Necropoli etrusca di Malignano – Sovicille

Luogo: Malignano, Località Poggio Luco

Comune: Sovicille

Data/periodo: I primi scavi furono effettuati nel 1899 nei terreni di proprietà Piccolomini. Ranuccio Bianchi Bandinelli nel 1927 descrisse una piccola necropoli di otto tombe a camera scavate nel calcare di pianta rettangolare, di circa m. 4x 4,50, distanziate una media di 6 m., già depredate in antico. I materiali rinvenuti erano di età tardo-etrusca. Nel 1964 K. Meredith Phillips diresse lo scavo di una necropoli consistente in 18 tombe alla base del Poggio Luco. I rinvenimenti furono assai scarsi essendo anche queste tombe già depredate in antico, tuttavia un inquadramento cronologico fu possibile grazie al rinvenimento di 13 monete in 7 delle tombe esplorate che sembrerebbero potersi datare in un arco cronologico di circa 40 anni che vanno dal 205-200 al  165-155 a.C. I confronti con  gli scarsi ritrovamenti ceramici, tra cui figurano frammenti di crateri  volterrani datati tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C.  hanno permesso di datare gli inizi dellutilizzo della necropoli dalla seconda metà del III secolo a.C.  Tuttavia la presenza di alcuni  cippi con iscrizioni (forse porte di sepolcri) attestati nel XVII secolo e ora perduti,  potrebbe indicare una retrodatazione tra il VI e il V secolo a.C. . La necropoli fu utilizzata per almeno tutta la seconda metà del II secolo a.C. Le operazioni di pulizia delle tombe effettuate nel 2000  dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana (nuove ricerche sono state effettuate anche nel 1983 e nel 2013) per la realizzazione del Percorso di visita permisero il ritrovamento di ulteriori sei tombe per la maggior parte a pozzetto e di due cippi, uno cilindrico di marmo e laltro discoidale di calcare. Furono altresì rinvenute vestigia di un corredo di un certo prestigio quali piccoli frammenti eburnei a forma di fogli e leoncini per la decorazione di cassette lignee, placchette davorio e di bronzo, un anellino doro e una coppa miniaturistica, nella tomba più grande.  Questi ritrovamenti attestano la posizione di rilevo del nucleo familiare proprietario della tomba. La provenienza volterrana dei vari ritrovamenti della necropoli testimonia la dipendenza culturale e forse anche politica da questa città

Descrizione: Le sepolture sono di tre tipi: tombe tagliate nella roccia con dromoi di accesso e camere centrali con banchine addossate alle pareti, tombe a nicchiotto o grotticella e tombe a catino. La tomba n. 2, più grande delle altre,  rappresenta uneccezione avendo una planimetria più complessa e appartenne probabilmente ad una famiglia gentilizia. Su una sorta di corridoio centrale lungo circa 18 metri si aprono otto vani sepolcrali di varie dimensioni con banchine addossate alla parete per la deposizione delle urne e  dei corredi.  Laccesso si apriva direttamente sulla strada di comunicazione che correva al margine della pianura esattamente sotto la strada attuale. La tomba fu scavata in due strati geologici di differente consistenza. In quello inferiore, conglomerato di ciottoli di scarsa resistenza alcune parti furono edificate con lastre di pietra come la banchina della seconda camera a destra. Si individuano due periodi di vita della tomba: la fase originaria databile tra il la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., a cui vanno riferite le tre camere finali, e una fase ellenistica (compresa tra il  IV e il II secolo a. C.) in cui la strutture assunse laspetto definitivo. I materiali rinvenuti sono di derivazione volterrana mentre larchitettura trova confronti con lambiente chiusino.

Bibliografia:

Bianchi Bandinelli R., Edizione della Carta Archeologica dItalia al 100.000, Foglio 120, (Siena), Firenze,  Istituto Geografico Militare, 1927, p. 14 n. 14

Ciacci A., scheda Malignano, in Cristofani M. (a cura di),  Siena: Le origini. Testimonianze e miti archeologici, Catalogo della mostra, Siena, Dicembre 1979- Marzo 1980, Firenze, Leo S. Olschki, 1979,  pp. 205-206

Godino Y. , Sorge E. pannello didattico Dalla Preistoria alletà arcaica, esposto alla mostra Cavari F., Ciacci A. (a cura di), Memorie dal Padule. La piana di Rosia tra storia e contemporaneità, Accademia dei Fisiocritici, Siena, 2013

Phillips, K. M., Relazione preliminare sugli scavi promossi dalla Etruscan Foundation nella provincia di Siena, in Notizie degli scavi di Antichità”, 1965, pp. 11-29

Note:  Gli abitanti di Rosia e dei paesi dei comuni limitrofi hanno utilizzato fino alla seconda guerra mondiale, la terra estratta dalla necropoli, in sostituzione della polvere di pietra pomice per pulire e levigare le posate da tavola di ottone o alpacca.

Autore scheda: Silvio Masignani