Castello di Spedaletto – Pienza

Luogo: S.P. 53 della Val d’Orcia Loc. Spedaletto

Comune: Pienza

Denominazione: Grancia di Spedaletto

Data/periodo: Dal XII secolo

Descrizione: Nel 1191, Filippo II Augusto re di Francia era di ritorno dalla Terza Crociata e, nelle sue memorie, annotò di aver fatto sosta nello “Spedale del ponte” sul fiume Orcia. Queste sono le prime tracce scritte che attestano l’esistenza di Spedaletto. Sempre nei documenti del Duecento, Spedaletto è citato come “Castello del ponte”, per la vicinanza all’antico ponte romanico a cinque luci, le cui rovine sono ancora visibili sul greto del fiume Orcia. Probabilmente questo “Castello” fu fondato dal religioso Ugolino da Rocchione nel XII secolo, proprio per dare ospitalità ai viandanti e ai pellegrini che percorrevano quel tratto di strada romea. Passato sotto la proprietà di Ildebrandino e Inghilberto Piccolomo, che avevano ricevuto in dono il Castello da Federico II Imperatore, il 5 Agosto 1236 lo “Spedale sul ponte dell’Orcia” entrò a far parte delle proprietà del Santa Maria della Scala e, grazie alla posizione strategica, divenne ben presto una delle più importanti grance, le fattorie fortificate della potente istituzione senese.

Nel corso del XIV secolo Spedaletto fu completamente ristrutturato e trasformato per essere adattato alle funzioni della grancia: alla struttura, che  già in parte risultava fortificata, furono aggiunte torri e mura merlate; all’interno delle mura si aprivano due ampi cortili sui quali si affacciavano gli edifici agricoli, la chiesa, lo spedale e le abitazioni. Spedaletto aveva assunto in breve tempo una grande importanza, tanto che nel 1289 Carlo II di Angiò vi fece sosta nel suo viaggio di ritorno da Napoli e, nello Statuto dello Spedale del 1318, Spedaletto risultava una delle principali grance insieme a quelle di San Quirico, Serre, Cuna, Montisi e Grosseto. Spedaletto si trovava anche lungo uno dei tragitti di transumanza che collegavano gli Appennini alla Maremma.“La via di Maremma”, così si chiamava questo tragitto, attraversava la valle passando da Pienza e Castiglione d’Orcia, per scendere nel grossetano. Lo “Spedale sul ponte dell’Orcia”, ancor prima di essere la grancia del Santa Maria della Scala che gestiva le greggi e i pascoli dell’Ospedale, era il punto di riferimento per i transumanti che vi sostavano per dormire e rifocillare il bestiame, pagando l’ospitalità con il cacio prodotto. Ma il periodo di maggiore splendore iniziò, senza dubbio, nel XV secolo.

Per tutto il Quattrocento Spedaletto accrebbe i suoi possedimenti e, dalla seconda metà del secolo, la grancia venne nuovamente ristrutturata e ingrandita. Al circuito murario furono aggiunte le feritoie per le armi da fuoco e la lieve scarpatura dei basamenti. Dal secondo cortile interno, al quale si accedeva da una porta abbellita con stemmi in travertino, si giungeva al mastio e al camminamento di ronda, tramite una rampa che serviva anche per far salire gli animali da soma nei locali del granaio. Non è un caso che tutto ciò sia avvenuto proprio negli anni in cui Enea Silvio Piccolomini, il papa pientino Pio II, aveva messo in cantiere la costruzione della sua “città ideale”, Pienza. Fu proprio Pio II infatti che, con una speciale bolla papale del 4 Settembre 1462, riconsacrò la chiesa di San Niccolò, restaurata in quel periodo per volere del Santa Maria della Scala. La chiesa fu corredata anche di una grande pala raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra i Santi Biagio, Giovanni Battista, Nicola e Floriano, coronata dalla lunetta con l’Annunciazione e con predella figurata alla base. L’opera fu realizzata da Lorenzo di Pietro detto “Il Vecchietta” che, oltre ad essere in Val d’Orcia al seguito di Pio II, era anche il pittore ufficiale del Santa Maria della Scala.

Oltre alla pala, alla chiesa apparteneva anche un  Trittico a sportelli con storie della vita di Cristo, realizzato da un pittore senese nella seconda metà del Trecento, che veniva usato dai predicatori come sorta di “catechismo portatile” da aprire e chiudere secondo le esigenze. Entrambe le opere sono oggi conservate nel Museo Diocesano di Pienza. Spedaletto, come tutti i territori senesi, dal 1559 divenne feudo dei Medici e fino a tutto il Seicento la grancia aumentò le produzioni, soprattutto agricole, e i possedimenti. Aveva territori anche nei comuni di Monticchiello, Castiglione d’Orcia e Rocca d’Orcia, possedeva 18 poderi, una chiusa, diverse “terre spezzate”, una fornace e 5 case per pigionali. Di Spedaletto rimangono Cabrei e Registri dei Ricordi fino al 1787. Dalla fine del Settecento in poi, probabilmente anche in seguito alla fase discendente del Santa Maria della Scala e alla riforma del Granduca di Leopoldo II di Lorena, la grancia mutò le sue funzioni e perse d’importanza, fino ad essere ceduta alla famiglia dei Piccolomini, i discendenti di Pio II.

Oggi la struttura è adibita ad agriturismo ed azienda agricola.

Bibliografia:

Epstein S.R., Alle origini della fattoria toscana. L’Ospedale della Scala di Siena e le sue terre (metà 200 metà 400), Salimbeni, Firenze 1986

Fanfani P., Vocabolario dell’uso toscano, 1863

Fattorini G., Vecchietta pittore di luce, la Pala di Spedaletto. Saggio contenuto nel volume La terra dei musei, a cura di MPS, Siena

Cammarosano P. – Passeri V., I Castelli del Senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Ed. Nuova Immagine, Siena, 2006

Franchi F.C., Coscarella G., Le grance dello Spedale di Santa Maria della Scala nel Contado senese, in Bullettino senese di storia patria, Siena, Accademia senese degli Intronati, 1995, XCII, pp. 68-92

Pellegrini F., Guida alla Val d’Orcia nascosta, esoterica, naturale, Arti Tipografiche Toscane, Cortona, 2000

Fondazione Musei Senesi (a cura di Laura Martini). Museo Diocesiano di Pienza, 1998

Fondazione Musei Senesi Grancia delle Serre, Centro di documentazione sulle antiche grance del Santa Maria della Scala,  AL.SA.BA Grafiche, Siena, 2001

Fonti:

Enciclopedia Telematica Treccani e Dizionario Telematico Treccani

Consultazione dei Cabrei della grancia di Spedaletto presso l’Archivio di Stato di Siena

Autore scheda: Marta Ricci

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