Il fico

Luogo:  Val di Merse

Comune:  Murlo

Data/periodo: 5800 a. C.

Descrizione: Pianta molto antica, di origine mediorientale, era nota in antichità tra i palestinesi e gli egiziani e, successivamente, tra i greci.
Il fico mediterraneo (ficus carica) è una pianta dal tronco corto molto ramificata, che può raggiungere anche gli 8-10 metri di altezza. Benché privilegi il clima temperato, lo si ritrova anche nel Nord Europa, ma qui la sua sopravvivenza è sempre a rischio a causa degli inverni freddi. Così, infatti, scrive del fico in Francia Jacques Brosse:

Il proprietario, se non vive nel Midi, si chiede se il suo fico potrà fiorire di nuovo la prossima primavera, anche se piantato al riparo di un muro, non resiste al gelo, muore a 10 gradi sotto zero, non porta quasi mai a maturazione i frutti e, se arbustivo, non supera i 3-4 metri d’altezza (Brosse 1989: 87).

Nel dizionario di Scienze Naturali dei professori dei giardini del re del 1840 ritroviamo elencati le varietà di fico dove si evidenzia, inoltre, la delicatezza di questo albero, che cresce rapidamente ma al contempo ha vita breve:

Il fico castagnolo; il fico cane, ch’è forse lo stesso del fico corteccione; il fico cesino o segino o perticone; il fico calavrese; il fico corbo o sampiero secondo; il fico corboloni; il fico della giuncaia; il fico della apdrona: il fico bottaio o fico di faraone; il fico donicale; il fico duracine; il fico frate; il fico garaoncino di Marsiglia; il fico asinaccio; il fico incarico; il fico piattolo o laggio; il fico lardaiuolo; il fico lardello; il fico lazzero; il fico martigiano; il fico palentone; il fico melo e quello melano; il fico pasquale; il fico pecciolo; il fico piattellino; il fico pisanello; il fico ricciolino; il fico rondinino o rondino; il fico rossellino; il fico di S. Giovanni; il fico di S. Maria; il fico di S. Martino; il fico sanguinaccio; il fico senza nome; il fico zeccolo; il fico zuccaiuolo, e molte alte assai (p. 479).

Alla varietà del fico corrisponde anche una complessa simbologia, che attraversa diverse religioni nel mondo, a partire da quella cristiana, dove è il primo albero citato nella Genesi e ripreso nella tradizione ebraica come simbolo dell’albero proibito (Gasparro 2012).

In India il fico è anche l’albero sacro sotto il quale Buddha ebbe la sua illuminazione, che per tale motivo ha il nome di Bodhi (illuminazione) e viene venerato dai Buddhisti nella sacra sede di Bodh-Gayā a Bihār, viene identificato con la Ficus Religiosa(Scheleberger 1999: 197).

Particolare è la sua impollinazione. Brosse fa notare come già gli antichi greci attribuissero la fruttificazione della pianta alla deposizione delle uova da parte di un insetto: la vespa Blastophaga psenes. In realtà si è in seguito scoperto che il processo è differente. La vespa depone le uova nel caprifico, il fico selvatico, che nasce dagli stessi semi del fico vero e proprio, quello che dà i frutti commestibili. La differenza tra i due si trova negli stili: quello selvatico li ha corti ed esterni, consentendo alla vespa di deporre le sue uova; quello non selvatico li ha invece lunghi e interni e la vespa non riesce a deporvi le uova ma, nel tentativo, lo impollina, garantendo così la fruttificazione.

Bibliografia:  

AA.VV., Dizionario delle scienze naturali, volume decimoprimo, Firenze, Batelli e Compagni 1840

Brosse J., Storie e leggende degli alberi, Roma, Edizione Studio Tesi 1989

Gasparro L., Simbolo e narrazione in Marco: la dimensione simbolica del secondo Vangelo, Roma, Pontifical Biblical Institute 2012

Scheleberger E., Le divinità indiane. Aspetto, manifestazione e simboli. Manuale di iconografia induista, Roma, Edizioni Mediterranee 1999

Autore scheda: Pietro Meloni