L’area archeologica di Santa Cristina in Caio – Buonconvento

Luogo: Località Santa Cristina

Comune: Buonconvento

Descrizione: La località di Santa Cristina in Caio prende il nome dall’antica pieve, risalente all’VIII secolo. Nell’anno 814, la pieve viene citata per la prima volta in un diploma emesso dall’Imperatore Lodovico Pio in favore dell’Abate di Sant’Antimo, con cui si conferma l’appartenenza a quel monastero del caium Ceciliano all’interno del quale è compreso l’oratorium di Sancta Christina. La pieve subì forti danni intorno alla metà del XVI secolo, non riparati, che portarono al degrado dell’edificio; gli ultimi ruderi furono abbattuti nel 1787 e i materiali riutilizzati per la costruzione del campanile della chiesa di San Pietro a Buonconvento.

Già dalla metà del XVIII secolo, i ruderi della chiesa cominciano a destare l’interesse di studiosi locali, come lo storico Antonino Pecci.

Le sistematiche campagne di scavo e ricognizione condotte tra il 1991 e il 1994 dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana e tra il 1998 e il 2003 dall’Università degli Studi di Siena per la stesura della Carta Archeologica della Provincia, hanno permesso di definire i limiti di un’area di interesse archeologico che si colloca a sud dell’attuale località di Santa Cristina, e più precisamente nella zona di Poggio alle Fonti. I saggi di scavo eseguiti negli anni Novanta hanno portato alla luce una vasta area cimiteriale con 90 sepolture e labili strutture murarie riferibili a un edificio romano da identificare. Le tombe furono ricondotte alla tipologia a cappuccina, costituite da una copertura in lastre posizionate a doppio spiovente con i coppi tra i giunti e infossate in buche rettangolari, spesso con il fondo rivestito da tegole. L’uso della necropoli fu datato entro un arco cronologico che va dal II-I secolo a.C. alla seconda metà del VI secolo d.C.

Le indagini svolte durante le campagne più recenti hanno evidenziato emergenze archeologiche di superficie riferibili a un unico insediamento di età romana esteso sulla sommità di Poggio alle Fonti e ai piedi del versante occidentale dello stesso. Una prima occupazione di Poggio alle Fonti è ascrivibile a una generica epoca preistorica, come testimoniano le sporadiche tracce rinvenute sulla sommità della collina, ma il reale sviluppo del sito avverrà appunto con l’età romana, per proseguire nel Medioevo con la presenza dell’edificio di culto.

Le componenti strutturali e i caratteri topografici del sito hanno indotto gli studiosi a interpretare il complesso romano di Santa Cristina come una mansio o una statio, una sorta di stazione di tappa sulle arterie stradali per l’approvvigionamento dei viaggiatori, situata all’incrocio con la direttrice viaria tra Siena e Chiusi.

Le indagini più recenti, riprese nel 2009 e tuttora in corso, hanno confermato questa interpretazione e rilevato la complessa articolazione del contesto. È stato portato alla luce, in particolare, un grande impianto termale con continuità di vita dal I al IV secolo d.C., di forma rettangolare, suddiviso internamente in diversi ambienti a cui si accedeva da due diversi ingressi. Le notevoli dimensioni dell’edificio hanno indotto gli studiosi a ipotizzare che si trattasse di strutture di grande importanza e di carattere pubblico. Consisteva dunque di un vicus, cui si aggiungeva la funzione di mansio, che faceva parte dell’articolato sistema del cursus pubblicus, il servizio imperiale che assicurava gli scambi all’interno dell’Impero.

Le terme si configuravano come un grande edificio con ambienti comunicanti, il cui accesso era localizzato nel apodyterium, una sorta di spogliatoio, che conduceva poi al frigidarium, con una vasca di acqua fredda e successivamente al tepidarium, ambiente di passaggio fra bagni freddi e caldi, per poi passare alla sudatio, ambiente con vapore destinato ai bagni di sudore, e al calidarium, con vasche di acqua calda riscaldata tramite la circolazione di aria calda al di sotto della pavimentazione.

È attorno alla metà del IV secolo che risale la dismissione dell’edificio, che determinò il riutilizzo della struttura come atelier produttivo costituito dall’impianto di sette forni, successivamente sostituti da una bottega per la lavorazione del piombo.

L’ultima frequentazione ad oggi documentata del sito risale al VII-VIII secolo e si configura come parte di un villaggio altomedievale costituito da capanne con armatura di pali lignei. Queste strutture sono impostate sui crolli pertinenti agli edifici del vecchio complesso termale, spianati per la messa in opera delle varie strutture abitative.

Lo stanziamento nell’areale di Santa Cristina sembra essere proseguito oltre l’VIII secolo: l’elemento che maggiormente conforta questa ipotesi è l’attestazione di una chiesa in età carolingia esattamente nel punto in cui la Soprintendenza Archeologica della Toscana effettuò il proprio scavo all’inizio degli anni Novanta.

Bibliografia: 

Canestrelli A., Storia dell’Abbazia di Sant’Antimo, in “Bullettino Senese di Storia Patria”, XVII, 1911, pp. 84-132

Cenni F., Carta archeologica della provincia di Siena: Buonconvento, vol. VIII, Siena,  NIE, 2007

Francovich R., Dalla teoria alla ricerca sul campo: il contributo dell’informatica all’archeologia medievale, in “Archeologia e calcolatori”, 1, 1990, pp. 15-26

Francovich R., Archeologia e territorio, in Detti T. (a cura di), La terra dei musei. Paesaggio, arte storia del territorio senese, Firenze, Giunti, 2006, pp. 13-39

Goggioli S. et al., Santa Cristina in Caio. Un insediamento nella media valle dell’Ombrone. Prima indagine archeologica, Buonconvento, 1994

Goggioli S., Valenti M., Buonconvento (Si). Santa Cristina in Caio: indagini 2010, in “Notiziario della Soprintendenza per i beni  archeologici della Toscana”, VI, 2010, pp. 388-391

Valenti M., Santa Cristina (Buonconvento – SI): le campagne di scavo dal 2009 al 2012, in “The Journal of Fasti Online”, 2012

Valenti M., Santa Cristina (Buonconvento – SI): la campagna di scavo 2013, in “The Journal of Fasti Online”, 2013

Autore scheda: Giulia Losi in collaborazione con Stefano Bertoldi

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