Astolfo Petrazzi
Luogo: Via Follonica, 82 – Chiesa e Sede Museale della Contrada del Leocorno – Siena
Contrada: Contrada del Leocorno
Settore di riferimento: Pittura
Data/periodo: 1580-1665
Descrizione: Nella chiesa e nella sede museale della Contrada sono presenti delle opere di Astolfo Petrazzi, un artista senese meno conosciuto rispetto al più famoso Rutilio Manetti, ma centrale al suo pari. Furono suoi quell’eclettismo e quella versatilità che solo un grande maestro sa utilizzare opportunamente; oltre alla rappresentazione di temi religiosi, sperimentò, infatti, svariati generi e variò molti linguaggi, modellando la sua maniera di volta in volta. Nella sua bottega, inoltre, seppe coordinare molto bene gli apprendisti, prestando sempre maggiore attenzione ai giovani. Astolfo Petrazzi nasce nel 1580, quando sta per avviarsi l’intensissima stagione artistica che vede Caravaggio e Annibale Carracci imprimere un nuovo corso alla cultura con lo studio del naturale e trovare con questo un’ampia risonanza nelle generazioni dei loro colleghi – tra cui Guido Reni.
L’attenzione giovanile del nostro artista, tuttavia, si volge verso il dolce dipingere del Rustici, richiamato nell’opera di Astolfo negli effetti luministici, che egli alterna tra luci ed ombre, e nella mirabile resa epidermica dei materiali. Ne è un buon esempio il San Giovanni con due angeli, una tela che proviene dalla Congregazione degli Artisti; in seguito al suo scioglimento e alla restaurazione del complesso per insediarvi l’Università per Stranieri di Siena, l’opera passò, insieme alle altre che vi erano custodite, nella chiesa di San Giorgio, luogo in cui erano soliti riunirsi i contradaioli, e poi nell’attuale sede. I richiami al Rustici nelle espressioni stupefatte dei due dolci angeli e nell’indagine naturalistica dei panneggi, che si piegano sotto al corpo bagnato di luce del santo mentre le zone d’ombra lo modellano e torniscono, sono palesi. Astolfo passa, poi, a guardare la stesura pittorica del Rustichino, molle, cremosa e di influenza carraccesca, mentre, in seguito, è lo stesso Manetti ad influenzarlo con i suoi contrastanti chiaro-scuri. A differenza del suo concittadino, tuttavia, Astolfo dipinge con colori incandescenti e soffici allo stesso tempo, che ricordano la pittura veneta e riflettono lo stile del Sorri.
Nel quarto decennio del Seicento, l’arte del Petrazzi è caratterizzata da una più netta influenza del classicismo reniano; esso lo porta a realizzare nostalgiche opere di soggetto religioso che, con severa eleganza ed un impeccabile ritmo compositivo, sembrano dei documenti figurativi di vita quotidiana, piuttosto che pale da chiesa. Un esempio esaustivo di tale periodo è lo stesso San Giovanni confortato dagli angeli (1639) che si trova nella parete sinistra della chiesa del Leocorno. In quest’opera, infatti, il tenerissimo angelo sulla sinistra, di perla vestito, è una diretta citazione della medesima figura reniana nella Chiesa di San Martino a Siena. Anche il suo compagno presenta tutti gli influssi del Reni, non fosse altro per i tocchi di colore sbattuti e repentini. La scena intera è, inoltre, improntata alla poetica degli affetti che nacque a Bologna, la città natale di Guido; è una serena conversazione tra il santo e gli angeli e l’arcadico bosco la incornicia perfettamente.
Bibliografia:
Baldinucci F., Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, ed. a cura di F. Ranalli, Firenze, V. Batelli e Compagni, 1847, 5 voll.
Ciampolini M., Pittori senesi del Seicento, Siena, Nuova Immagine, 2010, 3 voll.
Lanzi L., Storia Pittorica dell’Italia, ed. critica a cura di M. Capucci, Firenze, Sansoni, 1968, 1 vol.
Romagnoli E., Biografia Cronologica de’ Bellartisti Senesi dal secolo XII a tutto il XVIII, ante 1835, mss. L. II. 1 – 13, Biblioteca Comunale di Siena; edizione anastatica, Firenze 1976, 13 voll.
Fonti:
Tesi di Laurea Specialistica in Storia dell’Arte di Filomena Rosselli, Astolfo Petrazzi (1580-1643)
Note: Astolfo Petrazzi fu tutt’altro che un modesto esecutore della Maniera seicentesca; grazie alla sua grande versatilità, dote non di poco conto, riuscì a fare suoi dei generi e dei linguaggi che solo un artista eclettico e multiforme quale lui fu avrebbe potuto. Non è, quindi, da considerarsi alla stregua del suo conterraneo Rutilio, bensì come una personalità molto singolare e, soprattutto, protagonista della prima metà del ‘600.
Autore scheda: Contrada del Leocorno, Chiara Bologni
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