I panni stesi

Luogo: Radicondoli

Comune: Radicondoli

Descrizione: Gli ecomusei sono musei dell’ovvio, da intendersi come la messa in scena non di quello che riteniamo più importante – il grande patrimonio artistico – quanto ciò che fa parte del nostro vissuto quotidiano, routinazzato al punto da essere dimenticato e far parte della nostra esistenza senza far rumore, dar incomodo senza, cioè, destare la nostra attenzione. Al tempo stesso, ciò che affascina dell’ovvio è la sua capacità di divenire estraneo, di attirare la nostra attenzione, di imporci un’interpretazione diversa da quanto prima ci appariva scontato e noto. Uno sguardo da lontano direbbe l’antropologo Claude Lévi-Strauss, soprattutto lo sguardo di chi non appartiene ai luoghi di cui si parla, che si insinua curioso e che, spesso, va alla ricerca di tutto ciò che può destare il suo interesse. La fotografia contemporanea ci ha ben insegnato come gli oggetti più insignificanti possano avere nuova vita attraverso lo sguardo estraneo
Così, a Radicondoli, abbiamo fotografato qualcosa di assolutamente banale, ovvio, presente in ogni luogo abitato da sempre: i panni stesi ad asciugare.
Sulle lenzuola che tendono dai balconi, legate a fili comunicanti tra palazzi la letteratura e la fotografia si sono sbizzarrite, trovandolo un tema di riferimento affascinante e scoprendo, attraverso la descrizione del narratore e l’immagine del fotografo, quanto ogni oggetto, isolato nel suo contesto, possa divenire paesaggio e suggerire emozioni:

Era una giornata particolarmente ventosa. I panni stesi si gonfiavano al vento, si arricciavano ai suoi sbuffi capricciosi, si capovolgevano alle sue raffiche sbattendo con fragore. Quando cambiava direzione, le cordicelle che legavano lenzuola e tovaglie ai fili di ferro correvano da un’estremità all’altra, ammassandosi in enormi vaporosi candidi grovigli (Agnello Hornby 2002: 179).

In fondo c’era la casetta della contadina, il suo orto, un ampio cortile dove le galline facevano da padrone, e un lungo filare di linde lenzuola stese sulle corde dal fragrante profumo di sole (Treves Alcay 2009: 41).

Non soltanto la letteratura, anche la psicologia e lo studio delle tradizioni popolari hanno visto nelle lenzuola tese un significato particolare, da ricollegare alla ritualità religiosa e al ripiegamento interiore:

La festa del Corpus Domini era la più seguita: ai due lati della strada dove sarebbe passata la processione venivano stese in bella mostra le più belle lenzuola ricamate, le coperte più preziose, i tessuti più sgargianti (Zucca 2009:27)

Ho parlato di tende ma in realtà sarebbe meglio parlare di lenzuola perché immagino la scoperta di noi stessi come l’attraversamento di una lunga terrazza ove vi sono tanti fili per asciugare la biancheria, coperti da tante lenzuola stese: in fondo alla terrazza c’è l’incontro profondo con noi stessi e via via che percorriamo la terrazza scansiamo prima un lenzuolo, poi un altro, poi un altro ancora, liberandoci sempre di più dei tanti “tendaggi” che ci oscurano la vista (Magnanimi 2010: 30).

Volendo ampliare ancora l’interpretazione, si potrebbe dire che lenzuola stese sono dei segnalatori sociali. Certo, rispondo ad una necessità pratica, quella dell’igiene dei tessuti e degli abiti. Al tempo stesso però, ci raccontano i gusti delle persone, le loro possibilità sociali, la serietà e sobrietà del vestire e delle vettovaglie, così come anche l’ironia data dai colori sgargianti, o la classe sociale identificabile nelle tute da lavoro, o la presenza di bambini con i bavaglini e le tutine, o di giovani, con gli immancabili jeans. Tutt’altro che scontate, le lenzuola sono un mondo sociale ed una rappresentazione estetica. Un modo per stare insieme agli altri, per conoscerli e farci conoscere.

Bibliografia:  

Agnello Horbny S., La mennulara, Milano, Feltrinelli 2002

Magnanimi A., Progetto mente. Educazione alla intelligenza emotiva, Roma, Armando Editore, 2010

Treves Alcay L., Un pollo di nome Kashèr: ricordi del dopoguerra, Firenze, La Giuntina 2009

Zucca R., It veule che tla conta? (Vuoi che ti racconti?), Trento, Uni Service 2009

Documenti:

Becucci

Autore scheda: Pietro Meloni