Villa di Anqua – Radicondoli

Luogo: Anqua 

Comune: Radicondoli

Denominazione: Villa Pannocchieschi d’Elci a Anqua e chiesa di San Rufo

Data/periodo: 1200. La villa con il borgo agricolo di Anqua risalgono alla fine del XVI secolo, il giardino antistante è stato modificato nel corso dei secoli successivi e non conserva la struttura originaria. Anche la costruzione della chiesa è coeva alla villa, costruita sull’impianto di un edificio religioso più antico, con importanti modifiche fatte nel corso del XIX secolo

Descrizione: Il toponimo di Anqua, che si ritiene di origine etrusca, compare insieme alla chiesa di San Bartolomeo nelle Decime della Diocesi di Volterra degli anni 1275-77 e 1302-1303. E’ pertanto verosimile che a quest’epoca intorno alla chiesa si sviluppasse un abitato rurale di cui non conosciamo l’origine. La villa di Anqua, con gli edifici rurali che la circondano e il giardino, si trova alla sommità di una collina a sud-ovest di Radicondoli e la sua storia è strettamente legata al vicino Castello d’Elci che fino al Trecento era uno dei centri di vita più importanti del territorio, poi fu distrutto dalla Repubblica Senese nel 1344 e ne rimangono solo parte delle mura e ruderi della grande rocca.

Il complesso architettonico della Villa di Anqua si sviluppa intorno a un cortile e comprende la grande casa padronale, in forma di palazzo, e altri edifici più piccoli. La villa rispecchia i canoni di un edificio di città, piuttosto che di uno di campagna, ha pianta rettangolare ed è composta da due unità, il nucleo cinquecentesco, costituito da trentasei stanze, e un’aggiunta, probabilmente settecentesca di dodici stanze. Sul retro della villa ci sono il portico e la loggia, al centro, e di fronte si estende il giardino suddiviso in due parti da un pergolato sorretto da pilastri di mattoni e bordato da siepi di bosso, tagliate a forma geometrica.

Secondo la tradizione, fu l’architetto senese Baldassarre Peruzzi a progettare la villa alla metà del Cinquecento, ma la critica più recente e gli studi effettuati, hanno smentito l’attribuzione e posticipato la data della realizzazione a partire dal 1572. L’epigrafe posta in facciata sotto il grande stemma comitale ricorda, infatti, che la costruzione della villa fu per volere di Marcello di Tommaso Pannocchieschi d’Elci. Le iniziali del conte si trovano sul portale d’ingresso, sulla porta della sala al primo piano, sul portale dell’edificio di servizio di fronte alla villa, sul portale della chiesa e su tutti gli architravi delle finestre che si aprono sul prospetto principale. La facciata  ha il paramento in laterizio frammisto a pietra, presenta tre ordini di finestre incorniciate in travertino e si affaccia sull’ampio cortile pavimentato a mattoni con il pozzo che riporta la data 1789. Secondo una tradizione orale, il pozzo fu fatto trasportare dal castello di Pietra, anch’esso di proprietà dei Pannocchieschi d’Elci, dal Conte Emanuello che fu proprietario della villa nella seconda metà del XVIII secolo. Gli angoli della facciata principale sono ricoperti elegantemente da conci in travertino sfalsati, mentre i prospetti laterali della villa si presentano più semplici. 

Nel corso dei secoli non sono state apportate modifiche importanti all’interno dell’edificio principale che si presenta pressappoco com’era nel Seicento, nell’ampio vestibolo si può ancora ammirare l’affresco con le antiche proprietà dei Pannocchieschi e allo stesso piano merita la segnalazione degli spazi adibiti a cucine con l’ampio focolare. Al primo piano si trovano i saloni coperti da travi a vista, mentre una galleria coperta a volta conduce alle camere. Al secondo piano erano le soffitte per la servitù, i locali che le costituiscono sono ampi e ben illuminati. Alcune lapidi nella struttura della villa o negli edifici circostanti ricordano i restauri effettuati, quello del 1936 al granaio e vinaio di fronte alla villa, quello del 1972 all’interno della villa, all’autorimessa e nello stesso anno Pietro Porcinai ideò la risistemazione del giardino con il rimboschimento della tenuta.
Il giardino, che si sviluppa sul retro della villa, ha subito varie modifiche nel corso dei secoli e di quello originario non rimane alcuna traccia, nell’Ottocento i Conti ampliarono il parco e la nuova area, che era posta a un livello diverso, fu collegata al giardino preesistente attraverso una scalinata in pietra a due rampe con nicchia e fontanile interno. Le ultime modifiche novecentesche hanno previsto anche la costruzione della piscina sul alto sud.

La tenuta di Anqua comprende anche la chiesa di San Rufo che è di proprietà della Diocesi di Volterra e sorge sul luogo di una chiesa romanica preesistente che era dedicata a San Bartolomeo, di cui rimane solo l’impianto ad aula unica, con paramento a mattoni e angolate in pietra. Rispetto all’edificio preesistente, la chiesa attuale è orientata, in facciata si vede il portale con architrave e timpano triangolare spezzato, in linea con lo stile degli edifici religiosi realizzati in area senese nel Cinquecento. All’interno c’è un pavimento in cotto, la copertura è a capriate lignee, in complesso la struttura si presenta in stato di abbandono, ma si possono vedere ancora il fonte battesimale del 1583 addossato alla controfacciata, l’altare maggiore in stucco con la data di costruzione 1831 incisa sul basamento e gli altari in stucco della fine del XVI secolo alle pareti. I dipinti che in origine ornavano la chiesa, una tela di Casolani, una Vergine Assunta e santi di Astolfo Petrazzi e una copia di un dipinto di scuola bolognese con San Giuseppe col Bambino Gesù, sono stati spostati presso la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Siena. 
Intorno alla Villa si sviluppa il borgo di Anqua, in forma allungata, lungo la strada carrozzabile che conduce a Fosini e a Solaio. 

Bibliografia

Belli Barsali I., Baldassarre Peruzzi: e le ville senesi del Cinquecento, s.l., Archivio Italiano dell’Arte dei Giardini, 1977, p. 117

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Cucini C., Radicondoli, Storia e archeologia di un Comune senese, Roma, Multigrafica Editrice, 1990, p. 189

Francalacci P., Rotundo F., Radicondoli e il suo territorio. Paesaggio e itinerari culturali, introduzione di Mariella Zoppi, 1999, Nuova Immagine Editrice, Siena, pp. 134-140 

Gigli G., Diario sanese in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti sì allo spirituale, sì al temporale della città, e stato di Siena; con la notizia di molte nobili famiglie di essa, delle quali è caduto in acconcio il parlarne, Lucca, Venturini, 1723, pp. 379-402

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Fonti

Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00385418 (compilata da Francalacci P., 1995)

Romagnoli E., Vedute dei contorni di Siena, Siena, Betti Editrice, 2000, p. 33

Links

Sito del Comune di Radicondoli

Pagina facebook della Villa di Anqua

Note: La villa e il borgo di Anqua sono ancora oggi di proprietà dei Conti Pannocchieschi d’Elci che dalla fine del Medioevo dominò più o meno stabilmente questo territorio fino a quando l’intera Contea d’Elci, sotto Cosimo de’ Medici, divenne un’entità autonoma nel Granducato di Toscana. Oggi Andrea Pannocchieschi d’Elci è l’amministratore dell’azienda agricola faunistico venatoria che ha sede ad Anqua. La tenuta, che oltre alla villa e a giardino con le strutture adiacenti, conta quaranta ettari, comprende tredici case coloniche, alcune delle quali adibite ad agriturismo. L’azienda agricola include un grande allevamento di cavalli avellignesi in purezza allo stato brado e un allevamento di maiali di cinta senese. L’azienda di Anqua è fornita d’impianto fotovoltaico e nel giardino ci sono alberi maestosi, tra cui un leccio pluricentenario, riconosciuto come pianta monumentale.  

Autore scheda: Irene Sbrilli