Palazzo delle Papesse

Luogo: Via di Città, 126 – Siena

Denominazione: Palazzo delle bugne firmate

Contrada: Nobile Contrada dell’Aquila

Data/periodo: Il Palazzo fu realizzato nel 1460

Descrizione: Come le chiamavano, nella Siena del Quattrocento,  le sorelle di un oste?  Ostesse, ovviamente. Così, per assimilazione non priva di ironia, le sorelle di un papa, Enea Silvio Piccolomini, Pio II, le chiamarono Papesse. E il palazzo che una di loro, Caterina, fece disegnare dall’architetto di famiglia, Bernardo Rossellino – sarebbe stato realizzato da Antonio Federighi e Urbano da Cortona  – , prese quel nomignolo, che ancora mantiene.

Esempio preclaro di architettura rinascimentale, avrebbe meritato uno spazio più ampio di quello in cui si trova, fra via di Città, via del Castoro e un vicoletto oscuro, da tempo sbarrato da un muro, sebbene ancora visibile al di sopra di esso. Ma il tessuto viario medievale della città non consentiva altro spazio, soprattutto se si voleva ricavare una nuova, grande dimora patrizia a due passi dal Duomo.

Quasi per difendere l’edificio dal via vai della gente inevitabilmente troppo ravvicinato, il progettista pensò ad un grande portale, inserito però in una facciata che, nella parte inferiore, era coperta da bugnato rustico molto sporgente, come una muraglia megalitica, e solo nella parte alta si ingentiliva  in bugnato levigato, su cui si apriva un doppio ordine di eleganti bifore, per terminare in un maestoso cornicione.

Ma l’aspetto inconsueto del palazzo, quasi un mezzo segreto che un po’ ci dispiace di diffondere più di quanto già non lo sia,  è un altro.

Quelle grosse bugne, diverse l’una dall’altra, a passarci accanto sembrano prese pari pari da una cava di travertino e murate lì. Invece, a guardare bene, l’ aspetto rustico così naturale è frutto di un duro e sapiente lavoro di scalpellini che le cavarono, dettero loro, a forza di martello e scalpello, la dimensione e l’aspetto che conservano. E a guardare meglio in molte di loro si intravedono strani segni, triangoli, cerchi, stelle, solchi.

Come si fosse trattato di quadri o di sculture vere e proprie, sono le firme di quegli artigiani, i loro marchi di fabbrica, messi lì per attestare inequivocabilmente la proprietà e ricevere il dovuto prezzo dal committente, senza equivoci e possibilità di contenziosi.

Autore scheda: Nobile Contrada dell’Aquila, Alessandro Orlandini

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