Proverbi e modi di dire della Val d’Orcia

Luogo: Val d’Orcia

Comune: Castiglione d’Orcia

Data/periodo: Proverbi e modi di dire che facevano parte della vita quotidiana della gente della Val d’Orcia, oggi si sentono ripetere sempre più raramente dagli anziani e sono quasi sconosciuti dalle nuove generazioni

Descrizione: Nella cultura valdorciana, essenzialmente contadina, la storia locale, i saperi, gli usi  e costumi, le tradizioni si tramandavano principalmente con la parola. Durante la veglie si ripetevano i modi di dire e i proverbi ai bambini per farli divertire e per fagli apprendere le basi della cultura e delle tradizioni locali. Con proverbi e modi di dire si facevano pronostici metereologici, si indicavano i periodi per fare i lavori in campagna, si definivano le relazioni sociali e la vita quotidiana.

Aria rossa, piscia o soffia

Biocca biocca, la barcata l’ho rimessa, il cassone non l’ho tocco, il maiale è sotto sale, biocca giù quanto ti pare!

C’è più da fare del becco di Settembre

Chi rubba fa la robba, chi lavora fa la gobba

Chi va a caccia panni straccia, niente piglia, stenta lui e la su’ famiglia

Da fare Gesù a giomelle

Da Monte Caprili si vede Capraia, Cristo fa le persone e poi l’appaia

Del maiale è bono tutto, ‘un si butta via niente

Erano tre che andavano a caccia, Beppino, Beppone e Beccaccia. Disse il sordo senti un tordo, disse il cieco io lo vedo, disse lo zoppo corriamo siamo tre che lo riviamo

Fa più un vecchio nel canto che un giovane nel campo

Frascarelli e tagliatini, la minestra dei contadini

Fritti so’ boni anche le scardacci

La miseria faceva miseria

Oh che volevi fa’, o fuma’ o tronca’ la pipa!

Pan di legno e vin di nuvoli

Pe’ la Candelora (2 febbraio) se è sole o solicello ’un siamo manco a mezzo inverno, se è acqua o gragnola dell’inverno siamo fora

Per giovedì grasso chi ’un c’ha il billo ammazzi il gatto

Per San Bastiano (20 gennaio) va nel poggio e guarda il piano, se vedi tanto spera poco, se vedi poco spera tanto

Per Sant’Ummè (20 gennaio) allunga le giornate quanto un gallo alza un pie’

Per Santa Lucia e per San’Antonione la gente va in chiesa più per paura che per devozione

Quando la carne ‘un c’è si mangia di tutto

Sant’Antonio (17 gennaio) con la barba bianca, se non piove la neve non manca

Sant’Ummè (20 gennaio) la chiesa canta il 25 vien la Pasqua Santa

Santa Mattia (24 febbraio) non te n’avvezzare a venire l’ultimo giorno di Carnevale

Sasso che barulla ’un fa carpiccia

Se febbraio ’un ferra, marzo spella

Sei fratelli e un cugino, ognuno tira l’acqua al su’ mulino

Se il sasso scrocchia addio la rocca, se il sasso sguilla addio Campiglia

Se ridi, riderai, cencio molle bacerai

Se voi un bell’agliaio seminalo di gennaio e chi se ne intende lo fa anche di settembre
Se volevo lavora’ nascevo bove!

Spira aprile e Maggio nasce

Tre per lappa una pel padrone e due per chi le chiappa

Un sa manco d’acqua di mele secche

I sassi vanno alle macie

Bibliografia:

Cambi C., Orcia Miseria. Quando campare era un rimedio, Pisa, Pacini Editore, 2004

Autore scheda: Raffaella Smaghi

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