Ghetto e sinagoga

Luogo: Vicoli delle Scotte, Luparello, Manna, della Fortuna, di Coda, via del Rialto – Siena

Contrada: Contrada della Torre

Denominazione: Comunità ebraica senese

Data/periodo: Ghetto: 1572-1859; Sinagoga: 1773

Descrizione: La marginalizzazione degli ebrei all’interno del ghetto interveniva dopo la caduta della Repubblica ad opera del granduca Cosimo I, interessato a migliorare i rapporti con il Papato. Il granduca nel 1571 istituiva il ghetto a Firenze e nel 1572 procedeva in maniera analoga per Siena, scegliendo una porzione della centrale zona di San Martino in grado di favorire la continuazione delle tradizionali attività commerciali degli ebrei, con l’utilizzazione però di un’edilizia già scadente fruita fino ad allora da persone di basso ceto, dimoranti intorno alla zona del Mercato. La ghettizzazione iniziava nel corso del 1573 e portava, con le limitazioni sociali e fisiche (la sera gli accessi del ghetto erano chiusi con porte, la cui chiave era in mano a custodi cristiani) e con la proibizione dell’attività feneratizia, a un drastico ridimensionamento delle condizioni dell’intera comunità.

Nel corso del Seicento la politica granducale si distingueva per alcuni provvedimenti di ordine pubblico tesi a reprimere il fenomeno crescente delle ingiurie e violenze contro gli ebrei da parte di varie componenti religiose e civili, e nel contempo per altri provvedimenti che mantennero o aggiunsero limitazioni. Comunque, a dispetto di marginalizzazione forzata e ostacoli frapposti, le attività commerciali degli ebrei sopravvissero e anzi si dilatarono, tanto da provocare nel corso dei secoli XVII e XVIII frequenti controversie con le Arti senesi, soppresse nel 1781 dal granduca Pietro Leopoldo con un provvedimento che permise di fatto l’estensione e la crescita degli affari di molti imprenditori ebrei. Di lì a pochi anni l’esportazione in Italia dell’esperienza rivoluzionaria francese avrebbe permesso anche agli ebrei senesi di emanciparsi in nome del principio di libertà religiosa, uno dei capisaldi del pensiero illuminista: il 29 marzo 1799 gli ebrei senesi, dichiarati cittadini a pieno titolo, assistevano con esultanza all’abbattimento delle porte del ghetto, simbolicamente bruciate in Piazza del Campo. Un entusiasmo interrotto pochi mesi dopo dall’entrata in città delle truppe sanfediste del “Viva Maria” che dettero vita a un violento pogrom, con la spietata esecuzione di diciannove ebrei. Il ritorno dei Francesi con la stabilizzazione del nuovo Dipartimento dell’Ombrone dette di nuovo libertà e parità di diritti alla comunità ebraica cittadina.

L’effettiva chiusura del ghetto si deve a un provvedimento preso dal granduca Leopoldo II (Canapone) nel 1859. I piccoli commercianti ebrei continuarono a gravitare in quella zona abitata anche da cristiani in miseria e pertanto caratterizzata da un’edilizia in progressivo peggioramento, fino a che le condizioni igienico-sanitarie giustificarono negli anni trenta del sec. XX l’opera di risanamento effettuata del Regime fascista, che avrebbe voluto – ma non vi riuscì – una demolizione totale del ghetto anche per motivazioni “razziali”.

Ancora oggi è possibile visitare la sinagoga israelitica costruita, dove era già un luogo di culto,  a spese della comunità ebraica a partire dal 1773, su disegno dell’architetto Giuseppe del Rosso in stile neoclassicheggiante; restaurata e in parte modificata nel 1902.

Bibliografia:

Turrini P., La Comunità ebraica di Siena. I documenti dell’Archivio di Stato dal Medioevo alla Restaurazione, Siena, Pascal Editrice, 2008

Note: La comunità ebraica e i singoli ebrei partecipavano in passato alla vita della Contrada della Torre (vari esempi di festeggiamenti, contribuzioni e iscrizioni come protettori).

Autore scheda: Contrada della Torre; Patrizia Turrini

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