Necropoli del Casone – Monteriggioni

Luogo: Piana del Casone

Comune: Monteriggioni

Data/periodo: Fine VIII sec. a.C. – II sec. d.C.

Descrizione: Le prime notizie della presenza etrusca nella piana del Casone risalgono al 1697, quando Umberto Benvoglienti segnalò il ritrovamento di una sepoltura – purtroppo non più rintracciabile -– conosciuta in letteratura con il nome di “Tomba dell’Alfabeto di Colle” per la presenza di segni alfabetici dipinti.

Nonostante altri importanti ritrovamenti avvenuti nel corso della seconda metà del XIX secolo, occorre attendere il 1892 perché l’area diventi oggetto di specifico interesse. Durante la messa a coltura di un vigneto da parte del conte Giulio Terrosi Vagnoli, vengono in quell’anno rinvenute le prime tombe, cui seguono altri ritrovamenti. Il 7 dicembre 1893 viene scoperta la tomba n. 7, nota in letteratura come “Tomba dei Calisna Śepu”, un sepolcro inviolato che accoglieva un intero nucleo familiare aristocratico. L’eccezionale ritrovamento portò notorietà alla necropoli anche presso il grande pubblico, segnandone, in un certo senso, anche la fine: i materiali, in un primo tempo riuniti nella Collezione Terrosi a Firenze e, su progetto del Soprintendente L.A. Milani, allestiti nel villino di famiglia, a causa di complesse vicende giudiziarie furono smembrati nel 1901; nel giro di pochi anni, furono sospese anche le ricerche.

Solo negli anni Ottanta del XX secolo sono ripresi gli scavi da parte della Soprintendenza Archeologica della Toscana, che hanno portato all’individuazione di numerose altre sepolture, l’ultima delle quali è stata scavata nel 2010 in podere Milanese.

L’area sepolcrale, nella quale sulla base degli appunti del conte Terrosi e delle piante pubblicate da Ranuccio Bianchi Bandinelli si possono riconoscere spazi distinti di tumulazione (campo di Malacena, podere Ceciale, podere Felciai, podere Turchiano, località Malabarba/podere Milanese, località Pratolecchi, podere alla Frigge e vigna la Chiusina nei pressi della Villa del Casone), venne utilizzata ininterrottamente dalla tarda età del Ferro fino alla piena romanità, con dinamiche topografiche e con tipologie architettoniche diverse.

Alla prima fase di utilizzo dell’area (fine VIII – prima metà VII secolo a.C., campo di Malacena) sono riferibili tombe a fossa semplice e a ziro (ovvero pozzetti scavati nel terreno con cinerario in terracotta grezza spesso coperto da una lastra di pietra), caratterizzate da scarso corredo di accompagno. Il periodo dell’Orientalizzante medio e recente (seconda metà VII – primo quarto VI secolo a.C.) segna la nascita della tomba a camera di tipo gentilizio, espressione della famiglia aristocratica: dalla tomba c.d. “a cassone”, che presenta già il dromos (corridoio) di accesso ma è priva della copertura (forse realizzata in materiale deperibile), si passa alla tomba “a tramezzo centrale”, che divide la camera in due celle, spesso corredate da basse banchine di deposizione.

Con l’età arcaica e la prima età classica (secondo quarto VI – V secolo a.C.) si affermano architetture diverse: accanto alla tomba “a tramezzo”, che tende sempre più alla regolarizzazione della camera (rettangolare o trapezoidale) e alla trasformazione del tramezzo in pilastro centrale, si possono trovare tombe a pianta complessa, cioè composte da più ambienti.

Con la seconda età classica (fine V – terzo quarto IV secolo a.C.) la tipologia tombale si semplifica: pur continuando l’utilizzo dei sepolcri gentilizi, sembra affermarsi l’uso della tomba a pianta semplice (rettangolare) con pilastro, affiancata, in età ellenistica (fine IV – fine II secolo a.C.), da quella a pinta circolare; in questi anni si afferma anche la tomba c.d. ‘a catino’, costituita da pozzetti cilindrici con il cinerario e pochi oggetti di corredo.

Al periodo compreso tra il I secolo a.C. e il secolo seguente possono invece essere attribuite tombe a cassone rettangolare e una tomba a colombaio (podere alla Frigge).

I materiali recuperati, dispersi tra numerosi musei in Italia e all’estero, mostrano elementi di estremo interesse per la definizione del popolamento del territorio, con evidenti richiami alla cultura materiale della aree limitrofe (Volterra, Chiusi, il Chianti ed il Valdarno).

Bibliografia:

AA.VV., Museo Archeologico Bianchi Bandinelli, Firenze, Le tre arti, 1990

Acconcia V., Paesaggi etruschi in terra di Siena. L’agro fra Volterra e Chiusi dall’età del Ferro all’età romana, Oxford, Archaeopress, 2012, pp. 38-47

Baldini G., La tomba n. 2 ed il sepolcreto orientale in località Le Ville. Contributo alla definizione della necropoli in età etrusca, in Baldini G., Bezzini M., Ragazzini S. (a cura di), La Collezione Bargagli nel Museo Civico Archeologico e della Collegiata di Casole d’Elsa. I materiali di proprietà comunale, Colle di Val d’Elsa, Salvietti & Barabuffi, 2012, pp. 45-71

Baldini G., La Val d’Elsa dopo Ranuccio Bianchi Bandinelli: una pesante eredità, in Barbanera M. (a cura di), L’occhio dell’archeologo. Ranuccio Bianchi Bandinelli nella Siena del primo ‘900, Milano, Silvana Editoriale, 2009, pp. 152-162

Baldini G., Note sul popolamento di età etrusca in Valdelsa: la ‘facies’ arcaica, in Schörner G. (a cura di), Leben auf dem Lande. ‘Il Monte’ bei San Gimignano: Ein römischer Fundplatz und sein Kontext, Internationales Kolloquium (Jena, 19–21 Juni 2009), Wien, Phoibos Verlag, 2013, pp. 145-177 (in particolare pp. 160-165)

Barbagli D., Uno sguardo sulla Val d’Elsa e il Chianti, in Barbagli D., Cianferoni G.C. (a cura di), Siena, Santa Maria della Scala. Guida al Museo Archeologico, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2008, pp. 53-56

Bartoloni G., La tomba dell’Alfabeto di Monteriggioni, in Etrusca e Italica. Scritti in ricordo di Massimo Pallottino, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1997, pp. 25-49

Bianchi Bandinelli R., La tomba dei Calini Sepuś presso Monteriggioni, in “Studi Etruschi”, II, 1928, pp. 133-176

Bianchi Bandinelli R., Materiali archeologici della Valdelsa e dei dintorni di Siena, Siena, Stabilimento arti grafiche San Bernardino, 1931 (estratto da “La Balzana”, II, 1928)

Boldrini F., L’alta e media Valdelsa in periodo etrusco: una sintesi storico-topografica, in “Miscellanea Storica della Valdelsa”, XCVI, 257, 1990 [1991], pp. 235-268 (in particolare pp. 248-249)

Cianferoni G. C., Evidenze archeologiche prima della Abbazia a Isola, in Gensini S. (a cura di), 1001-2001. Mille anni di Abbadia a Isola: tra storia e progetto, Atti della Giornata di Studi (Abbadia a Isola, 3 febbraio 2001), Castelfiorentino, Società Storica della Valdelsa, 2002, pp. 19-22

Cianferoni G. C., L’alta Valdelsa in età orientalizzante e arcaica, in Manganelli M., Pacchiani E. (a cura di), Città e territorio in Etruria. Per una definizione di città nell’Etruria Settentrionale, Atti delle Giornate di Studio (Colle di Val d’Elsa, 12-13 marzo 1999), Colle di Val d’Elsa, Gruppo Archeologico Colligiano, 2002, pp. 83-126 (in particolare pp. 98-99)

de Marinis G., Topografia storica della Valdelsa in periodo etrusco, Castelfiorentino, Società Storica della valdelsa, 1977, pp. 36-42; 50-53; 65-69; passim

Manganelli M. (a cura di), Museo Archeologico “Ranuccio Bianchi Bandinelli” di Colle di Val d’Elsa, Siena, Protagon Editori Toscani, 2003, pp. 60-69

Volpi F., Foglio 113 Castelfiorentino, in Torelli M. (a cura di), Atlante dei siti archeologici della Toscana, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1992, pp. 215-216 (s.v. 147.1-3, Casone, Malacena)

Documenti:

01 Bianchi Bandinelli MAV 1931

02 Bianchi Bandinelli MAV 1931

03 Bianchi Bandinelli MAV 1931

04 Bianchi Bandinelli MAV 1931

05 Bianchi Bandinelli MAV 1931

Bianchi Bandinelli SE, II, 1928

Fonti: 

Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Firenze

Archivio del Gruppo Archeologico Colligiano, Colle di Val d’Elsa

Atti della Giunta e del Consiglio Comunale di Colle di Val d’Elsa del 1972

Testimonianze orali raccolte presso i soci del Gruppo Archeologico Colligiano, in particolare da Mario Manganelli

Schede inventariali:

La quantità e la complessità delle vicende storico-antiquaire rende difficile riportare tutti i numeri di inventario della centinaia di oggetti; per quanto riguarda la sezione colligiana i materiali Terrosi, che costituirono il primo nucleo dell’allora Antiquarium etrusco, sono compresi tra i nn. 1-96.

Note: I reperti della Collezione Terrosi, dopo il primo smembramento del 1901, sono attualmente conservati, oltre che in alcune collezioni private, nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze (acquisiti nel 1903), nel Museo Etrusco “Mario Guarnacci” di Volterra, nel Museo Archeologico “Ranuccio Bianchi Bandinelli” di Colle di Val d’Elsa. Più complessa la vicenda degli oggetti venduti dall’antiquario Maccianti di Certaldo nel 1902, che dopo una prima divisione tra i musei di Berlino e Tubinga, a seguito degli eventi post-bellici, sono stati smembrati tra Charlottenburg (Antikenabteilung) e il Pergamonmuseum (Antiken-Sammlung); oggi sono riuniti nell’Antikenmuseum di Berlino. Per quanto concerne i materiali provenienti dagli scavi recenti, una parte è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Siena, un’altra nel Museo Archeologico “Ranuccio Bianchi Bandinelli” di Colle di Val d’Elsa.

Autore Scheda: Giacomo Baldini

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