La materassaia

Luogo: Pienza

Comune: Pienza

Data/periodo: Lavoro artigianale femminile in uso nelle campagne e nei paesi della Val d’Orcia fino agli anni settanta

Descrizione: La sussistenza della famiglia contadina e mezzadrile dipendeva dalla possibilità e capacità di produrre con un sistema quasi autarchico il più grande numero di beni di consumo in casa. Rientrava in questo ambito il lavoro a maglia delle donne che la sera si riunivano per fare maglioni, camiciole, calzini per tutta la famiglia e le più abili tagliavano e cucivano anche camicie, giacche e pantaloni. Si facevano in casa anche i materassi, detti sacconi, che erano riempiti di foglie di granturco e un sottile strato di lana. Si facevano le lenzuola, le tovaglie e il resto della biancheria tessendo cotone e canapa, fibra molto nota e coltivata in Val d’Orcia della quale in pochi decenni si sono perse le tracce. Generalmente la materassaia era una donna di paese, che veniva chiamata di casa in casa quando c’era bisogno di rifare il materasso o quando c’era un matrimonio. La famiglia comprava la stoffa per fare il guscio del materasso e la materassaia, allargata la lana, lo riempiva e impuntiva a regola d’arte.

Si impiegavano più giorni per fare un materasso e fin quando il lavoro non era finito la materassaia tornava a casa solo la sera e mangiava e viveva la quotidianità della famiglia. A lavoro finito il suo compenso in denaro, se la famiglia non era troppo povera, era accompagnato da qualche coppia d’uova ma talvolta un piccolo sospetto la investiva. Ce l’avrà messa tutta… La lana era un bene molto pregiato e se la povera materassaia cercava di recuperarne un po’ per fare i calzini dei suoi bambini chi poteva verificare se il materasso conteneva tutta la lana messa a disposizione dal contadino?

Bibliografia:

Cambi C., Orcia Miseria. Quando campare era un rimedio, Pisa, Pacini Editore, 2004

Autore scheda: Raffaella Smaghi

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