra ed il Valdarno: l’insediamento non è stato ancora identificato, ma le necropoli relative (La Ripa di Cellole ed Il Piattaccio-Sferacavalli) restituiscono una immagine viva della vita di un piccolo centro d’altura strettamente collegato a Volterra.

In età romana la centralità del luogo in parte si perde, ma il paesaggio vede la nascita e lo sviluppo di una villa, legata ad verosimilmente ad un latifondo, sulle cui rovine venne costruita la prima struttura religiosa, trasferita nel 1190 nell’attuale sede.

Bibliografia:

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Documenti:

Magi – Spranger SE VIII, 1934

Pellegrini NS 1901

Spranger SE X, 1936

Fonti:

Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Firenze

Archivio Musei Civici di San Gimignano, San Gimignano

Archivio dell’Associazione Archeologica Sangimignanense, San Gimignano

Testimonianze orali raccolte presso la famiglia Marnari, la famiglia Ricciardi e presso i soci dell’Associazione Archeologica Sangimignanense, in particolare da Pier Giuseppe Baldini, Francesco Saverio Gigli e Claudio Sanciolo

Note: Come si evince dalla lettura della scheda, è stato deciso di riunire in un’unica scheda tutte le emergenze segnalate nell’area di Cellole, rimandando ad una seconda fase della schedatura la descrizione analitica dei singoli ritrovamenti, nella convinzione che fosse necessario illustrare preliminarmente la complessità dell’antropizzazione di questo specifico spazio del territorio. Le numerose tombe, trovandosi in terreno privato, non sono oggi più visibili, anche per la presenza di terra di riempimento nelle camere e nei corridoi di accesso (necropoli de Il Piattaccio) o di arbusti e macchia mediterranea (necropoli de La Ripa e di Sferracavalli).

Autore Scheda: Giacomo Baldini

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