Necropoli di Scarna – Monteriggioni
Luogo: Pineta di Scarna
Comune: Monteriggioni
Denominazione: Necropoli di Strove o di Poggio alla fame
Data/periodo: Metà VI sec. a.C. – II sec. a.C.
Descrizione: La necropoli di Scarna, identificata anche con i toponimi necropoli di Strove o di Poggio alla Fame (che ha dato non pochi problemi, per il caso di omonimia con un toponimo a Colle di Val d’Elsa con il quale è stato spesso identificato), è stata scavata tra il 1965 ed il 1969 dall’Etruscan Foundation e dall’University of Pennsylvania, sotto la guida di Anna Talocchini, ispettrice di zona della Soprintendenza alle Antichità d’Etruria. Lo scavo, purtroppo inedito (ad esclusione di poche note o studi su specifici oggetti), ha permesso di mettere in evidenza un complesso necropolare composto da ventotto sepolture, comprese tra la metà del VI secolo a.C. e la prima età imperiale. Trovate tutte violate ad esclusione, forse, della tomba a camera n. 4, i complessi hanno restituito pochi oggetti degli originali corredi: tra gli altri vanno ricordati vasi a vernice nera di produzione locale e volterrana e, soprattutto, almeno tre esemplari di kylikes (coppe da simposio) a figure rosse sovradipinte, riferibili ad una officina dell’Etruria settentrionale che prende il nome proprio dagli esemplari in questione (Sienese Workshop).
Nonostante le ripetute violazioni subite dagli ipogei (alcune, forse, anche di epoca medievale, come attesterebbe la scritta MCCX incisa sulla parete della monumentale tomba 7), le architetture dei sepolcri e la loro disposizione topografica forniscono indicazioni utili per un inquadramento della necropoli. Ad oggi, infatti, le tombe scavate sono ventotto, quattordici a camera ed altrettante a fossa (alle quali si potrebbero aggiungere tre fosse definite ‘incerte’ dagli scavatori, individuate nel 1967): gli ipogei, a cui si accede da dromoi (corridoi) con orientamento a nord/nord-ovest, possono presentare una camera rettangolare divisa da un tramezzo centrale (tomba n. 2), rettangolare o rotonda, con o senza pilastro centrale (tombe 1, 3-6, 8-14); particolare rilievo ha la tomba n.7, a pianta complessa, caratterizzata da una camera principale rettangolare con pilastro centrale e letti lungo le pareti, sulla quale si aprono due celle munite di letti di deposizione.
Le tombe a fossa, una delle quali accolse un incinerato, hanno restituito pochi oggetti di ceramica di impasto ed a vernice nera. Pur nella carenza di dati è possibile cercare di definire lo sviluppo della necropoli dell’origine fino alla prima età imperiale: all’età arcaica (metà VI secolo a.C.), infatti, sembra riferibile la tomba n. 2, del tipo più antico e piuttosto distante dall’altra tomba monumentale (n.7), probabilmente di alcuni decenni più recente, attorno alla quale, in età ellenistica (IV-II secolo a.C.), sono sorte altre strutture (a camera ed a fossa), che nella disposizione spaziale evidenziano uno stretto legame ideologico con la famiglia proprietaria della tomba gentilizia, evidenziando una situazione molto simile a quella documenta nella necropoli del Casone (Monteriggioni), di Dometaia (Colle di Val d’Elsa) e, in parte, nella necropoli di Orli a Casole d’Elsa. A conferma dell’importanza della presenza etrusca sul territorio ricordiamo che il toponimo Scarna è stato messo in relazione con l’etnico etrusco *scarnate.
Bibliografia:
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de Marinis G., Topografia storica della Valdelsa in periodo etrusco, Castelfiorentino, Società Storica della Valdelsa, 1977, p. 70
Ducci C., Valenti M., Località Poggio alla Fame – Colle di Val d’Elsa, in Carta Archeologica della provincia di Siena. III. La Valdelsa (Colle di Val d’Elsa e Poggibonsi), Siena, Nuova Immagine Editrice, 1999, p. 251
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Talocchini A., Notiziario: rassegna degli scavi e delle scoperte, in “Studi Etruschi”, XXXVI, 1968, p. 160
Talocchini A., Notiziario: Carta Archeologica d’Italia al 100.000, in “Studi Etruschi”, XXXVII, 1969, p. 142
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Fonti:
Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Firenze
Note: Le strutture, sottoposte in anni recenti a ripulitura e collegate da percorsi attrezzati, non sono visitabili; i materiali, per la maggior parte inediti, si trovano nel Museo Archeologico Nazionale di Siena e in deposito presso la tenuta di Spannocchia.
Autore Scheda: Giacomo Baldini
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