Monastero

Luogo: Strada di Monastero Basso, 14 – Siena

Contrada: Contrada della Chiocciola

Data/periodo: La costruzione risale al 731 d. C. Nel corso dei secoli il complesso ha subìto diversi interventi di ristrutturazione: una prima volta nel Seicento quando venne modificata la struttura della chiesa. Nel 1786 il Monastero fu abbandonato dai monaci che si trasferirono in San Domenico quindi, dopo essere stato danneggiato dal terremoto del 1798, fu restaurato in modo importante dalla famiglia Griccioli che ne entrò in possesso nel 1812. Attualmente, il complesso è di proprietà della Congregazione di San Vincenzo de’ Paoli che, sin dal 1932, l’ha concesso in uso alla Fondazione onlus di Monastero per la gestione di attività assistenziali e di beneficenza.

Descrizione: La Contrada della Chiocciola è l’unica, secondo il bando di Violante di Baviera, ad avere annessa al proprio territorio un’area delimitata ed esterna alle mura,  conosciuta come Monastero. Tale area sorge nella zona adiacente all’ex monastero benedettino di Sant’Eugenio, fondato nel 731 d.C. da Warnefrido, castaldo del re longobardo Liutprando, che si insediò sul colle chiamato allora di Pilodiano o Pilosiano.

La Compagnia Militare di Monistero, per antico privilegio concessole per i servizi prestati dalla Repubblica di Siena e rinnovato dai Serenissimi Principi di Toscana, aveva diritto di cittadinanza senese. Qui aveva sede la Contrada della Quercia che era solita partecipare alle feste cittadine insieme alla Contrada della Chiocciola e che venne “soppressa” nella seconda metà del XVII secolo.

Nei dintorni di Siena, la frazione di Monastero è tra quelle a più scarsa antropizzazione. Vi è infatti una presenza molto diluita di casali e ville storiche, incastonate nel paesaggio rurale, caratterizzato da piccole coltivazioni ortive, da vigne e da oliveti.

La struttura architettonica del monastero di Sant’Eugenio presenta una grande cupola chiusa da un tiburio cilindrico. La merlatura che corona quasi interamente il perimetro della costruzione fu fatta edificare dai fratelli Griccioli. Della struttura originale, rimasero i due chiostri di cui, quello maggiore, in stile rinascimentale con archi a tutto sesto sorretti da colonne in arenaria con eleganti capitelli. In origine la chiesa era dotata di un alto campanile che fu abbattuto durante i lavori di ristrutturazione avvenuti  nel corso dell’Ottocento. L’interno della chiesa fu abbellito da Silvio Griccioli con numerose opere d’arte. Tra i numerosi dipinti presenti, si possono ricordare per importanza:

– Affresco con l’Invenzione della Croce di Bartolomeo Neroni detto il Riccio, qui trasportato dalla soppressa Compagnia di S. Croce nel 1842.

– Deposizione, affresco attribuito a Girolamo del Pacchia, proveniente dalla Compagnia di Santa Croce e qui fatto collocare sempre nel 1842.

– Resurrezione di Cristo di Benvenuto di Giovanni, affresco staccato dalla sala capitolare  del monastero nel 1841.

– Quattro sante martiri (Sant’Orsola, Santa Barbara, Santa Lucia, Sant’Apollonia), affreschi nei pennacchi della cupola attribuiti ad Astolfo Petrazzi.

– Ordinazione di Santo Stefano, tela attribuita a Deifebo Burbarini, proveniente dalla soppressa Compagnia di Santo Stefano.

– Disputa di Santo Stefano, tela attribuita a Domenico Manetti e sempre proveniente dalla Compagnia di Santo Stefano.

– Cattura di Santo Stefano, Tela di Raffaello Vanni, sempre proveniente dalla Compagnia di Santo Stefano.

– Martirio di Santo Stefano, tela di Pietro Sorri, anch’essa proveniente dalla Compagnia di Santo Stefano.

– Crocifissione, affresco di Benvenuto di Giovanni che nel 1841 fu qui trasportato dalla sala capitolare del monastero.

– Andata al Calvario, affresco attribuito alla scuola del Sodoma e qui trasportato dalla Compagnia di Santa Croce.

– Sant’Anna insegna a leggere alla Madonna, tela attribuita a Bernardino Mei.

– Cristo e l’adultera, tela attribuita a Deifebo Burbarini.

– Miracolo di San Nicola di Bari, tela è attribuita alla bottega di Rutilio Manetti o a un certo Pier Antonio Minzocchi.

Sulla volta dell’ex sagrestia, si trova l’affresco rappresentante L’incontro tra Abramo e Melchisedec, attribuito ad Apollonio Nasini. Sempre nell’ex sagrestia si conserva (temporaneamente in deposito dalla chiesa della Compagnia di San Giovanni evangelista), uno stendardo in seta dipinta, datato 1886, sul quale sono raffigurati gli evangelisti e lo stemma della Contrada della Quercia.

Ogni anno, durante la festa titolare, la Contrada della Chiocciola si reca con la comparsa a rendere omaggio a Monastero, per ricordare l’unione e l’amicizia con l’antica Contrada della Quercia.

Bibliografia: 

Pallassini P., La Compagnia di S. Giovanni Evangelista a Monastero, Siena, Cantagalli, 2007

Autore scheda: Contrada della Chiocciola, Piero Pallassini

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