Fonti di Follonica
Luogo: Valle di Follonica – Siena
Contrada: Contrada del Leocorno
Data/periodo: Prima menzione 1226
Descrizione: Si presume che il nome della Fonte di Follonica e dell’omonima valle derivino dal fatto che qui lavorassero i gualchieri e i tintori di panni detti “Fullones”.
La prima menzione della Fonte la troviamo nel più antico libro di Biccherna giunto fino a noi e datato 1226. Fin da quella data la Fonte era già iscritta con il nome di “Fonte di Follonica” e si parlava di una fonte “antica” e di una “nuova”.
La Fonte di Follonica era una delle più belle e importanti fonti della città, con il paramento murario in facciata, oggi solo parzialmente visibile, formato da filari di quattro mattoni alternati a ricorsi di conci di travertino; una particolare tipologia muraria, non utilizzata in altre fonti, caratteristica nelle architetture dell’edilizia senese tra la metà del Tredicesimo ed i primi decenni del Quattordicesimo secolo.
La Fonte era organizzata in ambienti distinti e comunicanti fra loro mediante il sistema del trabocco. Uno o più bottini portavano l’acqua al bacino principale, posto più in alto rispetto alla seconda vasca, dedicata all’abbeveramento delle bestie e infine ci era il lavatoio. I costruttori avevano inoltre previsto un fontino per lavare i recipienti prima di attingere l’acqua da bere e dei canali di scolo per le acque degradate.
Il pavimento del fondo della Fonte era di coccio pesto e l’interno in laterizi. Intorno alla prima vasca vi sono parapetti bassi in pietra che portano ancora evidenti i buchi sui quali poggiavano le transenne per non far avvicinare gli animali all’acqua potabile.
Nel 1247 il Comune ordina di realizzare la copertura a volte e stanzia fondi per il tetto al di sopra delle volte; altri lavori fra il 1249 ed il 1253, fra i quali i più importanti la platea antistante ed un forte muro a retta per sostenere la terra del poggio di Santo Spirito.
Negli anni settanta del Duecento, dopo la sconfitta dei Senesi da parte degli Angioini nella battaglia di Colle del 1269, furono innalzate delle merlature, costruita una “bicocca” dotata di armati e venne chiusa la porta antistante la fonte, detta Porta di Follonica.
Fu dopo la terribile peste nera del 1348 che le Fonti di Follonica persero parte della loro utilità, anche in seguito alla decimazione della popolazione, a vantaggio di altre fonti più facilmente raggiungibili nel centro città.
Nel 1492 fu ideato da Comune un progetto di recupero del quale si sarebbe dovuto occupare Francesco di Giorgio Martini, ma il lavoro non fu mai realizzato nonostante fossero stanziati anche dei fondi per il restauro della fonte.
La successiva incuria e la mancanza di opere di manutenzione comportarono un sempre più evidente stato di abbandono e di degrado, soprattutto per i continui smottamenti dei greppi sui quali sorgevano gli orti dell’Abbazia Nuova.
Nel 1509 la Fonte e il terreno annesso divennero di proprietà privata con la donazione da parte di Pandolfo Petrucci (Signore di Siena dal 1497 al 1512) ai Frati di Santo Spirito e la fonte da questo momento scompare sia dagli atti del Comune che addirittura dalle cartografie, un fatto che testimonia il suo quasi completo interramento, fino al Settembre 1903, quando in un verbale una Guardia Comunale riferisce che i proprietari stavano rimuovendo il paramento murario antistante gli archi, per cui il Comune, visto lo stato della Fonte, dette ordine di fermare ogni intervento di distruzione e smantellamento.
Bibliografia:
Bargagli Petrucci F., Le Fonti di Siena e i loro acquedotti, 1906
Serino V. (a cura di), Siena e l’acqua: storia e immagini di una città e delle sue fonti, Siena, Nuova Immagine Editrice, 1998
Valenti M. e Tronti C. (a cura di), La fonte di Follonica e le fonti medievali di Siena [Risorsa elettronica], Siena, 2004
Fonti:
Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00495177 (compilata da M. Dei, 2006)
Note: Negli anni Settanta il Dipartimento di Archeologia Medievale s’interessò dell’angolo Nord-Est, ma gli scavi finirono presto perché appena tre metri e mezzo sotto il calpestio fu rinvenuta una falda acquifera. Dal settembre 2003 il Comune di Siena, in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia e di Storia delle Arti, ha iniziato con una serie di scavi e ricerche che si sono conclusi da poco ed hanno portato a capire come era fatta l’originaria costruzione e quale bellezza architettonica possedeva, ma soprattutto a liberarla completamente dalla terra che l’aveva ricoperta nel corso del tempo.
Autore scheda: Contrada del Leocorno, Marta Fontani e Mario Fineschi
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