Statua di San Sebastiano

Luogo: Museo della Nobile Contrada del Nicchio – Siena

Contrada: Nobile Contrada del Nicchio

Data/periodo: 1485-1490

Descrizione: L’opera, eseguita in terracotta dipinta, venne collocata nel Museo della Nobile Contrada del Nicchio nel 1976 dopo la sua acquisizione. Originariamente era collocata nella Chiesa di Santa Maria a Dofana presso Montaperti, nel Comune di Castelnuovo Berardenga. Quando l’originaria Chiesa venne trasformata in stalla (1837), tutti gli arredi liturgici cambiarono destinazione, tranne la statua in oggetto, che vi rimase sino al 1970, quando fu riscoperta grazie ad una segnalazione nella stampa locale.

La statua era destinata fin dall’origine ad essere esposta entro una nicchia che permetteva solo una visione frontale. Infatti il tergo presenta ancora la materia grezza e schiacciata, contrapponendosi ad una plastica frontale che risulta modellata con attenzione. Le notizie riguardanti la statua furono pubblicate subito dopo la sua scoperta da Carlo Del Bravo in un’opera monografica sulla Scultura Senese del Quattrocento, come opera “in vicinanza” di Giovanni Di Stefano, uno dei più importanti scultori senesi della fine del secolo XV. Questa valorizzazione comportò una vertenza giudiziaria e delle perizie che furono redatte da due dei più illustri storici dell’arte italiana del momento: Mario Salmi e Giovanni Previtali. Il primo confermò l’accostamento del Del Bravo, ma notava tuttavia una qualche trascuratezza nell’esecuzione, da imputare probabilmente all’originaria collocazione in una nicchia che ne permetteva solo una visione dal basso e da lontano; Giovanni Previtali osservava il carattere artigianale della scultura, realizzata abbastanza sommariamente con materiale povero, la riteneva prodotto di seconda importanza della fine del secolo quindicesimo, di un’artista anonimo, forse neppure senese ma piuttosto lombardo.

Nelle loro analisi i due studiosi manifestano tutte le difficoltà alle quali si va incontro nell’inquadrare la scultura senese della seconda metà del Quattrocento. Discernere l’opera artistica fra i principali artefici della scultura in questo periodo a Siena non è assolutamente facile. Francesco di Giorgio Martini è sicuramente il maggior interprete e non da meno sono i suoi più stretti collaboratori, Giacomo Cozzarelli e Giovanni di Stefano. Molte opere eseguite in quegli anni sono state attribuite dalla critica ad uno o ad un altro di questi maestri spesso rivelando incerta l’attribuzione. Analogo discorso vale anche per il nostro San Sebastiano e per la sua attribuzione.

Le fonti d’ispirazione di Giovanni di Stefano non furono soltanto scultoree. I suoi angeli bronzei dell’altare maggiore del Duomo (1485-1490), nei loro eleganti volti acconciati con fluenti capelli ricordano analoghe figure dei dipinti di Matteo di Giovanni. Danno forma scultorea a ciò che del realismo lombardo era penetrato nella pittura senese attraverso le miniature di Liberale da Verona e Girolamo da Cremona. Quindi non c’è da meravigliarsi se con tali premesse Giovanni di Stefano concepisce opere violentemente drammatiche, le più drammatiche dell’arte senese tardo quattrocentesca, ovvero i dolorosi e aggrottati Santi avvocati senesi della cupola del Duomo e ancor più la statua giacente del Monumento funebre del Cardinale Pietro Foscari in Santa Maria del Popolo a Roma, di un realismo quasi ripugnante: un’opera certo utile per spiegare certe esasperazioni espressionistiche del San Sebastiano.

Un aspro realismo inviterebbe ad assegnare a Giovanni di Stefano anche le statue di Cristo Crocifisso e dolenti di San Martino a Siena; queste sculture facevano parte di un altare per così dire “scenografico”, che aveva il Calvario dipinto sullo sfondo. Sembrerebbero infatti opera dell’autore del San Sebastiano. Come questo sono condotte con una certa trascuratezza, che tuttavia non ne diminuisce il loro intenso afflato doloroso, reso ancora più evidente dagli esili corpi e dai volti scarniti ed emaciati. Del resto il San Sebastiano in esame nei particolari offre validi confronti con la produzione certa di Giovanni di Stefano. La testa, con i capelli acconciati a caschetto e ammazzettati, con l’elegante profilo ed il taglio degli occhi, può essere confrontata con quelle dei ricordati angeli del Duomo, nonché con i dolenti volti delle arpie alla base della colonna di destra della Cappella di San Giovanni Battista in Duomo, che venne eseguita da Giovanni di Stefano intorno al 1486.

Se l’espressione violenta ma di intenso pathos di questo San Sebastiano del Museo della Nobile Contrada del Nicchio sembra assimilabile a quelle dei Santi avvocati senesi, modellati da Giovanni di Stefano per i piloni della Cupola del Duomo, il modellato del perizoma a pieghe fitte e strette può essere invece accostato a quello del mantello della statua del giacente cardinale Pietro Foscari. Il riferimento alla produzione di Giovanni di Stefano dopo quest’attenta analisi di confronti fra il San Sebastiano ed un corpus di opere certe del maestro pongano la nostra attenzione sul maestro e collocano l’opera in un periodo cronologico vicino alla realizzazione dei monumentali santi della cupola del Duomo nello scorcio degli anni Ottanta del Quattrocento.

Bibliografia:

Ciampolini M., San Sebastiano, in Ciampolini M. (a cura di), Il Museo e l’Oratorio della Nobile Contrada del Nicchio, Siena, edizioni Alsaba, 1997, pp. 23-25

Del Bravo C., Scultura senese del Quattrocento, Firenze, Editrice Edam, 1970, p. 106

Fumi Cambi Gado, Nuovi documenti per gli angeli dell’altar maggiore del Duomo di Siena, in “Prospettiva”, 26, Firenze, CentroDi, 1981, pp. 9-25

Kühlenthal M., Das Grabmal Pietro Foscaris in S. Maria del Popolo in Rom, ein Werk des Giovanni di Stefano, in “Mitteilungen des Kunstistorischen Institutes in Florenz”, XXVI, Firenze, 1982, pp. 47-62

Fonti:

Scheda Soprintendenza di riferimento 09/00472706

Autore scheda: Nobile Contrada del Nicchio, Paolo Fiorenzani

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