Chiesa di San Giovanni Battista in Pantaneto

Luogo: Via Pantaneto – Siena

Contrada: Contrada del Leocorno

Data/periodo: Origini intorno al XIII sec., la forma attuale è del XVI sec., la facciata risale al 1876

Descrizione: Le origini della Chiesa di San Giovanni Battista in Pantaneto, detta chiesa di San Giovannino della Staffa, risalgono al 1200, ma la sua forma attuale va fatta risalire alla metà del XVI secolo, secondo un disegno fornito dall’Architetto senese Gian Battista Pelori, allievo e collaboratore di Baldassarre Peruzzi, che realizzò anche la Chiesa di San Martino; il Pelori elaborò e portò a compimento con grande personalità un disegno del suo maestro, anche se la facciata che si presenta a noi adesso è il frutto di successivi interventi fino all’ultimo restauro del 1876 effettuato nell’ottica “purista”, cioè secondo il disegno originario.

Il prospetto principale, impostato su due ordini sovrapposti (dorico sostenente corinzio) è spartito in tre assi verticali da quattro lesene ed interamente costruito in laterizio faccia vista, con alcuni inserti in travertino che evidenziano lo zoccolo, i piedistalli e i capitelli delle lesene. L’interno è costituito da un pronao poco profondo e da una unica navata a pianta rettangolare, proporzionata su due quadrati secondo lo schema A-B-A; il volume centrale cupolato individua il luogo di raccolta dei fedeli. Tra il 1590 e il 1650 lavorano per la Chiesa i migliori pennelli di Siena (Rutilio Manetti, Astolfo Petrazzi, Dionisio Montorselli e altri) arricchendo l’interno di numerose tele e pregevoli affreschi dedicati alla vita di San Giovanni Battista, mentre nel 1609 viene portato a compimento il sontuoso altare in marmi policromi realizzato dallo scultore e architetto senese Flaminio Del Turco, il miglior artefice attivo in città in quegli anni. Attorno al seicento, i contradaioli del Leocorno, che fino a questo momento tenevano le adunanze nelle case dei loro capitani, cominciarono a cercare un luogo di culto ove celebrare le proprie funzioni religiose e per questo la loro attenzione si concentrò proprio nella Chiesa di San Giovanni, posta nel cuore del territorio; i rapporti tra la Contrada e la Compagnia omonima sono spesso stati turbolenti e più di una volta i contradaioli sono stati allontanati dalla Compagnia stessa, come ad esempio nel corso del XVIII secolo, periodo che coincise tra l’altro con un digiuno di vittorie di oltre settanta anni.

L’ultimo allontanamento, datato 1868 e firmato dal rettore della Parrocchia Alessandro Toti, obbliga la Contrada a celebrare le sue funzioni nella Chiesa di San Giorgio, all’interno del territorio della Contrada del Nicchio. Nel secondo dopoguerra, l’unione della Parrocchia di San Martino con quella di San Giovanni, rese libera quest’ultima e nel 1963 il priore della Contrada Erminio Campanini inoltrò all’Arcivescovo Mario Ismaele Castellano la domanda per entrare in possesso della Chiesa; la cessione in uso perpetuo fu siglata nel 1966.

A distanza di un secolo, il Leocorno torna cosi a titolo definitivo nel luogo originario dove il primo embrione di Contrada ebbe una consistenza organizzata; ma ancora più significativo è il fatto che a partire da questo momento, tutti i Contradaioli si impegnano in un grande lavoro di ristrutturazione della Chiesa e dei locali attigui, anch’essi passati di proprietà e che verranno adibiti a Sede della Contrada stessa dopo quattro anni di lavori diretti dall’Architetto Fabio Parigi e dal Geometra Paolo Grasso. Il risultato di questo encomiabile sforzo, è il grande e indiviso complesso che è giunto fino a noi e che, attorno alla Chiesa, accoglie tutti gli ambienti nei quali si è sviluppata e vive ancora adesso la Contrada attuale.

Bibliografia:

Ceccherini D., Gli Oratori delle Contrade di Siena, Siena, Betti Editrice, 1995

Festività di San Giovanni Battista, 27/28 Giugno 1970, in occasione della inaugurazione della Sede della Contrada del Leocorno, Siena, Tipografia Il Torchio, 1970

L’Unicorno, Cenni storici e memorie di Contrada, Siena, Tipografia Senese, 1988

Autore scheda: Contrada del Leocorno, Simone Carloni

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