Il Parco dei Mulini a Bagno Vignoni

Luogo: Bagno Vignoni

Comune: San Quirico d’Orcia

Descrizione: Il progetto di recupero dei mulini di Bagno Vignoni è stato promosso dall’Amministrazione comunale di San Quirico d’Orcia e finanziato in parte dall’Unione europea con il programma Raphael per il recupero del patrimonio archeologico industriale. I lavori al Parco dei mulini sono iniziati nel 1999 e l’inaugurazione è avvenuta nel settembre del  2000. La costituzione di un polo molitorio a Bagno Vignoni è collegato allo sfruttamento della sorgente termale, dalla portata costante. Grazie ad un sistema di canalizzazioni si captava direttamente l’acqua dalla vasca delle sorgenti permettendo di lavorare anche d’estate quando gran parte dei mulini era inattiva a causa del carattere torrentizio di gran parte dei fiumi.
Questa opera di alta ingegneria aveva anche un carattere estremamente originale che ben si adatta alla morfologia del territorio costituendo un primo esempio di “sviluppo sostenibile”: sfruttare il banco di travertino con l’inserimento di tre dei quattro mulini, due dei quali ipogei il che rappresentò anche un valido sistema di difesa. Inoltre tutte le strutture furono realizzate “in negativo” evitando livellamenti e sbancamenti che avrebbero anche allungato i tempi di costruzione. Il sistema era piuttosto semplice: dalla vasca principale dei canali, chiamati “gorelli” portavano acqua in due grandi vasche di accumulo dette “gore”. Una serviva da livellante, l’altra, con forma ad imbuto, trasferiva con grande forza l’acqua ad un ambiente sottostante denominato “carceraio” dove erano collocate le pale a ruota orizzontale  o “a ritrecine”. Esse erano collegate con un albero di trasmissione verticale alle macine collocate in un ambiente soprastante. Dal carceraio l’acqua passava in un altro gorello che portava l’acqua al carceraio di un altro mulino, posto più a valle, dove il processo si ripeteva. Con la stessa acqua, a cascata, si azionavano quattro mulini.

A difesa e controllo di tutto il sistema venne posizionata la torre dei mulini dove, in caso di assedio o minaccia, veniva stivato il grano. La torre crollò, forse in seguito ad eventi sismici, nei primi decenni dell’Ottocento e oggi  non rimangono che alcuni resti. Per la loro natura e caratteristiche i mulini hanno richiesto sempre una manutenzione impegnativa dovuta ai processi di sedimentazione calcarea che richiedeva una frequente ripulitura con l’asportazione del tartaro. Della nascita dei mulini non si hanno notizie certe l’unico cenno storico sicuro risulta dallo statuto della comunità di Rocca a Tentennano, la Charta Libertatis del 1207, in cui si cita la presenza dei mulini. Dopo i conti Tignosi di Tentennano i mulini passarono ai Salimbeni fino al 1419 anno in cui rientrarono nelle proprietà della Repubblica di Siena. Dopo il 1559 i mulini passarono alla famiglia Amerighi e dal 1676 alla famiglia Chigi che apportò delle migliorie e ristrutturazioni ai fabbricati ed agli impianti con la costruzione della “fabbrica ad uso delle docce” destinata a usi termali.

Nel 1893 nella Carta Idrografica d’Italia i mulini acquisiscono una nuova denominazione  in ragione della loro posizione: mulino da capo, mulino buca, mulino di mezzo, mulino da piedi. Vi sono inoltre notizie relative alla portata d’acqua  di circa 33 litri al secondo, quasi il doppio dell’attuale. L’altro documento che fornisce notizie dettagliate sui mulini è la relazione del Marchese Angelo Chigi del 1915. L’ultimo periodo di funzionamento dei mulini risale agli anni Cinquanta del Novecento.

Bibliografia:

Comune di San Quirico d’Orcia, Bagno Vignoni e le sue acque progetto e restauro di un paesaggio storico, Editrice DonChisciotte, 2000

Autore scheda: Valentina Pierguidi

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