I suoni e i colori della Valle di Follonica
Luogo: Valle di Follonica – Siena
Contrada: Contrada del Leocorno
Data/periodo: Dal 1200
Descrizione: La valle di Follonica…una spina di verde che si insinua nel tessuto architettonico urbano fin quasi a sfiorare il Campo, la nostra piazza, l’agorà di una città unica al mondo.
Entrarvi significa calarsi in un’oasi di quiete, significa approcciarsi al rapporto primordiale con la madre terra, con l’erba e le piante che la ricoprono, entrarvi significa vivere un’esperienza unica fatta di luci, di colori, di suoni e rumori.
Tutto è rarefatto e come rimasto immoto nel tempo.
Una sensazione quasi stupefatta è suggerita dal mormorio del vento che si insinua fra i rami dei tigli per poi far palpitare le foglie degli ulivi che cambiano continuamente colore, passando dal verde al grigio argento sfumato.
Con il cambiare delle stagioni la valle si ammanta di colori diversi: i primi zefiri primaverili cancellano le tonalità grigiastre e smorte dell’inverno e mentre in cielo si inseguono nubi vagabonde, le piante da frutto in fiore punteggiano di bianco e di rosa il verde dell’erba nata sui pendii. Le tonalità più o meno accese del rosso dei frutti sottolineano gli afosi pomeriggi d’estate, per poi sfumare nei toni più delicati dei gialli e dei marroni di cui si vestono le piante al soffiar delle prime tramontane.
E intorno alla valle il rosso caldo dei mattoni delle vecchie mura di cinta degrada a valle racchiudendo tutto come dentro ad un prezioso scrigno.
Questo variegato cromatismo è accompagnato da suoni sommessi, come quello del canto di uccelli che nidificano fra i rami di piante secolari, del fruscio delle canne del boschetto di bambù sulla riva del fosso e dal mormorio dell’acqua della fonte duecentesca che la tradizione vuole costruita su disegno di due frati Silvestrini, Orlando di Martino e Pietro di Alberto, per un antico borgo di lavatori di panni chiamati in latino ” fullones “.
Per secoli la fonte, abbandonata dopo la peste nera del 1348, è stata ricoperta da strati sempre più spessi di terra calata dai dirupi circostanti, ma in tempi recenti un intervento di restauro l’ha riportata alla sua primitiva bellezza. Son tornati così alla luce gli archi a sesto acuto, le volte a vela che coprono le tre vasche, e allora se ascolti con orecchie di fanciullo puoi sentire, quasi nascosta dal fruscio dell’acqua che scorre, una nenia lenta ed antica come il mondo e vivere così un attimo fuggente permeato di sogno e di magia.
Autore scheda: Contrada del Leocorno, Paolo Doretto
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