Il borgo di Rosia – Sovicille

Luogo: Rosia

Comune: Sovicille

Data/periodo: Periodo etrusco. Quasi certa è l’origine etrusca dell’insediamento; la più antica testimonianza del castello risale tuttavia al 1134

Descrizione: Sigismondo Tizio, storico senese del Rinascimento, attribuiva l’origine di Rosia ai Galli Senoni, i quali, nella loro marcia verso Roma nel 390 a.C., avrebbero fondato colonie lungo il loro passaggio. L’ipotesi di tale passaggio appare confermata dall’origine celtica di molti toponimi della zona.
Sicura è la presenza etrusca, confermata dal rinvenimento della necropoli di Malignano (18 tombe a camera) ai margini della pianura di Rosia. Rosia si trovava sulla Via del Ferro che permetteva agli etruschi di trasportare il metallo dall’Isola d’Elba all’Adriatico. Alle testimonianze etrusche si affiancano quelle romane, mentre mancano notizie di Rosia durante le invasioni barbariche. Tuttavia il nome Rosia deriverebbe da un toponimo franco-germanico.

La più antica documentazione certa su Rosia risale tuttavia al 1134, come luogo in cui veniva rogato un documento con il quale Ranieri, vescovo di Siena, donava all’abbazia di S. Salvatore all’Isola diversi beni e accordava la sua protezione. Un altro documento, datato 1179, riporta il giuramento con cui gli Ardengheschi, signori del luogo e padroni del castello, giuravano fedeltà alla Repubblica senese e si impegnavano ad accorrere in suo aiuto in caso di attacco da parte di milizie nemiche. Nel 1201, tuttavia, contravvenendo al giuramento, gli Ardengheschi non aiutarono Siena nella guerra contro Montalcino, ma anzi mandarono aiuti all’esercito nemico. Conclusasi la battaglia vittoriosamente per Siena, questa mandò le sue truppe contro i traditori, facendo occupare i castelli di Orgia e di Rosia e obbligando gli Ardengheschi a riconoscersi tributari della Repubblica senese. Solo a quelle condizioni Siena restituì Orgia e Rosia agli Ardengheschi.

Nel 1259 il castello di Rosia, insieme con il vicino villaggio di Marignano, fu incendiato e devastato dalle truppe fiorentine, nuove distruzioni si ebbero nel 1313, questa volta ad opera delle truppe di Arrigo VII di Lussemburgo, e nel 1333 da parte di Ciupo degli Scolari al comando delle truppe pisano-volterrane. Tra la seconda metà del Trecento e la prima metà del Quattrocento le compagnie di ventura imperversarono sul territorio, portando morte e distruzione, a cui si aggiunsero gli effetti devastanti di carestie ed epidemie.

Guerre e saccheggi non mancarono di far sentire le loro conseguenze sull’economia della zona. A partire dal XIV secolo l’agricoltura, prima florida, entrò in una fase di lungo declino. Molti abitanti abbandonarono il borgo che rimase quasi disabitato.
Caduta la famiglia degli Ardengheschi, il castello di Rosia passò in proprietà a Piera di Gabriello Azzoni moglie di Matteo di Galgano Bichi, e in seguito a Giovanni Pecci, che fece restaurare il palazzo e la fortezza distrutti dalle passate guerre; l’opera di recupero di concluse nel 1471. Dai Pecci il castello passò di proprietà alla nobile famiglia senese dei Rocchi.

Bibliografia:

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Cammarosano P., Passeri V., Città borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Amministrazione provinciale di Siena, 1984, p. 209

Guerrini R. (a cura di), Sovicille, Cassa Rurale ed Artigiana di Sovicille, 1988, pp. 45-46

Landi F., Bologni R., Rosia e Torri. Chiese e territorio, Siena, Cantagalli, 2011, pp. 19-56

Repetti E., Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, 1833-1846

Autore scheda: Eleonora Belloni