Il vicolo della Palla a Corda e i giochi dei bambini

Luogo: Vicolo della Palla a Corda – Siena

Contrada: Contrada del Drago

Denominazione: Pallaccorda

Data/periodo: XIX secolo

Descrizione: Il vicolo della Palla a Corda ospita la stalla del Drago. Vi si accede da Via della Sapienza; dopo un primo tratto in salita la strada gira a sinistra e corre parallela a Via della Sapienza stessa. Appena svoltati, il vicolo appare in tutta la sua bellezza, incastonato tra due ali di palazzi e caratterizzato dalla presenza di numerosi archi; alzando lo sguardo s’intravede la sommità del campanile della Basilica di  San Domenico.

Sembra che il nome derivi dall’usanza degli studenti dell’antica Università di Siena, ubicata nei locali dell’attuale Biblioteca Comunale, di praticare una sorta di primitivo gioco del tennis. Il vicolo ha rappresentato, fino alla fine degli anni settanta, era un microcosmo ricco di vita; le famiglie che vi abitavano e gli artigiani che ci lavoravano, con le loro storie, ne facevano un piccolo mondo a sé.

La Palla a Corda era molto frequentata in quanto anche sede di numerosi magazzini di negozi e commercianti. Le scale situate quasi in fondo al vicolo portavano fin dentro il Cinema Metropolitan, il cui ingresso principale era in Piazza Matteotti. Il vicolo, fin dal 1948, è addobbato dai piccoli dragaioli per la Festa dei Tabernacoli dell’8 settembre. L’immagine della Madonna col Bambino, venerata ancora oggi, è quella realizzata nel settembre 1957 da Maria Grazia Daghini, giovane artista dragaiola anche lei abitante in Palla a Corda e posta a metà della strada.

La Palla a Corda ha perduto la sua anima, quella chiassosa dei suoi giovani abitatori. Oggi è difficile trovarvi bambini a giocare, salvo nei giorni precedenti la Festa dei Tabernacoli. I giochi preferiti, soprattutto d’estate, erano “nascondino”, ma anche “i quattro cantoni”, “un, due, tre, stella” e “mosca cieca” che però si facevano per accontentare le ragazzine. A testimonianza della voglia di avere un luogo che identificasse il gruppo, si costruiva un casottino, un piccolo capanno sotto il quale poter stare al riparo e dove tenere oggetti, giornalini, ecc.; era costruito con materiali di fortuna e resisteva sì e no una settimana. Un altro gioco era la corsa con le bilie di vetro fatte rotolare su una pista modellata sulla di rena di qualche cantiere di frequenti opere murarie; al termine dell’orario di lavoro dei muratori, i ragazzi si affrettavano a tracciare sul mucchio di rena la pista. Una variante era il gioco dei tappini, quelli in metallo a corona delle bottiglie di birra o aranciata; si scriveva all’interno del tappo il nome di un ciclista e poi si gareggiava a colpi di “biscotti” con le dita.

Non poteva mancare il gioco per eccellenza: il Palio. Chi correva tenendo in mano la spennacchiera, fabbricata con il coperchio di cartone delle scatole da scarpe e colorata con le matite, era il cavallo; il fantino usava come nerbo un rametto verde di alloro strappato dalle siepi del vicino stadio del Rastrello. Il percorso prevedeva di imboccare la Palla a Corda verso via della Sapienza, con la discesa ripida (curva a destra come quella di San Martino), proseguendo per via delle Terme fino a via del Cavalletto, risalendo in via dei Termini fino a scendere per la Costa dell’Incrociata e per poi risalire il vicolo e terminare nel punto di partenza; erano frequenti le cadute, con sanguinose conseguenze per le ginocchia, e i lividi per usi troppo energici del nerbo. Non mancava un rudimentale drappellone di carta appeso ad un manico di scopa con il piatto fatto con il fondo delle scatole grandi di acciughe regalate dal negozio di alimentari di Via della Sapienza.

Bibliografia:

Brogi R., Ragazzi di Palla a Corda, in Quaderni de “I Malavolti”/9, Contrada del Drago, Siena, 2011

Autore scheda: Contrada del Drago, Paolo Corbini

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