Abbazia di Spineto – Sarteano

Luogo: Località Spineto

Comune: Sarteano

Denominazione: Abbazia di Spineto (o Spineta)

Data/periodo: L’abbazia di Spineto fu fondata nel 1085 per motivi religiosi e strategici

Descrizione: Fu Willa, vedova del conte Pepone I di Sarteano, a donare i terreni di Spineto e il colle delle Moiane a Rodolfo, monaco benedettino dell’importantissima abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata, esistente fin dal 742. Con la costruzione dell’abbazia, s’intendeva garantire in quella zona lo svolgimento continuo e regolare dell’esercizio di culto, ma anche controllare il fondamentale asse viario che collegava Chiusi con Radicofani, a cavallo tra Valdichiana e Val d’Orcia.

I conti Manenti, che controllarono per secoli Sarteano e il suo castello, continuando a donare terreni all’Abbazia, pur essendo stati elevati al grado di vassalli di Federico I Barbarossa nel 1178, tenevano ad avere un buon rapporto con il papato. Inoltre, fin dal 1094, era presente a meno di due chilometri dall’abbazia il castello Moiana, fondato a 686 metri sul Poggio delle Moiane, che passò in proprietà all’abbazia e nel 1123 fu ceduto prima ai conti di Sarteano, poi ad Orvieto e infine ai vescovi di Campiglia Marittima. Così l’abbazia rimase posizionata tra i due castelli di Moiana e di Sarteano e seguì le stesse vicende storiche di alleanze e conflitti per il controllo della zona tra le città di Siena, Orvieto, Perugia e Firenze.

L’abbazia, con la chiesa della Santissima Trinità e Beatissima Vergine Maria, fu organizzata dall’abate Rodolfo sia nelle regole di vita dei monaci e dei conversi, sia nell’ordinamento amministrativo dei contadini e degli operai. Nel 1112, l’ordine benedettino vallombrosano fu assunto alle dipendenze della badia vallombrosana di San Lorenzo a Coltibuono (nel Chianti) con il patronato della chiesa di San Martino a Sarteano, a cui si aggiunse poi il priorato di Castel Trinoro (oggi Castiglioncello del Trinoro). Altre abbazie con cui fu in stretti rapporti furono quella di San Salvatore sull’Amiata, la badia di San Pietro in Campo e l’eremo dei benedettini del Vivo d’Orcia.

Tra i secoli XII e XIV l’abbazia conobbe il suo pieno splendore, con un numero sempre crescente di donazioni territoriali da parte dei conti di Sarteano. All’interno del convento si svolgeva la vita dei monaci che si dedicavano allo studio e all’attività dello scriptorium (con gli amanuensi, i calligrafi e i pittori di miniature) e curavano le funzioni liturgiche; i conversi, cioè gli aiutanti laici, si occupavano invece degli aspetti materiali e seguivano l’andamento della gestione dei terreni.

I monaci furono spesso eletti come giudici, si occupavano della sovvenzione dei poveri, dell’ospitalità dei viandanti e dei pellegrini (anche gestendo lo spedale che fondarono a Radicofani lungo la Francigena), della cura dei feriti in battaglia, della manutenzione della viabilità.

Dalla seconda metà del XIV secolo, l’abbazia si avvia a un lento ma inesorabile destino di decadenza; danneggiata da alcuni terremoti, inizia a indebitarsi e non può più permettersi di mantenere una guardia armata. Nel 1627, Papa Urbano VIII toglie l’abbazia all’ordine vallombrosano per affidarla a quello cistercense (in questa occasione, il Papa dona il prezioso piviale che è ancora conservato nell’abbazia) e, quando nel 1783 viene soppresso l’ordine cistercense, l’abbazia viene incamerata nel patrimonio dello Spedale degli Innocenti di Firenze, sopravvivendo come villa-fattoria grazie al lavoro dei conversi.

A partire dal 1830 si susseguono molti proprietari. Nel 1989, un lungo e accurato lavoro di restauro porta a nuovo splendore non solo la chiesa e il monastero, ma anche dodici fabbricati rurali che facevano ancora parte della tenuta di oltre 800 ettari. Oggi, il complesso è tornato all’antica vocazione di luogo di cultura e agricoltura: la tenuta, che ospita anche un allevamento di cavalli, è anche un centro di studio dove si svolgono convegni e ritiri.

Bibliografia: 

Balenci P. e Franci F., L’Abbazia di Spineto. Storia, architettura, territorio e restauro, Chiusi, Abbazia di Spineto Ed., 1993

Note: Il toponimo originario Spineto, che deriva da spinum, corrotto poi in Spineta, indicava sicuramente un luogo impervio e coperto di spini. Ancora oggi, la zona è piuttosto isolata, caratterizzata dalla presenza sporadica dei poderi facenti parte della tenuta.

Autore scheda: Alessandra Minetti

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento