I terrazzamenti in pietra nel Chianti

Luogo: Chianti

Comune: Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: Dal basso Medioevo all’epoca contemporanea

Descrizione: Il terrazzamento in pietra è un elemento fondamentale del paesaggio agrario, tanto da rientrare, nel caso dei paesaggi terrazzati delle Cinque Terre e della Costiera Amalfitana, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Ciò sottolinea l’importanza storica ed estetica che tale costruzione agricola ha avuto nel modellamento del paesaggio.

L’utilizzo dei muretti a secco è legato alla storia di territori di difficile coltivazione, le cosiddette “terre alte”, che a causa delle pendenze elevate costringevano l’uomo a realizzare opere idrauliche semplici ma efficaci (acquidocci) che permettessero sia lo scolo delle acque in eccesso, sia la corretta irrigazione delle colture. La coltivazione dei “rilievi appoderati” a viti e ulivi avveniva a mano, cioè senza l’utilizzo di macchine agricole, utilizzando prevalentemente forme di sistemazione agraria “a giropoggio” o “a cavalcapoggio”.

I terrazzamenti, a partire dagli anni Cinquanta, vengono abbandonati per lasciare il posto alla coltivazione “a ritto chino”, con filari disposti perpendicolari alle curve di livello. Questo tipo di gestione del territorio, se da una parte permette l’utilizzo di trattori e macchine agricole, comporta dall’altra un aumento dei fenomeni erosivi e quindi impoverimento del suolo. Nel Chianti, e in particolare nell’area di Castellina, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, il paesaggio terrazzato resiste in poche aree, anche se, da alcuni anni, importanti aziende vitivinicole ne hanno fatto una particolarità produttiva, soprattutto perché, secondo recenti studi, i terrazzamenti rappresentano la migliore disposizione dei filari in termini di insolazione e quindi di utilizzo dell’energia solare ai fini di fotosintesi.

Le modalità costruttive dei terrazzamenti è da sempre stata la stessa: quella delle realizzazione di filari di muretti a secco contro terra, disposti lungo le isoipse del versante, in alcuni casi interrotti da filari perpendicolari alla linea di massima pendenza. Le pietre utilizzate erano e sono quelle che affioravano vicino al campo, che venivano raccolte, sbozzate e murate a secco senza l’uso di una malta. Qui stava qui la maestria del costruttore, che con incastri di pietre più piccole riusciva a ottenere una struttura stabile. Nell’area di Castellina in Chianti, in particolare, la maggior parte dei muri a secco sono realizzati con l’alberese, un calcare locale marmoso a grana fine di color nocciola e dalla frattura concoide.

Documenti:

Paesaggio-mediterraneo

Sistemazioni-idraulico-agrarie

Sistemi-terrazzati

Territorio-Chianti

Note: I terrazzamenti in Toscana erano già presenti nel Basso Medioevo e nel Rinascimento come prodotto della cultura urbana. La posizione delle città toscane lungo la dorsale appenninica ha fatto sì che l’influenza delle città plasmasse gradualmente tutta la fascia montana appoderata e sottoposta alle fattorie di proprietà cittadina. Questo processo si è consolidato ed è durato fino all’ultimo dopoguerra, finché è durato il contratto di mezzadria che garantiva la costante manutenzione del sistema. In un territorio montuoso e collinare come quello italiano, il terrazzamento è il sistema migliore per contenere e prevenire il dissesto idrogeologico e per la conservazione del suolo, risorsa unica e insostituibile.

Autore scheda: Serena Castignoni

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