Il cavallo in Val di Merse

Luogo: Val di Merse

Comune: Chiusdino

Descrizione: Dalle cronache sull’“Istoria de’ nostri tempi” di Giovanbattista Adriani si legge la battaglia per la riconquista di Chiusdino ad opera dei senesi contro i francesi:

In Toscana non erano le cose interamente quiete. Don Alvaro di Sandé avendo messo insieme un buon corpo di gente co’ cavai leggeri e uomini d’arme di Napoli, con altri uscitisi di Siena, con quattro pezzi di artiglieria li conduceva inverso Chiusdino ripreso dai Franzesi, e guardato da centocinquanta fanti con poco provvedimento da vivere, o da difendersi. Vollero i Franzesi dalla parte di Maremma fornirlo, e mandarono una compagnia di cavalli del Conte di Pitigliano venuta lor da Roma, per veder quello, che vi si facesse; ai quali si opposero i cavalli di Don Alvaro, e in poco spazio gli ebber rotti, e molti ne presero prigioni, fuggendosi Monsignor della Mola e Asdrubale de’ Medici, che da Grossetto con alcuni archibusieri gli avevano condotti (Adriani 1834: 72).

Il passaggio qui proposto non vuole porre l’accento sulle vicende storiche quanto sulla ricorrenza che appare subito evidente nel racconto: la presenza e l’importanza del cavallo. Questo animale, che in Toscana gode di una particolarissima attenzione – principalmente per il Palio di Siena – è stato da sempre alleato dell’uomo, animale al tempo stesso domestico e selvaggio, potente e fedele. Animale da guerra, così imponente da intimidire gli eserciti dell’impero azteco che mai prima li avevano visti, veniva usato dai cavalieri per superare in altezza il loro nemico, come una corazza aggiuntiva ed una seconda pelle. Non semplice animale da utilizzo per il lavoro, ma un’estensione delle potenzialità umane. Ma non soltanto alla guerra è servito il cavallo, come animale da trasporto ha permesso agli esseri umani di accorciare notevolmente i tempi di percorrenza da un luogo ad un altro, favorendo scambi commerciali e comunicazioni. Come il suo “cugino”, l’asino, è stato usato per lavorare i campi, in assenza di buoi, anche il cavallo poteva essere aggiuogato ed utilizzato per arare i campi, o trasportare i carri ed i barrocci per consegnare mercanzie. In Val di Merse il cavallo, magari di piccole dimensioni, si usava per smacchiare il bosco e portare la legna nello spiazzo, ma era anche il mezzo di trasporto più veloce e affidabile nei boschi.
Animale, inoltre, usato dagli uomini per manifestare la propria forza – che in verità era quella del cavallo – in giostre e palii, fino a renderlo bestia sacra, per i senesi, che gli concedono l’onore di entrare in chiesa e a lui solo il prete dedica una messa di benedizione perché porti in gloria l’intera contrada. Racconti, trattati e poesie sono stati dedicati a questo animale, definito il più nobile. Tra le tante che si potrebbe menzionare, v’è da ricordare una breve poesia di Dina Ferri, poetessa della Val di Merse, nata a Radicondoli e poi spostatasi a vivere a Chiusdino, che dedica a San Galgano che si reca verso Luriano, dove il destriero che cavalca, scorta l’immagine dell’arcangelo Michele, si inginocchia per riverenza:

Serena di pace divina,

fiorita, rideva la china

e l’eco di canti lontani

sommesso saliva da’ piani.

Pensoso col sole di maggio

Veniva dal queto villaggio.

Suonavano l’Ave Maria,

sassosa volgeva la via.

 Vicino la povera croce

del vento moriva la voce.

‘Reclina – diceva – destriero,

reclina sul duro sentiero!’

 l Santo ridevano gli occhi

e quegli piegava i ginocchi.

Bibliografia:  

Adriani G., Segni B., Storie, Milano, Bettoni 1834

Ferri D., I quaderni del nulla, Siena, Il Leccio 1999

Autore scheda: Pietro Meloni