Chiesa della Morte a Chianciano Terme
Luogo: Porta Rivellini, centro storico di Chianciano Terme
Comune: Chianciano Terme
Denominazione: Santa Maria della Stella, Chiesa dell’Immacolata
Data/periodo: 1455-1958
Descrizione: La Chiesa dell’Immacolata (in passato chiamata Santa Maria della Stella e poi Chiesa della Morte) si incontra subito dopo aver varcato Porta Rivellini, sulla sinistra.
Anticamente in questo luogo esistevano un campanile e un ospedale intitolato “Hospitale San Joannis” de Burgo Castri Clanciani, situato nel Borgo delle Taverne, di proprietà del Vescovo di Chiusi ed alla cui giurisdizione apparteneva anche Chianciano. Questo edificio, come si evince da un documento del 19 novembre 1317, fu dato in concessione ai Frati dello “Spedale di S. Maria di Orvieto” con l’obbligo, imposto dal Vescovo di Chiusi, di dare ospitalità ai poveri malati del paese e di pagare annualmente all’Episcopato tre libbre di cera.
Nel 1455 i frati decisero di costruire, accanto ai suddetti fabbricati, una Chiesa intitolata a Santa Maria della Stella, l’ospedale di Orvieto era intitolato a Santa Maria della Stella e quindi vollero dedicarle anche la nuova pieve. Tale evento venne commemorato con un’iscrizione, tutt’oggi murata all’interno della stessa, dove insieme ad uno stemma affiancato da due stelle, venne incisa questa frase: “MCCCCLV / (stella a sette punte, scudo tagliato a metà, stella a sette punte) / HA(e)C/ FACT(a) / T(em)P(or)RE / BO(no)R(um) / E(gre)GIOR(um) / VIROR (um) / NA(r)DI / MA(r)TINI / (et) DUTII / (Co)STA(n)TII / AC / DOMINICI / S(er) / PETRI (segni ornamentali di chiusura)” – che si traduce come “ Questa chiesa (ecclesia è sottinteso) fu fatta al tempo degli egregi uomini Nardo di Martino, Duccio di Costanzo e Domenico di Ser Pietro nel 1455”.
Durante la guerra di Siena (1555), anche questa chiesa con l’ospedale venne semidistrutta e rimase a lungo in tali desolate condizioni perché Orvieto non era interessata alla ristrutturazione. Infine a causa delle forti pressioni della popolazione chiancianese, il 5 ottobre 1579, si concesse alla Confraternita della Morte di trasferirvisi. Questa si accollò le spese del restauro così che il 1° aprile 1580 fu solennemente consacrata e, in onore dei committenti, assunse il nome di “Chiesa della Morte”.
A questo periodo risale la costruzione del rinascimentale altare maggiore, decorato con colonne di pregiato marmo bianco e nero di provenienza locale, su cui era posta la tela datata 1581, raffigurante l’Annunciazione di Maria Santissima, già riferita a Bartolomeo Neroni, allievo del Sodoma, e oggi finalmente attribuita a Niccolò Betti.
L’opera, che adesso si trova nel Museo d’arte Sacra della Collegiata insieme ad un’altra Annunciazione e alla Madonna del Rosario, sempre del medesimo artista, commissionata dalla Confraternita della Buona Morte, reca il simbolo del sodalizio di quest’ultima con l’artista: compare infatti insieme alla sigla “N.B.” e alla data 1581, sulla base del leggio. Lo stemma della Compagnia, inserito in un cartiglio di gusto buontalentiano, è costituito dal simbolo della morte (un teschio con crocifisso e due ossa incrociate) e da due clessidre accompagnati dal motto: “in hoc signo vinces”.
Dopo alcuni secoli invece, nell’altare di destra, fu collocato il quadro ritraente una Sacra Conversazione, riferito a Galgano Perpignani (secolo XVIII).
Nel 1789, all’interno della Chiesa, fu posto l’affresco della Madonna della Pace, attribuito ad un artista umbro identificabile, con molta probabilità, nella figura del Signorelli – non si può affermare con certezza la paternità dell’opera a causa del cattivo stato conservativo in cui versa. Questo affresco in precedenza era situato su una parete della Chiesa della Pace, in località Pian delle Taverne (oggi Piazza Gramsci), eretta in ricordo della pace, finalmente raggiunta, con Montepulciano dopo circa centonovanta anni di ostilità (1494). L’opera del Signorelli e la Sacra Famiglia del Perpignani, sono stati anch’essi collocati nelle sale del Museo d’Arte Sacra della Collegiata.
L’attuale aspetto settecentesco dell’edificio è dovuto alla signora Maddalena Pucci che nel 1741 ne commissionò la ristrutturazione facendo realizzare, oltre ad un altare dedicato a San Giuseppe, le decorazioni a stucco che tutt’oggi connotano questa pieve.
Nel 1958 l’arciprete Don Terzilio Barbieri ordinò un nuovo restauro dopo aver valutato la necessità di rendere accogliente e decoroso quel luogo di culto tanto frequentato, sia dai paesani, quanto dagli ospiti estivi. Nello stesso anno, in occasione del Centenario dell’apparizione della Madonna di Lourdes, con il beneplacito del Vescovo, fu deciso di chiamarla “Chiesa dell’Immacolata”, rinunciando all’intitolazione precedente.
A suo tempo, don Michele Morviducci fece dono alla Chiesa di due dossali lignei, che furono posti ai lati dell’altare maggiore dove si conservano tuttora.
Bibliografia:
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Calabresi I., Cenni sulla storia di Chianciano Terme e sull’arme del Comune, Montepulciano, Tipografia Madonna della Querce, 1979, p. 17
Capece M. G., Chianciano Terme, Firenze, Franco Cantini Editore, 1997, pp.65
Martini L. in Memorie d’arte antica. Restauri a Montepulciano, Montepulciano, Editrice le Balze, 2003
Maggi D., Memorie istoriche della terra di Chianciano, a cura di Benedetto Angeli, Siena, Edizioni Cantagalli, 1997, pp. 90-92
Monaldini E., Guida turistica ed artistica di Chianciano e della Regione Senese meridionale, Roma, Visigalli – Pasetti Editore, 1961, p. 43
Morviducci E., L’uomo, la terra, il tempo momenti riflessi della storia di Chianciano, Sarteano Edizioni Luì, 1990, pp.45
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Note: Niccolò Betti, è un pittore fiorentino di cui si hanno notizie dal 1571 al 1617. L’artista, in quanto allievo di Michele Tosini e avendo lavorato nello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio, è riconducibile alla cultura tardo manierista fiorentina nonostante abbia eseguito molte opere per committenti provinciali.
La ricostruzione della sua vita prende avvio proprio dai dipinti presenti nel territorio senese meridionale che ci fanno presupporre un lungo soggiorno del pittore, intorno al 1580, in questa lontana provincia fiorentina. L’opera più antica a lui ricondotta è la Madonna della Cintola nella Chiesa di Sant’Agostino a Montepulciano, cui seguono le due Annunciazioni di Chianciano esposte presso il Museo d’Arte Sacra della Collegiata, rispettivamente datate 1580, 1581, la Crocifissione nella chiesa di Castiglioncello del Trinoro (Sarteano), la Madonna del Rosario, anch’essa presente nel museo di Chianciano, alle quali va associata la Madonna col Bambino e San Giovannino passata all’asta Sotheby di Firenze (14-16 dicembre 1983, lotto 550) con l’attribuzione a Francesco Brina. A seguito di recenti studi sono state aggiunte a questo nucleo di dipinti, tre opere provenienti da Montepulciano: la Madonna col Bambino, San Girolamo e San Giovanni Battista (firmata) nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Nascita di Gesù in Sant’Agnese, che risulta pagata nel 1581 e la Santa Chiara di cui è ignota la provenienza originaria.
Dopo questo soggiorno in Val di Chiana torna a Firenze dove esegue, per lo Studiolo di Francesco I, il Saccheggio della città (firmato) ed il Ritratto di Ridolfo de’ Bardi del 1596 agli Uffizi, ai quali da poco sono state aggiunte altre opere.
Lo stile di Niccolò Betti, legato in primo luogo alla cultura raffinata e stravagante dello Studiolo, richiama principalmente l’elegante pittura del Macchietti ed il bizzarro linguaggio di Francesco Brina, entrambi usciti dalla bottega di Michele Tosini.
Autore scheda: Silvia Reali
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