Il carbonaio
Luogo: Orgia
Comune: Sovicille
Data/periodo: 1800/ Fino agli anni Sessanta del Novecento
Descrizione: Come ha avuto modo di sottolineare Gianfranco Molteni, i carbonai rappresentavano una sorta di tribù, accolta dalle risate dei locali che vedevano arrivare queste famiglie numerose per produrre il carbone nei boschi. Si fermavano per lungo tempo, costruivano il capanno nel bosco, con le frasche e le piote, che staccavano dal terreno con la zappa. In molti casi, se trovavano una capanna dell’anno prima in buono stato, la restauravano, altrimenti bisognava costruirne una nuova. Si portavano appresso i figli o, in molti casi, i figli di qualcun altro, che venivano chiamati “meo”, il garzone tuttofare che sbrigava i piccoli lavori mentre il carbonaio lavorava alla carbonaia. A Fuserna, a Orgia, i carbonai erano i Porrettani, perché venivano quasi tutti da Porretta:
Ci facevano i capanni, li coprivano con la terra, ci facevano il posto per i sacconcini di paglia, ci albergavano… venivano dalla Porretta, i Porrettani, si conoscevano perché venivano, spesso nell’inverno, tagliavano e cocevano, ci si andava sempre a raccattà la carbonella, a Fuserna, di dentro ancora, c’era una lecceta, ci facevano… c’era le piazze, ci cocevano il bosco, si conoscevano come si conosceva questi d’Orgia. C’erano citti, citte, lavoravano tutti nel bosco, chi faceva una cosa, chi un’altra…
Il periodo della cottura del carbone andava dalla fine dell’inverno alla fine della primavera. In quel periodo, le donne di Orgia andavano con la zappa a cercare la carbonella, ossia ciò che rimaneva sul terreno alla fine della scarbonatura fatta dai carbonai, ai quali portavano un po’ di pane fresco, in cambio del carbone. Il lavoro consisteva, ovviamente, nella trasformazione della legna in carbone, e questo processo era possibile mediante una costruzione artigianale particolarmente ingegnosa: la carbonaia. Essa era costituita di piccoli tronchi messi tutti in fila fino a formare una piccola capanna, dentro la quale bruciava un fuoco molto basso, che non doveva mai spegnersi e che non doveva essere troppo alto, altrimenti la legna avrebbe bruciato invece di carbonizzarsi.
Bibliografia:
Molteni G., a cura di, Il museo del bosco. Orgia, Protagon, Siena 1993
Fonti:
I brani di intervista sono estratti da Valentina Lapiccirella, Bosco e storie di vita, p. 122, in Molteni G., a cura di, Il museo del bosco. Orgia, Protagon, Siena 1993
Autore Scheda: Pietro Meloni